Tutte le ipotesi circolate nel mondo in queste ore, sulla morte prematura di Navalny nel carcere 'ghiacciato', non lontanissimo dal Circolo Polare Artico, possono riassumersi in due gruppi: quelle attendiste e quelle accusatrici; le seconde, di gran lunga più numerose delle prime, quasi sempre uscite dalle bocche dei più illustri commentatori del pianeta. Per limitarci all'Italia, quella del ministro Tajani: ?mi auguro che Navalny sia morto di morte naturale'; - come dubitarne, ndr - o quella di Crippa, vice di Salvini: tutti pronti a dare la colpa a Putin; aspettiamo di sapere come sono andate le cose dall'indagine in corso, subito promossa da Putin che non vuole passare per assassino. Passare per assassino, davvero non se lo merita Putin - aggiungiamo noi alla dichiarazione di Trippa.
E mentre il mondo intero si interroga sulla morte in carcere del quarantasettenne Navalny, dissidente, e oppositore del regime , senza arrivare ad una conclusione che metta tutti d'accordo - limitandoci all' Italia Salvini è contro tutti e 'quasi' a favore di Putin, e Meloni è possibilista ecc...ecc...- giunge opportunamente la convincente dichiarazione di Maria Zakharova, portavoce del Ministro degli Esteri, ma anche unico volto limpido e rassicurante del regime.
In Russia vengono praticati da molta parte della popolazione gli sport, tutti gli sport, e quelli di atletica sopra tutti. Li pratica gente di ogni età e ceto sociale, di ogni convinzione politica e religiosa. E, del resto, sottolinea Zakharova - alle Olimpiadi, fino a quando l'Occidente crudele non ci ha esclusi dalle competizioni internazionali, i nostri atleti facevano incetta di medaglie di ogni metallo, dall'oro al bronzo.
Anche Navalny praticava uno sport - ha aggiunto la portavoce - oltre quello dell'opposizione, dura benchè ingiustificata, al regime: la maratona, e per questo si allenava quotidianamente, sfidando il clima gelido della sua residenza al Polo; e forzando probabilmente il suo fisico che dalle ultime foto, appariva un pò provato. Nonostante, è risaputo, non gli mancasse nulla, per precisa disposizione di quello che lui considerava il più acerrimo nemico, suo e del popolo russo, Vladimir Putin.
E' accaduto, in uno di quei suoi allenamenti durissimi, in vista della prossima maratona moscovita di marzo, che abbia avuto un mancamento, 'gli è preso un colpo' - direste voi Occidentali - ed è caduto a terra. I medici, subito accorsi, non hanno potuto fare altro che constatarne la morte. Maledetto sport, verrebbe da dire. Perchè - ha concluso la Zakharova - teneva tanto alla forma atletica in vista di quella dannata maratona? Poteva risparmiarsi, e pensare alla salute.
Comunque Putin e tutta la Russia porgono le condoglianze ai suoi famigliari, che, maleducatamente e sprezzantemente, le hanno respinte. Ingrati e irriconoscenti!
Per tutti coloro che non credono alla versione del Cremlino, esposta da Zakharova, valga l'esempio di numerosi altri russi che nell'era di Putin, per la voglia di praticare lo sport, anche quando non avevano il fisico adatto, hanno firmato la loro condanna a morte. A cominciare da quella giornalista - Politovskaja, ci sembra si chiamasse - che usciva sempre di sera, e tornava a casa nelle gelide notti moscovite: una notte, per il buio causato da un blackout elettrico, inciampò sull'uscio di casa e sbattè la testa, andandosene al creatore.
Proseguendo ricordiamo almeno altri due casi dei tanti: il primo, quel russo, non giovanissimo che praticava il salto in lungo ed una volta, per allenarsi in casa, è saltato dalla finestra, dimenticando che abitava al dodicesimo piano; e quell'altro che, abitava in una villetta , e avendo notato che la sua tv non prendeva molte stazioni, fidandosi della sua forma fisica, si è avventurato sui tetti da dove è scivolato, finendo morto a terra.
Negli ultimi tempi, se è vera la notizia, a causa di questi incidenti deplorati dal regime, alcuni russi - si conoscono i nomi di quelli in vista, sempre più numerosi ndr.- si stanno allontanando dalla pratica sportiva, che, come si vede, può nascondere molte insidie, alcune anche mortali. Come nel caso di Navalny, per la cui morte Maria Zakharova ha offerto al mondo l'unica versione convincente.
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