Chi ha letto i giornali nei giorni scorsi ha avuto per un attimo l'illusione di trovarsi in un mondo diverso, migliore di quello in cui viviamo. In tanti, troppi, si vogliono dare da fare - si leggeva in vari casi - per assicurare alla musica, quella classica - 'forte', come vuole Quirino Principe - un futuro più roseo ed un pubblico più vasto di quello attuale, il quale visto dall'alto, è caratterizzato dall' età avanzata (capelli bianchi, teste pelate, biondi artificiali o rossi menopausa), e magari anche più giovane. Il problema non è nuovo e neanche esclusivo dell'Italia, dove tuttavia è reso più grave, per la cronica assenza dell'educazione e della pratica musicali fin dall'età scolastica.
In questa prospettiva lodevole, si segnalano anche alcune azioni concrete, ma purtroppo banali e velleitarie, e soprattutto ininfluenti, e non da oggi.
In Italia, ad esempio, appena qualche anno fa, un giovanissimo direttore, Andrea Battistoni, scrisse un libro dal titolo rivelatore ma ininfluente ' Non è musica per vecchi', sottinteso: la classica. Ma il suo fervorino non convinse e forse non portò neanche un giovane in più alla classica.
E ieri, 15 maggio, nello stesso giorno, i due più grandi giornali dedicano al tema dell'allargamento del pubblico della musica, attraverso azioni di vario genere, spazi che mai avremmo immaginato così ampi.
La Repubblica, ad esempio, a firma Benedetta Tobagi - la cui stella giornalistica un tempo più luminosa, si era notevolmente appannata, quasi oscurata, durante la sua permanenza nel CdA RAI , ed ora rischia di non tornare più a splendere come una volta - dedica uno spazio sinceramente eccessivo a qualcosa - l'uscita di un romanzo : 'Beethoven e la ragazza dai capelli blu' - ed a qualcuno, il direttore e divulgatore Matthieu Mantanus che ne è l'autore, che non lo meritano. Perchè il direttore e divulgatore ( abbastanza impacciato per RAI 5), ora anche scrittore, viene a dirci che modelli della musica cosiddetta leggera, applicati alla classica, possono aiutare a far conoscere, amare e frequentare la classica ai giovani. E lui ha già fatto l'esperimento, chiedendo alla sua orchestra, di giovani, di vestirsi alla maniera dei giovani, con jeans e camicia o maglietta. E ci riferisce che ha funzionato. Perchè, riflette Mantanus incalzato dalla Tobagi, chi si affaccia in una sala da concerto, ne viene respinto dalla vista degli orchestrali vestiti come nell'Ottocento. Coraggio, Mantanus, spinga per far mettere i jeans a tutti gli strumentisti, si faccia aiutare magari da Renzi e Franceschini con una legge ad hoc, e l'annoso problema dell'allargamento del pubblico lo risolveremo. Plaude la Tobagi.
L'arditezza di Mantanus non si ferma qui; in un recente esperimento, a Lodi, ha provato a proiettare immagini mentre eseguiva musica. Un successone, per non dire di un altro esperimento ancora - che è sfuggito alla Tobagi - in un carcere milanese, dove, avendo spiegato la musica che stava per eseguire, ha ottenuto un silenzio di tomba dai carcerati durante tutta la sinfonia. Insomma non ci vuole molto per risolvere l'annoso antico problema della 'difficoltà' di accesso alla musica, che chiamiamo 'classica' per comodità. Una volta agganciato il nuovo pubblico, non avrai difficoltà a propinargli qualunque cosa,; e poi c'è la rete che può soddisfare qualunque necessità. Beato Mantanus!
Che fare, in un altro campo, per promuovere la lettura dei classici, od anche semplicemente la lettura nei giovani? O anche il contatto, in campi diversi, con la bellezza, nell'arte? Basterà mettere i baffi alla Gioconda? O ridurre a semplici massime un grande romanzo? O far leggere pubblicamente la Divina Commedia a Benigni? Fosse così semplice, come Mantanus vuol far credere, per la musica, all'incantata Tobagi , il problema sarebbe risolto da tempo, perchè quel che Mantanus propone come assoluta novità, già da altri è stato proposto senza risultati duraturi. Che potrebbero venire soltanto da una educazione alla bellezza, da una formazione a decodificare i vari codici espressivi, e per la musica in particolare, da un pratica musicale che educa al bello ma anche alla socievolezza.
Lo stesso obiettivo si propone Franco Dragone - come si legge ancora su La Repubblica di ieri - con lo spettacolo 'Belcanto', cui partecipano una dozzina di cantanti giovani ( selezionati in combutta con la Fondazione Pavarotti) ed altrettanti ballerini e dedicato a tutti coloro che pur 'apprezzando la bellezza e il valore del melodramma, del canto, non necessariamente sono esperti di opera, però ne sono attratti' e dunque - aggiungiamo noi - andranno immediatamente ad ingrossare il pubblico dei nostri teatri. Dragone, noto 'show maker' ne è convinto e noi con lui. Come dargli torto?
Infine, il 'Corriere della sera', nell'inserto domenicale 'La Lettura', ci mette al corrente di due grandi avvenimenti che dovrebbero risolvere definitivamente la dura battaglia degli ascolti in favore della 'classica', a firma Yo-Yo Ma e Sollima, due violocnellisti. E' attraverso il secondo evento (quanto ci piace questo termine!) miracoloso, dei cento violoncelli di Sollima, come racconta Giuseppina Manin - una assoluta novità per lo strumento, dopo i 'cento flauti e cento sax' di Sciarrino ' o le 'cento chitarre' di chi non ricordiamo - che il traguardo del nuovo pubblico, anzi dell'invasione delle sale da concerto da parte dei giovani, sarà raggiunto.
Nessun commento:
Posta un commento