Bastano i numeri. Bastano i soli numeri della prossima Biennale Musica, ancora diretta da Ivan Fedele - in programma dal 7 al 16 ottobre - a far venire il mal di testa. Perciò, come ne uscirebbe il malcapitato che decidesse di stazionare a Venezia in quei giorni, non osiamo neppure pensarlo.
Cosa sia oggi la Biennale, che secondo il direttore è vetrina della 'Musica nelle tante declinazioni possibili' - divenuta 'annuale' ma senza una dritta che faccia intendere, oltre che cosa sia, a cosa serva - non è facile desumere dai programmi proposti ogni anno.
La Biennale è alla mercè dei suoi direttori che, di edizione in edizione, decidono il programma sulla base dei fondi a disposizione, del tornaconto non immediatamente percepito di essi stessi, e della buona volontà di tanti musicisti che magari, per esserci, si accontentano di quattro soldi, e di un giorno di 'gloria' - mentre non dovrebbero affatto accontentarsi ed anzi dovrebbero rinunciare ad una gita 'avanguardistica' in Laguna, che appare inutile.
Negli ultimi anni- stando a qualche rarissima cronaca non ciecamente laudativa delle scorse edizioni - ci si è chiesti se un mercato così ricco di 'spezie' musicali, quale oggi si configura la Biennale - serva a qualcosa, oltre che a qualcuno. La risposta , in mezzo a tanto brulicare di autori, esecutori e musiche, è assai simile a quella che i veneziani danno quando li si interroga se sono contenti della invasione turistica giornaliera della loro bella città. No, nonostante che senza tale invasione dovrebbero cercarsi un qualche lavoro.
Oggi chi rischiasse di seguire la prossima Biennale, ne uscirebbe con il mal di testa, a causa della via vai di musiche ascoltate.
I numeri, da soli, lo procurano il mal di testa: 85 i compositori presenti in 9 giorni di programmazione e 26 complessivi appuntamenti a tutte le ore del giorno , ed anche della notte.
Non è finita: 46 prime assolute, 27 prime italiane e, addirittura, per la Biennale n.60, non si è badato a spese neanche sulle 'commissioni' dirette: ben 25. C'è di tutto. Musica italiana, da camera e per orchestra - quest'ultima , in verità, in quantità ridotta, perchè tutti i soldi li hanno spesi per le Commissioni, più redditizie sotto molti aspetti! - c'è musica europea, con qualche significativo 'medaglione' monografico, come quello dedicato a Salvatore Sciarrino, vincitore del 'Leone d'oro alla carriera' - era ora, alla soglia dei settant'anni !- nel quale, in alternanza con musiche di Strawinsky e Ravel, ad opera della London Sinfonietta ( diretta da Marco Angius, con la partecipazione del soprano Anna Radziejewska, fra le preferite da Sciarrino), si ascolteranno tre suoi brani di diverse epoche, perfino uno della fine degli anni Sessanta, ed anche una prima assoluta, 'commissione' della Biennale; e poi una carrellata di musica americana con Arciuli, e persiana ed altro, molto altro ancora.
C'è anche l'esordio in Italia di un direttore che consociamo in altre mansioni, quella di divulgatore, con accento straniero che fa tanto chic, da RAI 5 (per RAI Cultura), che si chiama Matthieu Mantanus che dirigerà l'ensemble del 'College Musica Biennale' (inutile qui approfondire di che si tratta); forse la sua presenza serve a coltivare buoni rapporti con la struttura 'culturale' della RAI. E tutto scorrerà con la stessa velocità con cui un'onda spazza via l'altra. Vien da chiedersi se nelle recenti 'Biennali Musica' si ascolterà una nuova Carriera del libertino che si ascoltò nel '53, alla Fenice, per la Biennale di quell'anno.
Modesto suggerimento. Non sarebbe opportuno, un anno ogni tanto saltare l'allestimento del mercato della musica e puntare su poche novità che magari, se scelte con senno e non solo perché servono a qualcuno o qualcosa, possano lasciare il segno?
A ben riflettere, nelle Biennali dedicate al Teatro ed alla Danza sembra esserci meno caciara.
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