mercoledì 24 luglio 2024

La Russa, senza vergogna, insiste: perchè definirmi antifascista? Da piccolo non mi avevano parlato delle leggi razziali. Ma ora che è cresciuto? ( da Il Riformista)

 


CON GIORGIA L'ITALIA CAMBIA L'EUROPA

L’evoluzione della destra nel rifiuto del fascismo. O quasi. Da un lato Pinuccio Tatarella, parlamentare, europarlamentare, ministro, vicepresidente del governo Berlusconi, leader di Alleanza Nazionale e poi, fondatore ideale di Fratelli d’Italia. Dall’altra il suo grande amico, l’attuale Presidente del Senato. Nella testa del primo per creare una nuova destra non doveva esserci alcun collegamento col fascismo. A farne scherzosamente le spese fu il secondo.

Erano giovanissimi. Lo ricorda Ignazio La Russa al Corriere della Sera quando nel 1990 propose a Pinuccio una piccola deviazione durante le vacanze nel tragitto Milano – San Gallo. A La Russa venne l’idea di portare un mazzo di fiori nel luogo in cui era stato ucciso Mussolini. “Tatarella si infuriò – racconta – nella nostra comune volontà di costruire una destra pluralista, moderna ed europea, non c’era più spazio non solo per il fascismo ma anche per gesti che richiamassero il passato”. Ideologo della parte più avanzata del Movimento sociale italiano, secondo la Russa “aveva capito che, oltre la sostanza, bisognava cambiare anche le forme”.

La Russa: “Da ragazzo non mi avevano parlato delle leggi razziali”

In un estratto dell’intervista, La Russa parla anche del suo percorso di distacco dal fascismo, che arrivò dopo: “Mio padre rimaneva legato, anche se non ne immaginava minimamente una riproposizione, ma già mio fratello ha militato in un partito antifascista come la DC. Io sono cresciuto con la libertà nel cuore. Poi arrivò il ’68, delineato dalla violenza dei cosiddetti nuovi partigiani, per loro ‘uccidere un fascista non era un reato’. Uno slogan. Ecco, con loro non vorrò mai essere accomunato. Avevo un atteggiamento forse fin troppo benevolo nei confronti del ventennio, ma era già mutato da tempo – ammette – fin dai 18 anni, dopo aver studiato per un periodo all’estero, avevo stretto nuove amicizie. Persone di tutte le etnie e di tutte le religioni. Da ragazzo non mi avevano parlato delle Leggi razziali, quando mi resi conto della gravità, quando ampliai la mia conoscenza della comunità ebraica, avvertii di essere cambiato”.

La Russa “Definirmi antifascista? Non sono una scimmietta”

Nonostante ciò l’etichettarsi antifascista per la seconda carica dello Stato resta una sorta di abitudine da trasformare: “Mi riconosco nei valori della libertà, del rifiuto del razzismo e dell’antisemitismo, seguo i dettami della nostra Costituzione. L’ho servita e la servo, ma se mi chiedete perché rifiuto di definirmi antifascista è perché non accetto di rispondere come una scimmietta ammaestrata”. Infine un ricordo al busto di Mussolini tenuto in casa: “L’ho esiliato da mia sorella ed è una opera d’arte ereditata da mio padre e mai esibita pubblicamente”.

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