L'assessore regionale alla cultura, rappresentante di Maroni (Regione, socio fondatore) nel Consiglio d'Amministrazione della Scala, ha bocciato il cartellone 2016-17 per due ragioni. La prima perchè alcune produzioni vengono da Salisburgo e Zurigo - precedenti approdi direttoriali di Pereira - e la seconda per l'eccesso di titoli offerti. 15 titoli sono tanti in tempi in cui nessuno ha più soldi da 'gettare' secondo l'evidente, anche se non dichiarato, credo leghista nel quale crede fermamente l'assessora Cristina Cappellini formatasi nelle Università parlamentari, nelle classi di alta specializzazione di Bossi, padre, e Calderoli.
L' abbiamo ascoltata, in video, rimestare a vuoto, alla presentazione di un Convegno milanese sulla famiglia, promosso dal suo assessorato che comprende anche la responsabilità della famiglia. E dunque non ci meravigliano queste sue uscite scaligere, suggerite direttamente da Maroni che, quando le ha assegnato l'incarico nel CdA scaligero deve averle ordinato - e lei, sottomessa e riconoscente, ubbidì - di votare sempre contro, tanto i soldi spesi per la Sala sono soldi buttati; e comunque finché sindaco resta Pisapia, e non viene un leghista, tassativo votare contro.
In tutto il mondo, italiano ed estero, si dice che i nostri teatri hanno una produzione striminzita, rispetto solo a qualche decennio fa, con pochi titoli; mentre nel teatro più importante del mondo si deve sentire un'assessora alla cultura venirci a dire che 15 titoli sono troppi.
Tornare poi sugli acquisti fatti a Salisburgo ed anche a Zurigo, certo qualcosa si può rimproverare a Pereira, se consta la bruttezza degli allestimenti, regia compresa, ed anche il loro costo, esoso. Ma eliminati tali appunti che altro vuol ordinare la Cappellini, a Pereira, senza essere Lei la sovrintendente, e non vantando competenze e conoscenza in materia?
Tanto per fare un paragone istruttivo, al San Carlo, quest'anno - dove è arrivato per la direzione artistica, Paolo Pinamonti, provenienza San Carlo di Lisbona e poi Madrid, zarzuela - i titoli in cartellone (la stagione è stata appena presentata) sono 18, tre in più della Scala; ed anche al San Carlo, un allestimento viene da un teatro del quale Pinamonti è stato sovrintendente, perché ognuno si avvale delle proprie conoscenze, attinte in tutti i posti di lavoro.
Semmai qualche appunto potrebbe esser mosso qualora si dimostri che a fronte di quegli acquisti, vengono scartati allestimenti di proprietà del teatro, molto più belli e gratuiti - basti pensare al successo che ha da decenni l'allestimento zeffirelliano di Bohème . Pietà, per la Cappellini.
A Spoleto, la più ricca passerella di registi e spettacoli teatrali, dove regna, da nove anni già, Giorgio Ferrara, regista anch'egli, solo il titolo d'opera - uno all'anno, mentre numerosi sono gli spettacoli teatrali - non ha un regista di nome, essendosi accaparrate egli medesimo le regie per la cosiddetta trilogia 'italiana' di Mozart ( i giornali più informati parlano di una 'trilogia mozartiana' che non conosciamo e sarà, dunque, scoperta recentissima) data una all'anno, senza che nessuno gli muova qualche appunto, come se l'opera ( da ferrara ridotta al lumicino, a Spoleto), a differenza del teatro di prosa non meriti una regia d'autore. Quanto poi alle collaborazione fra Spoleto e Ravenna ( benedette e spinte, disinteressatamente, da Nastasi), è proprio necessario che l'unico spettacolo in coproduzione sia un'opera con la regia della signora Muti, il cui marito - ma questo va bene - l'anno prossimo con la Cherubini, residente a Spoleto, dirigerà il Concerto in Piazza conclusivo?
Infine due capitoli che vedono interessato il ministro Franceschini. Due capitoli di finanziamento che qualche sospetto lo destano. Il primo riguarda l'Opera di Firenze che, dal recentissimo stanziamento per la cultura, riceve 60 milioni per il suo completamento - ma qui ovvio che ci sia lo zampino, anzi zampone, di Renzi - stanziamento tuttavia provvidenziale, per non erigere un altro monumento all'ennesima 'incompiuta' italiana; seppure, d'altro canto, non sembri fuori luogo sottolineare che trattasi dell'unico finanziamento riservato ad un teatro in Italia, mentre tutti gli altri riguardano musei, siti archeologici.
Ad eccezione di uno solo: 30 milioni per la ristrutturazione di manufatti industriali del passato a Roma, da destinare a luoghi della creatività. E qui cascò il ministro, come ha fatto notare 'Il fatto quotidiano' oggi, quando ha raccontato che questo stanziamento, cospicuo, è di fatto un gran favore 'elettorale' alla di lui bella signora, Michela Di Biase, in vista delle prossime elezioni comunali, ma anche in prospettiva di quelle politiche, quando sicuramente il PD non si vorrà privare della di lei competenza e determinazione. Tali manufatti industriali in deperimento si trovano proprio nel collegio elettorale della Di Biase ; e sono in molti a giurare che la brava ( e bella, che non guasta) consigliera sarà fra le più votate nelle prossime elezioni.
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