Chissà se a voi fa lo stesso effetto. A noi sembra di non capire, anzi di capire che le cose non stanno poi tanto bene come alcuni annunci trionfali sui pareggi di bilancio sventolati dalle fondazioni liriche vorrebbero farci credere. Perchè, in tutta sincerità, come non rilevare che tali annunci contrastano in tutta evidenza con dichiarazioni di segno opposto?
L'ultimo esempio ci ha colpiti. Il Teatro San Carlo di Napoli - più precisamente il suo CdI che sta per Consiglio di Indirizzo, l'ammodernamento franceschiniano del vecchio e consunto Consiglio di Amministrazione - ha approvato il suo pareggio di bilancio per il 2015, ottavo di seguito, Anzi, ad essere precisi, ha registrato tale bilancio un attivo di circa 180.000 Euro ( che magari in un teatro non spendaccione potrebbe voler dire un allestimento non faraonico, ma presentabile). Si può non credere a quanto certificato dal CdI del teatro, anche in assenza di un soggetto terzo ed esterno che certifichi il bilancio medesimo, come ormai fanno in molti? Certamente no. Anni addietro quando un consigliere comunale di Roma avanzò il sospetto che il bilancio di 'Musica per Roma', allora guidata da Carlo Fuortes, fosse fintamente attivo, l'amministratore gli disse che il bilancio era stato certificato da una società di revisione esterna e che se avesse continuato ad insistere nella sua accusa lo avrebbe querelato.
Si può dire altrettanto del bilancio del San Carlo? Non non dubitiamo che sia risultato in pareggio, come ci dice il CdI. Però, d'altro canto, come conciliarlo con i commissariamenti del Teatro (Nastasi dal 2007 al 20011, e poi ancora un secondo commissariamento, successivo), e con le dichiarazioni che lo stesso Nastasi rendeva ad un giornale di Napoli, in attesa che giungessero da Roma i soldi del fondo 'salvateatri' che avrebbero portato denaro fresco nelle casse per sanare tutti i debiti pregressi e portare nuova linfa al patrimonio? Nastasi diceva che il San Carlo era un ammalato gravissimo che appena ora stava uscendo dal coma. Questo diceva Nastasi alla fine del 2014. In meno di due anni un miracolo anche pregresso: e cioè otto anni consecutivi di bilancio in pareggio.
Un fenomeno passato, che oggi ci fa essere più guardinghi verso tutti, si verificò all'Opera di Roma, sotto la sovrintendenza De Martino, prima del commissariamento di Carlo Fuortes, quando per anni il CdA ( allora si chiamava ancora con quel nome scassato!) certificava bilanci in pareggio, mentre poi si scoprì che c'era un buco quanto una voragine.
Certo che a Napoli non è così, perché non è vero che tutto il mondo è paese.
Sempre a Napoli ora si pone il problema della nomina del direttore musicale, che il potente governatore De LUCA, renziano, vorrebbe fosse Daniel Oren, che forse non va giù alla Purchia, sovrintendente, e neanche al sindaco De Magistris, anti renziano, che ora si trovano sulla stessa barricata contro De Luca. Purchia ha detto che ci sta pensando, trattandosi di una nomina non di poco conto; e ha aggiunto che la nomina del direttore musicale spetta, sentita l'orchestra, a Lei e solo a lei. Ancora!
Analoghe perplessità ci vengono da altri bilanci in via di approvazione, dopo che l'ing. Pinelli, dimissionario dalla gestione del cosiddetto Fondo 'Bray', aveva segnalato due gravi criticità a Firenze e Bologna. sottolineando che non vedeva come potessero essere superate. No, caro Pinelli, sono state superate bellamente. Come? Boh!
A Bologna hanno licenziato una trentina di persone per aderire alla legge 'salva teatri', i sindacati accusano i dirigenti che si sarebbero aumentati gli stipendi, il direttore amministrativo spinge per trovare nuovi sponsor 'senza i quali chissà dove si va a finire', e aggiunge che è fondamentale ridurre le spese. In ossequio a tale proposito il sovrintendente Sani annuncia per il 2018 - quando dovrebbe assolutamente raggiungere (aver raggiunto) il pareggio di bilancio, il teatro organizzerà un nuovo festival estivo 'Festival dell'Opera italiana'. Con quali soldi? Sani dice che dovrà trovarli nei privati. Quali privati ? Non lo dice perchè non sa.
A Firenze, la riunione per l'approvazione del bilancio 2015 dell'Opera , è stata rinviata perché non erano presenti tutti i consiglieri. I sindacati denunciano che il pareggio annunciato non convince. Ma anche il sovrintendente - nonostante il pareggio di bilancio? - va dicendo che se le cose non cambiano si va tutti a casa. Parlava del teatro ma anche del Maggio - come faceva anche il direttore generale Triola, il quale accusava che il Maggio deve richiamare gente e non i soliti gatti della 'crema' fiorentina. Cioè - voleva dire Triola - il Maggio deve tornare ad essere quello di qualche anno fa? Certo deve tornare ad essere - precisiamo noi - quello di prima della gestione commissariale del solito Nastasi e del regno Giambrone- Arcà. Trotta, trotta!
Ha ragione Triola. Però, il Maggio di quest'anno vi sembra che abbia attuato una svolta di programma? Eccolo, in sintesi: un concerto celebrativo per cominciare in onore di Mehta; un paio di titoli operistici, fuori repertorio; un serie di concertini beethoveniani, con vari fortepiani in collaborazione con l'Accademia del Fortepiano - manco fosse la scuola di Neuhaus! ;la calata di un gruppo di grandi orchestre (che presumiamo costosissime, e perciò difficili da ripagare con i biglietti venduti); infine, la lirica per tutti, d'estate. E' questa la rivoluzione che dovrebbe mettere fine al periodo di crisi dell'Opera di Firenze, segnare la svolta e scongiurare del tutto la chiusura entro un paio di anni al più tardi?
E non finisce qui. I giornali giorni fa, parlando della crisi dell'Arena di Verona, anticipavano la possibilità che nel breve volgere di qualche settimana anche altri teatri avrebbero potuto dichiarare lo stato di crisi. Ci sembra di aver letto i nomi di Bari e Palermo, oltre naturalmente a Firenze e Bologna.
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