sabato 27 luglio 2024

PIantedosi feroce con i manifestanti di sinistra, tenero con i picchiatori di destra. E Giorgia Meloni non esprime indignazione per questo schifoso trattamento: Giorgia non è più donna, madre, cristiana. E' solo di destra ( da Leggo)

 


«Spogliata e perquisita in un bagno lurido in questura dopo la protesta anti G7, unica a subire un abuso»: l'attivista denuncia gli agent

«Mi costa molto essere qui e metterci la faccia ma desidero che quello che è successo a me non succeda ad altri». Valentina Corona ha 32 anni ed è un'attivista di Extinction Rebellion. Il 9 luglio è stata portata in questura dalla polizia dopo il blitz ambientalista a Palazzo d’Accursio, sede del comune di Bologna, contro il summit del G7 Scienza e tecnologia che si stava svolgendo al Tecnopolo. Qui è stata costretta a spognarsi e a piegarsi all'interno di un «bagno lurido». «Ho avuto paura, mi sono resa conto di aver subito un abuso, unica tra tutti i manifestanti fermati quel giorno», racconta in una conferenza stampa convvocata per raccntare la sua versione dopo aver denunciato gli agenti. Dal canto suo la questura ha spiegato che Corona è stata sottoposta a un trattamento diverso dagli altri perché aveva rifiutato di farsi perquisire e ha affermato come tutto si sia svolto «nei limiti e nel rispetto della legalità».

La protesta

Valentina non era tra i manifestanti che incatenati a coppie con lucchetto all'ingresso del palazzo comunale mentre altri provavano a srotolare uno striscione sulla torre dell'orologio, ma quando ha saputo che sulla torre la tensione stava salendo ha deciso di salire per mediare tra attivisti e polizia. Qui è stata bloccata da un agente per quasi un'ora e, nonostante le fosse stato detto di non essere in stato di fermo, è stata portata in questura con l'accusa di «manifestazione non autorizzata». Senza opporre resistenza Valentina ha fornito documenti e generalità, ma quando ha chiesto di poter fare una chiamate questo le è stato negato.

La perquisizione nuda

«Ci hanno portato in camera di sicurezza e tolto i telefoni», racconta l'attivista. «Ai ragazzihanno detto di svuotare le tasche, a me che mi avrebbe perquisito un'agente donna. Mi hanno portato in un bagno lurido, in condizioni pessime. L'agente mi ha chiesto di togliermi maglietta e gonna. Mi sono trovata in mutande e reggiseno, mi hanno dato fazzoletti dove appoggiare i piedi dopo essermi tolta le scarpe. È qui che ha detto ‘guarda che devi rimanere nuda’ spiegando come fosse una forma di perquisizione ordinaria e che tutte venivano perquisite in quel modo».

E il racconto continua: «Mi sono tolta mutande e reggiseno. L'agente mi ha detto di girarmi di spalle e fare un piegamento. Poi mi sono rivestita, sono tornata in camera di sicurezza dove nel frattempo c'erano 10 attivisti, quelli col lucchetto al collo. Ho chiesto se qualcuno di loro fosse stato perquisito e nessuno mi ha risposto. Ho realizzato in quel momento di aver subito un abuso perché solo io sono stata sottoposta a quel trattamento. Ho pianto, cercato di riprendere le forze e di chiedere spiegazioni di quanto successo».

Il verbale

«Poi sono stata fotosegnalata e mi hanno preso impronte digitali. Ho capito di essere stata percepita come una criminale. Ho insistito di chiamare il mio ragazzo perché avevo paura, ma mi hanno detto di mettere in vivavoce, così ho optato per un messaggio scritto». Poi è stata chiamata insieme agli altri per la firma dei verbali. Nel suo si legge: «'non mi avvalgo di qualcuno che mi assista', né che c'erano 'note aggiuntive'. Non ho firmato niente».

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