Legge e ordine contro illegalità e crimine. Sembra uno slogan repubblicano, e invece è la colonna portante della campagna di Kamala Harris, la vicepresidente oramai prossima a ottenere la nomination democratica per le elezioni presidenziali di novembre. La vice di Biden raccoglie subito quella che doveva essere la freccia più acuminata nella campagna contro Trump. Il lungo percorso dell’ex presidente nelle aule dei tribunali, con i processi aperti su di lui, le condanne e le multe multimilionarie, era il primo bersaglio per la campagna Biden-Harris, ma l’attenzione del pubblico e dei media sulla fragilità di Biden, soprattutto dopo il dibattito del 24 giugno, ha obbligato tutti a sprecare ogni energia nella crociata in sua difesa.
IL NUOVO CORSO
Ora però il problema della vecchiaia non c’è più, e la campagna di Harris può scatenarsi, peraltro non solo a prendere di mira Trump, ma anche a recuperare la grossa fetta di giovani che si erano allontanati da Biden nella convinzione che fosse troppo vecchio per fare il presidente per altri quattro anni. Kamala ha davanti a sé molti altri temi da affrontare, alcuni che le riusciranno difficili come quello dell’immigrazione e altri che saranno la continuazione di un successo già sperimentato come quello sull’aborto, ma stabilire il tenore degli attacchi contro Trump e conquistare i giovani sono i primi due su cui vediamo già delinearsi una strategia precisa. Kamala ce lo ha detto di persona, nel suo primo breve discorso elettorale lunedì pomeriggio, quando ha ricordato che nella sua lunga carriera di pubblico ministero aveva affrontato «predatori», «truffatori», «imbroglioni», e aveva ammonito «ascoltatemi quando dico che conosco il tipo di Donald Trump». Il guanto di sfida è stato lanciato nel primo giorno di campagna. Molti analisti hanno osservato che per la prima volta Kamala può essere sé stessa. La donna d’ordine, la nemica del crimine. Quando aveva fatto campagna nelle primarie del 2019 non riuscì ad affermarsi perché allora l’atmosfera era diversissima. C’era stato l’omicidio di George Floyd da parte della polizia, la gente sfilava per le strade al grido di «black lives matter» e i più estremisti avrebbero voluto ridurre i finanziamenti e il raggio di azione della polizia. Kamala era decisamente fuori dal coro. La sinistra l’accusò di essere stata troppo severa come procuratrice di San Francisco e poi come ministro della Giustizia della California. E severa era stata: pur cercando una riforma penale, Kamala aveva appoggiato ad esempio condanne per i genitori che non controllavano che i figli frequentassero la scuola, aveva perseguito come un mastino ogni forma di criminalità, dagli stupri agli omicidi alle malversazioni, e aveva appoggiato la pena di morte per i crimini più crudeli.
LEGGE E ORDINE
Quella posizione di «legge e ordine» è molto più in sintonia con il Paese oggi. La gente è ancora sotto shock per l’esplosione del crimine negli anni della pandemia e non è più così convinta di non volere la polizia nelle strade, anche se rimane fortissima la richiesta che gli atti di violenza gratuita degli agenti contro le minoranze vengano puniti in modo esemplare. Nei prossimi giorni vedremo dunque Kamala ricordare tutte le condanne e le incriminazioni sul capo di Trump, e già gira sui social il meme “the Cop vs the Con”, il poliziotto contro il truffatore, a riassumere l’epica battaglia dei prossimi tre mesi.
IL SOSTEGNO
Il cammino le si sta spianando davanti comunque, con la raccolta dei fondi che galoppa - e che ieri contava già 100 milioni di dollari - e gli endorsement eccellenti che si accumulano, gli ultimi ieri quelli di Chuck Schumer e Hakeem Jeffries, capigruppo dei Dem al Senato e alla Camera, senza dimenticare il ritorno entusiasta di George Clooney che era stato il primo a chiedere ufficialmente a Biden di ritirarsi e che ora si dice pronto a «fare tutto il possibile per sostenere Harris». O Beyoncé, che ha regalato a Kamala il diritto di usare la sua canzona “Freedom” pet i suoi comizi. Ieri Kamala è andata a fare il suo primo vero comizio a Milwaukee, dove ha offerto una performance carica di un'energia contagiosa, cancellando d'un colpo l'accusa che non sia una brava oratrice, e dove ha ribadito il suo proposito di lottare «per il futuro, la libertà, la compassione, la legge», contro Trump, i miliardari e le corporation che lo sostengono e che «vogliono portarci indietro». E proprio questa energia, che i trumpiani prendono in giro per il riso facile che Kamala sfoggia, è invece la calamita che sta eccitando l’universo giovane sui social. Solo il supporto della cantante britannica Charli XCX, che ha decretato che Kamala è “brat” (il nuovo termine derivato dal suo album, per indicare donne indipendenti e forti), ha scatenato una infinità di meme e TikTok entusiasti. E l’account X della campagna ha ringraziato Charli adottando per il banner il colore verde brillante della copertina dell’album. Per non parlare del meme del cocco, con cui oramai viene identificata la sua campagna dalla Generazione Z dei ventenni, il tutto perché Kamala ha raccontato come sua madre quando sbagliava la criticava con la frase ironica «ma che sei caduta da un albero di cocco?» E girano ovunque le prime magliette verde brillante, con un bell’albero di cocco: un modo tutto Generazione Zeta per dire, “sto con Kamala”.
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