lunedì 2 maggio 2016

L'Arena non è un baraccone, denuncia Quirino Principe. E Carlo Fuortes, generale di supporto, incoraggia la truppa

Quirino Principe non è nuovo a azioni di lotta in favore e difesa della musica 'forte'- come egli ama chiamare la musica,  quella con l'iniziale maiuscola, esortando tutti  ad imitarlo e a fare altrettanto, a cominciare dall'uso di un termine più appropriato.
 Anche sull'Arena  si è speso altre volte, prima d'ora. Ai tempi della  nomina del nuovo sovrintendente, sottoscrisse una petizione perché non fosse confermato  Girondini, del quale - insegnando all'Accademia dell'Arena - conosceva evidentemente  fatti e misfatti. Ma poi Tosi, contro l'evidenza e le proteste del mondo musicale lo ha fatto riconfermare  con il risultato di far piombare l' Arena nel baratro del fallimento.
 E, così  dopo neppure un anno dalla riconferma di Girondini,  Tosi stesso ha dovuto farlo dimettere ed ha chiamato al capezzale dell'agonizzante platea più grande del mondo, il ministro Franceschini che gli ha spedito Carlo Fuortes, specialista nel far uscire da situazioni comatose istituzioni culturali e musicali del nostro paese, salvo ricadute e cure di pronto intervento sbagliate.
 Quirino Principe vorrebbe che l'Italia fosse un paese consapevole della propria tradizione, del proprio passato, dei suoi grandi valori che il mondo intero  riconosce ed il nostro paese calpesta, condanna l'analfabetismo musicale, radice di tutti i mali italiani del settore ecc...
 E denuncia anche l'assurdo di una Arena, che già da sola merita di essere assalita dal pubblico, e che ,invece, a poco meno di due mesi dall'inizio della stagione estiva ha invenduti il 50% se non addirittura il 60% dei biglietti. Una vergogna, per la quale i vertici della Fondazione lirica non possono chiamarsi fuori da ogni responsabilità.
Fa bene Fuortes a dichiarare, appena  entrato negli uffici dell'Arena e prima ancora di vedere le carte, a dichiarare che il ritmo e il livello  della vendita dei biglietti  incoraggia a lavorare per la salvezza dell'Arena. Lo farebbe ogni generale per incoraggiare le truppe prima della battaglia decisiva, specie quando le cose si mettono davvero male. Ha sempre fatto così, e continua a farlo anche  per ogni spettacolo della sua Opera di Roma, salvo i casi in cui le sue  rosee previsioni ed i suoi incoraggianti auspici siano contraddetti o ridotti dall'evidenza.
 Quirino Principe - che vede già il sereno tornato a splendere nel cielo areniano - arriva ad augurarsi che il salvataggio, dato per scontato, non preluda ad altra ricaduta mortale.
 Che non è del tutto scongiurata finché la governerà Tosi o un suo sodale che vorrebbero l'Arena ricoperta per usarla ogni giorno e non solo d'estate per ogni manifestazione, comprese quelle sacrileghe che già si sono viste con spettacoli indecenti  di nani e ballerine sui pattini e presentatrici pacioccone, a favore di telecamere.
 Tosi si deve mettere bene in testa che in Arena, la cui grandezza  tutti invidiano, gli spettacoli operistici- inquilini d'elezione - devono essere curatissimi in ogni dettaglio, da quello visivo a quello musicale, che è il più importante e per il quale ogni estate la folla riempie  l'immensa platea,  di quasi 14.000 posti. E che , di conseguenza, se anche l'Arena fallisse la  colpa è dell' incapacità ed insipienza dei suoi gestori. Capito Tosi?

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