Nella Giornata internazionale contro l’Omofobia, la Transfobia e la Bifobia, l’Italia si sveglia con il monito del capo dello Stato. Per Sergio Mattarella, il Paese «non è immune da episodi di omotransfobia». Il Capo dello Stato parla di «lacerazioni alla convivenza democratica» e lancia l’avvertimento: «Non è possibile accettare di rassegnarsi alla brutalità». Dal Quirinale, giunge l’invito alle istituzioni, affinché si impegnino «per una società inclusiva e rispettosa delle identità». Poco dopo, arriva il messaggio della premier. Per Giorgia Meloni «il governo è, e sarà, sempre in prima linea» nel contrasto a «discriminazioni e violenze inaccettabili».
Nel pomeriggio, da Bruxelles, il colpo di scena che scatena la polemica. L’Italia è tra i nove Paesi dei 27 Ue che non firmano la dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore delle comunità Lgbtiq+, preparata proprio in occasione della Giornata internazionale. Fonti del ministero della Famiglia, guidato da Eugenia Roccella, parlano di una decisione presa giorni fa. Probabilmente già in occasione della riunione a Bruxelles dei ministri dell’Unione responsabili dell’uguaglianza, in cui la presidenza belga del Consiglio dell’Ue aveva deciso di porre al centro dell’agenda europea i diritti Lgbtiq+.
I firmatari del testo, tra cui tutti i grandi Paesi europei, «si impegnano ad attuare strategie nazionali per le persone Lgbtiq+», oltreché a sostenere la nomina di un nuovo Commissario per l’uguaglianza in vista della prossima Commissione. L’Italia dice no, insieme a Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia, Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Per il ministero di Roccella, è «ovvio» il criterio che ha determinato la scelta: la dichiarazione «era in realtà sbilanciata sull’identità di genere, quindi fondamentalmente il contenuto della legge Zan».
Dure le reazioni delle opposizioni, a partire dal Partito Democratico. «Che rabbia e che vergogna questo governo che decide di non firmare, - dichiara la segretaria Elly Schlein - non è accettabile». La leader ricorda la firma arrivata dallo stesso esecutivo l’anno scorso e affonda: «quest’anno non lo fa per fare campagna sulla pelle delle persone discriminate». Netto il leader M5s Giuseppe Conte: «l’Italia ha deciso di inseguire il modello culturale orbaniano, questa è la posizione reazionaria di chi ci governa». Posizione simile espressa da Riccardo Magi di +Europa: «Meloni schiaccia il nostro Paese tra i piccoli staterelli omofobi». Per Ivan Scalfarotto, responsabile Esteri di Italia Viva, si tratta di una «scelta scellerata». «Decisione inaccettabile» anche per Avs. Da Azione, la deputata Daniela Ruffino parla di una «brutta pagina».
E lo stesso Alessandro Zan, la cui legge viene richiamata dalle fonti del ministero, va all’attacco. Parla di una destra «vigliacca», che nell’ottobre 2021 «ha esultato in Senato come allo stadio per aver affossato il ddl Zan: ora vuole continuare a violare i diritti delle persone lgbtquia+». Definisce quindi «ipocrita» il post comparso sul canale ufficiale del ministero dell’Istruzione in ricordo della Giornata: «una pennellata di rainbow-washing dietro cui c’è tutta l’omotransfobia dilagante nelle istituzioni».
A fine giornata, la ministra Roccella replica: «la sinistra usa l’omofobia per nascondere il suo vero obiettivo, il gender». Ricorda quindi che il governo ha firmato la dichiarazione europea contro omofobia, bifobia e transfobia, «ma non firmeremo nulla che riguardi la negazione dell’identità maschile e femminile». La presidente del Consiglio non entra nella querelle. Rimane la sua dichiarazione mattutina, in cui si riferisce anche al passaggio dell’intervento di Mattarella sugli oltre sessanta Paesi in cui l’omosessualità viene punita con la reclusione. La premier ribadisce il compito di «tenere alta l’attenzione della comunità internazionale» sulle persecuzioni e sugli abusi «che in molte nazioni del mondo vengono ancora perpetrati in base all’orientamento sessuale». Poi fa riferimento alla «difesa della dignità di ogni persona sancita dalla Costituzione». Nel centrodestra, dichiarazioni contro le discriminazioni anche dal ministro Antonio Tajani e dal presidente della Camera Lorenzo Fontana. In particolare il titolare della Farnesina, poco prima della notizia del voto contrario dell’Italia, aveva garantito che «i diritti sono inviolabili».
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