sabato 7 maggio 2016

Ancora sul Festival di Spoleto.La lezione di Cordelli

La quotidiana lettura dei giornali ci ha fatto cadere gli occhi  su un articolo del Corriere, a firma Franco Cordelli, critico teatrale fra i più acuti, che gliele canta e gliele suona a Giorgio Ferrara per il suo festival spoletino. Per la ragione che ha perso, financo nel settore del teatro - che Cordelli conosce assai bene e che Ferrara pratica da tempo, anche per ragioni famigliari - lo spirito da cui il festival era nato.
Nel settore del teatro, egli sostiene, a Spoleto si assiste da molti anni - e i nove della direzione artistica  di Ferrara sono davvero troppi -  allo stanco rituale dello sbarco di vecchie glorie (le stesse) e, quest'anno in particolare, all'arrivo di un' avanguardia che sarebbe ora si dichiarasse apertamente per ciò che non è più - Cordelli cita i casi della Dante e di Castellucci.
Mentre Ferrara, che nessuno si arrischia a criticare, avrebbe dovuto, piuttosto che starsene sicuro seduto sulla montagna di soldi che il Franceschini di turno gli mette a disposizione - ben 5 milioni di Euro - girare in lungo e largo per l'Italia ed anche fuori a scovare musicisti, registi ed artisti nuovi e giovani, come Spoleto ci aveva abituati fin dall'inizio. Lui certo i giovani li invita, sono presenti nel settore negletto della musica, ma sono i giovani studenti dei vicini Conservatori che  fa venire a suonare per quattro soldi, se pure,  mentre sarebbe più naturale che restassero nelle aule dei loro istituti a studiare o a perfezionarsi negli studi, mentre gli si fa fare la gita a Spoleto, per un intervento a 'mezzogiorno' (che poi non si è capito bene se i concerti che recano quel nome hanno effettivamente luogo a quell'ora, o anche quelli non siano stati spostati per assecondare le diverse abitudini del pubblico che, certamente, non è più quello di un tempo).
 A Spoleto un tempo venivano da tutto il mondo per vedere quali sorprese Menotti avesse riservato nei rispettivi domini dell'arte, quali scoperte inattese.
 Oggi, viene da chiedersi, perchè andare a Spoleto a vedere uno spettacolo di Wilson,  o magari di qualche altra gloria - Cordelli cita anche Nekrosius - che già si è visto altrove prima, o che si sa quel che potrà essere, dopo decenni di attività? Non sarebbe assai più interessante scoprire cosa si sta inventando, ovunque, prima che arrivi al palcoscenico; ma che al pigro Ferrara non interessa?
E' di moda dire che 'nulla è come una volta' in ogni campo, ma a Spoleto  dirlo, suona più vero che altrove.

Nessun commento:

Posta un commento