Poteva o doveva l'Accademia Chigiana invitare Beatrice Venezi con l'Orchestra Toscanini, per il secondo successivo concerto in Piazza del Campo, all'indomani di quello con Chung direttore e la Filarmonica della Scala? Doveva. Ma proprio alla Chigiana doveva, dove comanda un musicista, Nicola Sani, che è forse l'unico al mondo a non avervi messo piede negli anni di studi, e dove lui staziona per meriti e spinte non esclusivamente musicali? Per queste ragioni, e forse per tante altre, non POTEVA non INVITARLA.
La giovane, ma SCARSA direttrice si è detta felice di tornare a Siena, dove aveva frequentato un corso di direzione con Gianluigi Gelmetti. E alla domanda di conoscere due eventi che hanno segnato la sua carriera, la direttrice - che scarsa è dal podio, ma avvedutissima fuori - ha accennato al suo recente debutto al Colon di Buenos Aires - ha specificato 'la Scala' dell'America latina - e poi nell'opera di Tutino, in prima assoluta. Per amore di sintesi - ma lei non l'ha detto - ha fatto sapere dove aveva diretto nelle settimane precedenti il concerto senese: una volta lontanissima dall'Italia e l'altra con un'opera nuova che non rappresenta mai un rischio, mancando qualunque metro di confronto.
Il giornalista che l'ha intervistata per la Nazione, per presentarla, ha elencato le sue medaglie al valore di studio. Tutte patacche, altro che diplomi con lode e bacio accademico. Si legga ciò che si sa da tempo del suo curriculum di studi.
Qual è il curriculum di Beatrice Venezi? Ha senso annoverarla tra i punti di riferimento del podio di ultima generazione? Come pianista (si è diplomata al Conservatorio di Milano) non ha lasciato grandi tracce – segnala Le Salon Musical – vincendo qualche piccolo concorso tra il 2005 e il 2006, quando era adolescente. Come direttore, sorvolando sul fatto che lei stessa ha raccontato di non essere stata ammessa al biennio di specializzazione in direzione d’orchestra al Conservatorio di Milano dove si è diplomata (una battuta d’arresto può capitare anche ai migliori), va detto che fuori dall’Italia non è così conosciuta né richiesta. (da Music Paper)
Si è anche dimenticata di dire che in Argentina ci è arrivata con il ciclo "Divina Italia", frutto della collaborazione tra il Teatro Colon, l’Ambasciata d’Italia a Buenos Aires e l’Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires (ente finanziato dal Ministero degli Esteri e quindi dal Governo italiano). Sono troppo cattiva se arrivo a pensare che la consigliera stia calcando podi che la direttrice avrebbe visto solo col binocolo?
RispondiEliminaInfatti. Non è affatto cattivo. La solita storia di artisti di seconda se non terza o quarta categoria ma fedeli al potente di turno, che vanno in giro mandati dal governo che paga. Mai per il loro riconosciuto valore, peggio se appartengono alla schiera degli infedeli. I quali sono la maggioranza e per questo invisi al Governo Meloni ed al suo ministro della cultura Sangiuliano, come anche al ministro degli Esteri e, per le vicende in terne , a qualche governatore, vedi Schifani, attivissimo sotto questo profilo
RispondiElimina