"Nonostante
la fine improvvisa del rapporto, oggi non ho nessun rancore verso il
teatro. Ognuno di noi può commettere errori, però una cosa me la
riconosco: di aver dato in quegli anni tutto me stesso. Si vede dal
repertorio sinfonico e operistico che ho diretto e dalla qualità
dell’orchestra”.
L'unica novità letta in una intervista rilasciata da Riccardo Muti a 'Classic Voice' - prima che Pereira annunciasse le due tappe milanesi della Chicago Symphony, il prossimo gennaio - è la dichiarazione/ammissione dei aver commesso degli errori - tutti possiamo commetterli, però... - e di non nutrire rancore verso il teatro che lo ha visto al vertice per quasi vent'anni, e dal quale ne uscì , dopo settimane burrascose, nel 2005.
Sull'ammissione di errori siamo d'accordo con Muti, anche perché sarebbe stato abbastanza strano che non li avesse ammesso, in via teorica, come tutti a questo mondo.
La seconda affermazione: 'oggi, non nutro rancore verso il teatro'...beh, questa è una mezza verità, meglio una mezza bugia. Perchè se bugia non fosse, troverebbe modo e tempo per tornare a dirigere alla Scala, l'Orchestra che per tanti tanti fu la sua orchestra, nel teatro che per tanti ani fu il suo teatro ed al quale tanto ha dato, in quella stessa buca che teme si trasformi in una fossa di leoni, pronti ancora a sbranarlo.
E, invece, no. Il tempo non ha ancora medicato e neppure lenito le ferite di quella rottura traumatica, altrimenti Muti sarebbe tornato nella maniera che tutti s'attendono, dopo dieci anni di assenza.
Certo non poteva rifiutare una mostra che lo celebra, al cadere dei suoi 75 anni, allestita dal suo amico Lorenzo Arruga, proprio alla Scala, il prossimo mese, alla cui inaugurazione parteciperà; come anche non poteva rifiutare l'offerta di Pereira di ospitare due suoi concerti con la 'sua' attuale orchestra americana in tournée in Europa, con la quale - tanto per non tacere nulla - gira alla larga da Roma, dove l'Opera come Santa Cecilia l'avrebbero potuto ospitare, come questa seconda fece già alcuni anni fa.
A Pereira i giornalisti hanno chiesto se anche Chailly ha incontrato Muti? Pereira ha risposto di no, ma aggiungendo anche Chailly gli ha indirizzato un personale invito a tornare alla Scala. Che cosa ci si può aspettare per il futuro? Un ritorno in grande stile, come va dicendo ogni volta Pereira, ma Muti no?
Questo ritorno potrebbe essere annunciato nei prossimi mesi, o addirittura in occasione dell'inaugurazione della mostra in suo onore? Sarebbe auspicabile, e noi ce lo augureremmo, ma è assai improbabile che Muti torni presto a dirigere l'orchestra con la quale - inutile tacerlo - volarono parole grosse. Può Muti rischiare che qualche strumentista, irriducibile, in qualche modo voglia fargliela pagare, mettendo in atto una qualche contestazione? Muti ancora non vuol correre questo rischio. E dunque , nonostante il corteggiamento di Pereira - ed anche di Chailly? - Muti ancora per qualche tempo girerà alla larga dalla Scala ed anche dall'Italia, salvo che per promuovere la sua orchestra Cherubini e per dar lustro al Festival della sua signora, a Ravenna.
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