mercoledì 24 luglio 2024

Sangiuliano e Mazzi, suo fedele servitore, le prove generali del loro insano progetto della governance delle Fondazioni liriche l'hanno già fatte a Milano e Firenze

 Abbiamo commentato ieri le indiscrezioni sul progetto che Sangiuliano e Mazzi hanno presentato, in gran segreto, all'Agis - che  s'è guardata bene dal rendere pubbliche le fondate obiezioni  manifestate al Ministro - riguardante la governance delle Fondazioni liriche nella loro visione di riforma che significa metterle sotto il controllo del governo.

 Nei particolari, si può sintetizzare

- con l'aumento del numero dei componenti i CdI- che torneranno a chiamarsi CdA -  che passano da 5 a 7, con una maggioranza non più equilibrata e sbilanciata a favore del Governo; 

- con l'espropriazione di fatto della carica del Presidente in capo al sindaco della Città, che a questo punto non avrebbe più il diritto di indicare, sentito il CdI, il nome dei sovrintendenti al Governo che ne firmerebbe la nomina; e quindi  di fatto esautorandolo di ogni funzione dirigenziale della Fondazione;

- con la rivoluzione dei criteri di attribuzione dei fondi di quello che una volta si chiamava FUS, al quale l'attuale governo ha cambiato pure il nome.

Insomma nulla sarà più come prima dopo il passaggio di questa orda di nuovi barbari che metterà a fuoco e fiamme quanto di buono era stato costruito in anni ed anni di lavoro. 

A dire il vero prima di questi, c'era già stato un  piccolo Attila, nella persona di Salvo Nastasi, tenuto in palmo di mano da tutti i governi indistintamente, compreso l'attuale -  il quale, facendo leva sui finanziamenti e sul loro ammontare, aveva a suo dire 'disboscato' l'intero territorio della musica italiana, depauperandolo, ma attribuendone la responsabilità a quel fetente di algoritmo che viene chiamato in causa ogni volta che  nuovi barbari nascondono la faccia per la vergogna, dopo ogni assedio, ogni distruzione. 

 Tornando ai fatti recenti, dicevamo che le prove generali il Governo l'ha già fatte. L'ha fatte a Milano e a Firenze.

  Tra le due, quelle milanesi sono certamente le più gravi, e per l'autonomia di cui la Scala gode per legge - e quindi Sala e il suo CdI se ne potevano fregare delle insistenti pressioni di Sangiuliano - e perchè, a differenza di tutte le altre fondazioni liriche italiane, il contributo finanziario del Governo rappresenta  solo una parte del bilancio complessivo, che si alimenta in massima parte altrove ( contributi di privati, botteghino).

Alla Scala,  Beppe Sala, spinto da suo suocero Bazoli, attento alle sirene  economiche ( consigliò a suo genero di non avere attriti con il Governo che, comunque finanzia il teatro, e potrebbe, per vendetta, farlo in maniera ridotta) ed a quelle politiche. Si disse che, oltre Sangiuliano una buona parola per la promozione e trasferimento di Ortombina a Milano ce l'abbia messa anche la ministra Casellati ( vi rendete conto, la Casellati che mette bocca sui sovrintendenti? il paese di pulcinella!) che spera ancora che con tale appoggio, suo figlio, direttore d'orchestra sbarchi finalmente alla Scala. Mentre di scale molte ancora ne deve salire prima di arrivare in cima a quella della Scala per eccellenza.

 Perciò, a MIlano, l'ultima parola l'ha avuta proprio il Governo e Sala, consigliato malamente da Bazoli,  il quale ha dovuto accettare. Recitando la finta proposta di Ortombina davanti al CdI, il quale, recitando anch'esso, ha dato  il via libera. Ortombina l'ha nominato di fatto il Governo, come fa dal punto di vista giuridico per ogni sovrintendente . Qui anche proposto. Dunque se ci è riuscito alla Scala, perchè non dovrebbe riuscirci in tanti altri enti che hanno paura del Governo, e che di fronte al Ministro che tiene i cordoni della borsa, se la fanno sotto?

A Firenze dove la 'finta' scelta finale è caduta su Fuortes,  tutto è andato secondo il disegno di Sangiulinao, le cui intenzioni le aveva chiaramente manifestate già con il tira e molla sul finanziamento straordinario,  che aveva legato all'arrivo del Commissario,  il 'suo' Commissario, con il compito di risanare alla bell'e meglio il bilancio e contemporaneamente tener calda la poltrona per Fuortes, sovrintendente designato da Sangiuliano dopo che la poltrona gliel'avevano tolto da sotto il culo in Rai. E Nardella, allora Sindaco aveva anch'egli, come Sala, anzi più di Sala, date le condizioni critiche della Fondazione lirica fiorentina, abbassare il capo di fronte al Ministro.

 Ora questi due sovrintendenti - che per fortuna sanno fare il loro mestiere - proposti (imposti?) dal Ministero potranno mai fare orecchie da mercante alle sue richieste, anche al limite dell'indecenza? Certo che no. Non solo, ma le difenderanno davanti al loro CdA, con il quale comunque non dovranno sbracciarsi più di tanto, se passa la riforma di Sangiuliano, perchè in esso, i membri espressione del governo, se passa la riforma, la maggioranza.

E perciò addio sogni di gloria. Dunque RESISTENZA RESISTENZA RESISTENZA.

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