martedì 23 luglio 2024

Il Governo Meloni, tramite Sangiuliano e Mazzi, prepara l'assalto alle Fondazioni liriche. Se il mondo della musica italiana non fa le barricate sarà saccheggiato da questa orda di barbari affamata di potere e sprezzante del valore della cultura.

 La Repubblica, a firma Giovanna Vitale, anticipa il progetto del Ministro Sangiuliano - via  Gianmarco Mazzi ideologo musicale e normalizzatore (?) del ministro - di mettere le mani sulle Fondazioni liriche, alla vigilia di importanti nomine ai vertici di conque di esse - almeno per ora, le più urgenti : Palermo, Venezia, Roma, Napoli e Bari. In realtà se aggiungiamo a queste cinque altre due situazioni 'speciali' (Scala e Santa Cecilia: la prima già sistemata e la seconda che si autogoverna), ci rendiamo conto che in un sol colpo Sangiuliano interviene su metà delle Fondazioni liriche, che sono in tutto 14. C'è da temere perciò che che ne nasca un altro pasticcio, meglio: disastro, come quello  del San Carlo contro Lissner, a favore di Fuortes- e che si sa come è andato a finire: con il Ministro scornato! 

A Sangiuliano, come a Mazzi e naturalmente alla Meloni, nessuno ha ancora chiarito che loro governano temporaneamente il Paese, amministrando la cosa pubblica. Non sono i padroni del Paese; tutto ciò di cui dispongono  è di proprietà dello Stato, cioè dei cittadini; nulla é di Meloni, Sangiuliano, Mazzi che si comportano come un privato  per i beni di sua proprietà.

 Nei giorni scorsi hanno presentato, in gran segreto, all'Agis ( Giambrone, che ne è presidente, naturalmente tace -  tace anche la Gasdia, presidente ANFOLS, ma prima ancor pupilla di Mazzi e capolista FdI a Verona - sperando di essere riconfermato, magari per un pezzo di mandato all'Opera di Roma, fino a quando non compirà 70 anni), le linee fondamentali di questa ennesima barbarica fagocitazione di un altro pezzo della nostra cultura. Le reazioni, racconta il quotidiano, sono state negative perchè tutti hanno letto le linee del progetto come l'ennesimo assalto ad un altro pezzo di pregio del Paese.

Il progetto si basa principalmente su una nuova struttura dei Consigli di amministrazione delle Fondazioni, che tornerebbero a chiamarsi Cda, mentre da qualche anno si chiamano CdI, Consiglio di indirizzo, nel quale aumenterebbero i membri, e il Ministero otterrebbe praticamente la maggioranza, mentre addirittura la nomina del sovrintendente non sarebbe più nelle prerogative del sindaco, che delle fondazioni è Presidente, ma del Ministero.

 Giovanna Vitale accenna anche ad un altro aspetto del progetto ministeriale, quello dei criteri del finanziamento pubblico. Non è improbabile che si diano più soldi alle istituzioni governate da 'fedelissimi' ( che è la tecnica-ricatto usata nella campagna elettorale, in spregio al valore delle istituzioni ed alla qualità dei loro program mi. A tal proposito non di dimentichi mai il  vergognoso comizio di Sangiuliano ) e meno agli altri, Non in maniera sfacciata e volgare, ma attraverso marchingegni con una parvenza di innovazione.

 La logica, in fin dei conti, è quella dei privati: il Ministero, cioè Sangiuliano - ma il Ministero non è Sangiuliano, se lo metta bene in testa il ministro - eroga i finanziamenti PUBBLICI e dunque vuole comandare (che è cosa diversa dal governare), dandosi la maggioranza dei membri dei Cda.

 Addirittura peggio dei privati i quali, a seconda dell'ammontare del loro finanziamento alle istituzioni culturali, ottengono un seggio nei Cda, ma non comandano; il governo spetta al Cda che finora è in equilibrio fra le varie forze presenti, ben distribuito fra enti pubblici e privati.

 Il quotidiano  non sa forse che in maniera molto esplicita la logica che sottintende al progetto  ministeriale è stata già attuata, non solo minacciata, a Macerata. Dove il Ministero si è offerto ( carità pelosa, senza dimenticare che i soldi non li tira fuori dalle sue tasche nè Sangiuliano, né Meloni e neppure Mazzi, il quale ultimo, comunque, tutte le volte che vuol fare qualcosa i soldi li trova sempre, senza dar conto a nessuno, esattamente come fa un qualunque privato con i suoi soldi: vedasi concerti con Muti a Verona e Lucca) di sanare il passivo, intorno ai 400.000 Euro, a patto che un suo membro - membro di sua nomina ed a lui fedele - entri nel Cda. Un ricatto bell'e buono con i soldi pubblici.

 Occorre rimettere le cose a posto  e nel loro ordine. Il ministero deve vigilare - come fa del resto la Corte dei Conti - sul modo in cui vengono spesi i soldi pubblici; ma nel caso delle istituzioni, il ministero firma le nomine ( se dipendesse dal Ministero,  avremmo in tanti vertici,  fedelissimi indecenti quaquaraquà)  di professionisti indicati dalle istituzioni, ma poi la gestione  deve essere affidata a quei professionisti, altrimenti che ci stanno a fare? Salvo sanzionali se, amministrativamente, non artisticamente ( come Sangiuliano che non capisce nulla di musica vorrebbe e per questo si affida a Mazzi e perfino a Beatrice Venezi che ne capiscono meno di lui!) fanno errori di cui hanno la responsabilità.

 Se il mondo musicale non si ribella e non scende in piazza, allora si merita questa ennesima  schifosa occupazione.

 P.S.

 A Palermo, Schifani ha già messo le amni avanti sul Massimo, dove Marco Betta è in  scadenza. Il sindaco vuole riconfermarlo perchè bravo e competente e perchè ha ben amministrato; Schifani chiede 'discontinuità' in nome di che cosa è difficile da capire, chissà chi vuole metterci, Non basta il disastro che sta causando all'Orchestra Sinfonica Siciliana. E chi vorrebbe al vertice del Massimo? Si teme, immaginando l' autentica capra, che però bruca e fa latte nel suo giardino, che spingerebbe Schifani. Uno schifo! 


 

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