Una carrellata di audizioni, molte delle quali di peso e dai contenuti critici. Dalla prima presidente della Cassazione, Margherita Cassano, e dal presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, arriva una bocciatura netta al disegno di legge, all’esame della commissione Affari costituzionali della Camera, che prevede la separazione delle carriere tra magistratura giudicante e requirente. “Sarebbe un danno per il cittadino”, secondo Cassano, e “i pm finirebbero inevitabilmente sotto il controllo del governo”, sottolinea Santalucia.
Per la Prima presidente della Cassazione la separazione nei fatti c’è già: “Da quando sono state introdotte le modifiche, prima nel 2006 e successivamente nel 2022 - spiega - le strade del pubblico ministero e del giudice si sono allontanate professionalmente. Nell'arco di cinque anni è pari allo 0,83% la percentuale dei pubblici ministeri con funzioni requirenti che sono passati a funzioni giudicanti, mentre è dello 0,21% la percentuale dei giudici che sono passati a funzioni requirenti”. In ogni caso, per Cassano, “i principi di indipendenza e imparzialità del pm sono fondamentali”. Quindi, se con la riforma del ministro Carlo Nordio, “si distacca il pm dal resto della magistratura, ci sarà un unico danneggiato, il cittadino. Il pubblico ministero sarà fatalmente attratto verso ruoli investigativi, e questi sono aspetti negativi. Infine, si dice che in Francia e Spagna è così, ma si dimentica che in quei Paesi il ruolo di indagine non lo svolge il pm, ma il giudice istruttore, che fruisce di tutte le garanzie di autonomia e indipendenza proprie del giudice”.
Per Santalucia, la riforma della separazione delle carriere “è un grande passo indietro, non si rafforza l'autonomia e l'indipendenza né della magistratura giudicante né della inquirente. Nei Csm saranno in maggioranza numerica i magistrati inquirenti: si rafforzerà il pm a danno del giudicante, e questo creerà uno squilibrio nei fatti, con una magistratura inquirente che sarà autoreferenziale”. Per il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, “tutto questo avrà una ricaduta: si rafforza il pubblico ministero quando si dice di voler rafforzare il giudice. Ma così lo si rende più debole. E bisognerà riequilibrare, perché non sarà democraticamente tollerabile. Il passo successivo sarà quindi la necessità di introdurre dei controlli, e quindi la magistratura inquirente finirà, secondo me, inevitabilmente, per finire sotto il controllo del governo”. Inoltre “il sorteggio” per le cariche in magistratura, che fa parte del ddl, “nelle intenzioni del governo serve a limitare e porre fine al correntismo, ma sono stati pochissimi negli anni i magistrati che hanno tratto vantaggio dal correntismo, tutti gli altri sono stati danneggiati. Ora con questo sistema si toglie loro anche il diritto di voto, quindi è un progetto totalmente antidemocratico”.
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