Sergio Mattarella parla in aula magna alla Sapienza mentre da fuori arriva la musica sparata a tutto volume dalle tende degli studenti accampati con le bandiere palestinesi e contro "il genocidio" in corso a Gaza. Alla lettera ricevuta dai manifestanti questa mattina il presidente della Repubblica decide di rispondere, e non era per niente scontato: "Non voglio rinchiudermi nella torre d'avorio del rettorato, voglio dire quel che penso rispetto a ciò che avviene a Gaza, non voglio lasciare la domanda senza risposta: la questione della pace in Medioriente, e il diritto della sicurezza di Israele e quello dei palestinesi di avere uno Stato, è qualcosa che la comunità internazionale avverte con grande preoccupazione".
Il capo dello Stato spiega: "Ho detto pubblicamente e non in circostanze fortuite o informali, come all'Onu qualche giorno fa, che tutto quel che riguarda la dignità delle persone, ogni persona, la necessità di rispettare il diritto umanitario, è inserito nella nostra Costituzione. Questo criterio vale per le popolazioni civili, come per Gaza e il popolo palestinese, con un gran numero di orfani e persone senza case, vale per le ragazze uccise e stuprate mentre ascoltavano musica in un rave in Israele e per i bambini sgozzati quel 7 ottobre, vale per chi è stato impiccato in Iran per una canzone o per il rifiuto di indossare il velo".
Mattarella ricorda la propria richiesta di un cessate il fuoco al governo israeliano, sottolinea che "per la nostra Repubblica tutte le violazioni dei diritti umani vanno denunciate, la rivendicazione della libertà e la condanna della sopraffazione, non cambiano a seconda delle relazioni internazionali. Questa consapevolezza è avvertita nelle università e in chi le frequenta, le università sono luogo di critica e talvolta dissenso del potere, sempre in collegamento con gli atenei di ogni parte del mondo". Per questo "ribadisco l'auspicio del dialogo, nell'ambito del mondo accademico e nel reciproco rispetto, con tutto ciò che attiene con l'effettività del diritto allo studio".
Parole accolte con un grande applauso dalla platea, parole quindi di pace e di ascolto verso le rivendicazioni studentesche degli ultimi mesi, non solo negli atenei italiani ma in tutto il mondo. Ribadendo però un concetto: l'università educa alla libertà e al confronto, anche con i corrispettivi centri di studio in Israele.
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