Come ci ha confermato la cronaca di questi giorni - vedi la fine dell' EUYO - le orchestre, soprattutto giovanili, che si chiudono sono in numero maggiore di quelle che si aprono - che anzi non se ne aprono affatto, specie in Italia. Dove se ne sono chiuse tante. A cominciare dall'Orchestra giovanile di Santa Cecilia, la più gloriosa e con un reale futuro di lavoro - fatta chiudere da Berio, sindaco Rutelli, perché non si trovavano 400.000 Euro. Mentre lo stesso Berio, elargiva compensi fuori merccato per le cosiddette 'lectio magistralis' di musicologi suo amici ( 70.000 Euro circa cadauno, lo abbiamo scritto tante volte a ridosso degli avvenimenti in oggetto), si aumentava il compenso come capo di Santa Cecilia: una eredità che Cagli ha mantenuto, fino al divieto di superare una certa soglia: 240.000, anche Cagli ha goduto di un compenso stratosferico, oltre 300.000 Euro.
La 'giovanile' di Santa Cecilia non venne più riaperta, anche sotto Cagli, perchè -si disse - gli orchestrali illuminati della celebre orchestra non vedevano di buon occhio i giovani che si stavano facendo strada (ed anche, indirettamente, concorrenza?); e neanche Pappano ha ripreso quel progetto. Non ci si venga a dire che ora esiste la Juni Orchestra. E' un'altra cosa, iniziativa benemerita ma un'altra cosa.
Qual è la situazione odierna, dopo la chiusura anche della Mozart (di cui si attende, almeno ce lo auguriamo, una prossima riapertura, per iniziativa privata!), dell'Orchestra Sinfonica di Roma, dell'Orchestra del Lazio, per fermarci al Lazio che conosciamo meglio?
E' la seguente. Orchestre giovanili non ve ne sono praticamente più. Salvo quelle create in ogni Conservatorio per soddisfare la pessima velleità di 'produrre', a ritmi forzati ( il Conservatorio di Roma, ad esempio, suona quasi ogni giorno dappertutto. Più volte ci siamo chiesti: ma quando studiano questi ragazzi?), anche durante gli anni di formazione.
Contemporaneamente sono nate iniziative didattiche di perfezionamento, dopo gli studi in Conservatorio, al fine di avviare praticamente i giovani musicisti alla professione. Ne sono nate alla Scala, al Maggio Fiorentino ( dal quale proprio in questi giorni arrivano voci allarmanti di default!), a Napoli ( San Carlo) e all'Accademia di Santa Cecilia, dove i corsi di perfezionamento sono fra i più antichi di Italia.
Senza contare, naturalmente, l'ottima Scuola di Fiesole( che proprio in questi giorni ha visto un avvicendamento nella direzione, passata da Lucchesini a Meunier) che, in anni recenti, ha svolto magnificamente, nonostante le stupide contestazioni dei vari conservatori e dei loro docenti, il ruolo che l'assenza di accademie in Italia le ha delegato: quello cioè di avviare concretamente gli strumentisti più bravi all'esercizio della professione .Ora Fiesole ha ricevuto un riconoscimento ufficiale e si è consociata con alcuni Conservatori, come Ferrara.
Volutamente, taciamo della tragica orte dell'Orchestra Nazionale dei Conservatori Italiani (ONC), affidata dal Ministero a mani incompetenti e fatta perciò, di fatto, vivere in perenne stato comatoso. Un'altra delle schifezze italiane con la benedizione del Ministero.
E veniamo alla nostra modestissima proposta indirizzata agli attuali, illuminati e lungimiranti - detto senza ironia - reggitori dell'ANFOLS: Chiarot, presidente, Giambrone, vice.
Le nostre fondazioni liriche devono, data l'attuale situazione, stabilire ciascuna rapporti stretti con i Conservatori della zona per fornire, senza lunghi spostamenti e senza spese per gli studenti, con regolarità, assistenza e formazione agli studenti più bravi, impegnando, per l'insegnamento, le prime parti delle loro orchestre. In tal modo si creerebbero automaticamente dei vivai dai quali 'raccogliere' i futuri sostituti degli strumentisti delle relative orchestre.
Perché non si è fatto prima, se è cosa, all'apparenza, così semplice? Da parte dei Conservatori, perché gli insegnanti, ad ogni proposta di tal genere, si sentivano sottovalutati rispetto ai loro colleghi che lavorano in Orchestra; da parte delle Fondazioni liriche perché gli strumentisti fino ad oggi hanno difeso strenuamente i loro privilegi, gli orari di lavoro ecc...
I Conservatori, che fingono di sbracciarsi in difesa del futuro dei loro studenti, mettano da parte queste invidiuzze fra membri della medesima casta; le Fondazioni liriche si adoperino per far capire agli strumentisti che fra i loro compiti ci deve essere anche quello di formare i futuri strumentisti.
E Conservatori e Fondazioni liriche tengano presente che gli uni e le altre vivono con soldi pubblici. perché, nonostante l'inutile e velleitaria riforma 'Veltroni', senza la presenza dello Stato nessuna di queste istituzioni sopravviverebbe.
E dunque comincino a modificare certe cattive abitudini, anche se sedimentate ed incancrenite, e collaborino per dare una speranza di futuro, una concreta e professionale formazione strumentale gratuita, e l'effettiva possibilità ai giovani di prendere un domani il posto dei loro colleghi e maestri, quando dovessero andare in pensione. Naturalmente il più tardi possibile.
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