Rileggendo l'autobiografia di Pappano, che ieri abbiamo recensito, sono venute a galla altre incongruenze ed inesattezze che ci erano sfuggite alla prima lettura.
Innanzitutto le paginette in fondo al volume, intitolale 'cronologia' contengono un cumulo di errori, imprecisioni e dimenticanze.
Il più grosso degli errori è rappresentato dalla data di nomina di Pappano a Santa Cecilia, che non è il 2005 - come si legge- ma il 2003, l'8 aprile con un comunicato ufficiale ripreso dall'ANSA. Pappano prende formalmente servizio ad ottobre del 2005, alla naturale scadenza del mandato di Chung dimissionario.
Per questo come per altri errori imperdonabili bastava che avesse la Marsilio fatto rileggere le bozze in traduzione a chi conosce la musica e i suoi fatti.
Sorprendono certe dimenticanze: la sua nomina ad Accademico di Santa Cecilia; la massima 'onorificenza' concessagli dal Presidente della Repubblica - maleducato d'un direttore! - la Laurea 'honoris causa' dell'Università di Tor Vergata.
E più ancora sorprende la mancata citazione anche solo del nome di Michele dall'Ongaro, sovrintendente negli ultimi dieci anni di permanenza di Pappano a Roma, nelle oltre 300 pagine del volume e perfino nei 'Ringraziamenti'. Qualcosa fra lui e dall'Ongaro non deve essere andato per il verso giusto, nonostante il 'fair play' in pubblico dei due.
A tal proposito, chi legge questo blog conosce quanto io disistimi dall'Ongaro, al punto da mettere in piazza gran parte di quello che ha fatto in Rai, per entrare in Accademia. Ne ho scritto denunciandolo già tante volte, e con me l'hanno fatto in tanti, compresi alcuni autorevoli accademici. Ciò detto e ribadito, è deplorevole che Pappano non lo citi neanche una volta, se ha lavorato con lui per ben 10 anni.
Ci verrebbe da dire: ben gli sta a dall'Ongaro, giusta vendetta per il suo comportamento nei miei confronti, cancellandomi del tutto, dopo che io lo avevo 'sputtanato' ( ci si perdoni il termine) raccontando le sue manovre in Rai per scalare Santa Cecilia e dopo che avendomi egli denunciato aveva visto le sue accuse respinte dal tribunale.
Dovrei anche dire di Cagli i cui rapporti con Pappano non sono stati idilliaci. Rammento solo che la presentazione pubblica della mia biografia del direttore fu più volte rimandata, nonostante io e Pappano avessimo chiesto di farla nei giorni in cui c'era Barenboim , maestro ed amico di Pappano, a Roma. Cagli mi rimproverava - e Pappano lo sapeva perchè gliene aveva parlato - di aver scritto di lui e della sua elezione/ritorno in Accademia in maniera 'sgradevole', a suo dire. Pappano in una lunga telefonata, alla vigilia della pubblicazione della biografia, mi esortò a riconciliarmi con Cagli, ammorbidendo o cancellando i passi incriminati, 'pro bono pacis'. Gli risposi che quanto avevo scritto corrispondeva a verità ('era stato eletto solo al terzo scrutinio') e doveva la sua vittoria su Sergio Perticaroli, in carica per tutto il 2003, perchè certi accademici 'ottusi' (ma questo naturalmente non lo potevo scrivere) non perdonarono al noto pianista/sovrintendente la chiamata di un 'collaboratore artistico' esterno ( si trattava pur sempre di Hans Landesmann), che lessero come 'lesa maestà' del loro consesso.
C'è un fatto famigliare che è del tutto assente nell'autobiografia. Inspiegabilmente. E cioè che la partenza per gli Stati Uniti nel 1973, fu causata anche dalla morte prematura di una sorellina di Pappano che evidentemente scosse i suoi genitori al punto da costringerli a cambiare aria.
E poi, perchè una grande personalità con la quale Pappano ebbe rapporti anche epistolari, non è neppure citato? Si tratta pur sempre di Carlos Kleiber. Me ne aveva parlato lui stesso, tanto che lo esortai a pubblicare quella corrispondenza come appendice alla mia biografia. Non accettò allora, perchè lo riteneva irrispettoso nei confronti del mitico direttore. Ma neanche in questa autobiografia pubblica quelle lettere o alcune di esse, di grande interesse musicale, supponiamo; ma che non lo citi neppure è segno di ingratitudine verso Kleiber, e di eccesso di autostima e mania di protagonismo di Pappano.
Nel corredo fotografico che accompagna l'autobiografia non c'è neanche una foto dei suoi anni romani e italiani. Eppure un ricco album fotografico, da solo e in compagnia di notissimi musicisti, in formato cartellone pubblicitario, si poteva ammirare a lungo in auditorium.
In cauda venenum: è mai possibile che in 18 anni di sua permanenza in Italia, con centinaia di concerti diretti, mai una volta si sia letta una critica 'negativa' del suo operato? Che abbia pagato i critici? Tutti? Non è così. I critici, coscienti di non contare più nulla, hanno preferito salire sul carro del vincitore, non mettendosi mai contro chi, al momento, era sulla cresta dell'onda, anche per suoi meriti naturalmente.
Vogliamo sintetizzare? Pappano si è costruito una autobiografia su misura per se stesso, in formato 'santino' agiografico. Ora deve solo aspettare, e sarà anche beatificato.
Nessun commento:
Posta un commento