Il funerale di Alexei Navalny, il nemico numero uno di Putin, scomparso 10 giorni fa in una colonia penale oltre il Circolo polare artico, è ancora avvolto nel mistero. Ma sul decesso del dissidente, alla Russia di Putin arriva un appoggio imprevisto, niente meno che dal suo peggiore nemico. Secondo il capo dell’intelligence ucraina, il generale Kirill Budanov, l’ex politico di opposizione, spirato a 47 anni, sarebbe morto davvero di morte naturale, come dicono le autorità russe e non assassinato. Budanov lo ha detto chiaramente rispondendo a una domanda sul tema alla conferenza ’Ucraina.2024’. "Devo deludervi – ha spiegato il generale – ma sappiamo che Navalny è morto per un coagulo di sangue. Purtroppo, è una morte naturale". Un assist al Cremlino, forse un messaggio in attesa di un possibile negoziato. Certo, vanifica in parte giorni in cui la famiglia del dissidente e anche alcuni giornalisti d’inchiesta hanno detto esattamente il contrario, ossia che Navalny è morto a causa delle detenzioni disumane, forse aiutate da percosse e tecniche in uso ai servizi segreti come il ‘pugno al cuore’ per provocarne la morte facendo finta che sembrasse naturale.
Dopo giorni di videomessaggi e di aggiornamenti sui social, la famiglia tace. Nessuna informazione sui funerali del dissidente, né su dove e quando si terranno, né soprattutto sulla forma. La madre e la moglie di Navalny sulla questione sono state oltremodo chiare. L’obiettivo è dare la possibilità alle tante persone che hanno apprezzato l’opera di denuncia e opposizione a Putin del defunto di poterlo salutare in maniera degna. L’ipotesi però piace poco al Cremlino. Esequie pubbliche potrebbero trasformarsi in una manifestazione di protesta, e la tomba del politico di opposizione in un vero e proprio monumento alla resistenza.
Il precedente storico c’è. Quando morì il premio Nobel Andrei Sacharov, il funerale si trasformò in un corteo di protesta al quale parteciparono decine di migliaia di persone. La famiglia vorrebbe che i funerali di Navalny si tenessero proprio nel centro che porta il nome di Sacharov e che è stato chiuso dalle autorità russe poco dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Fonti russe hanno detto che ci sarebbe in atto un vero e proprio braccio di ferro fra le due parti. Un altro motivo per cui la famiglia vorrebbe le esequie al Centro Sacharov è che proprio qui, nel 2015, si tennero i funerali di Boris Nemtsov, oppositore liberale assassinato con colpi di pistola a poca distanza dal Cremlino. Troppi simboli tutti assieme, quando alle elezioni presidenziali mancano appena tre settimane. Putin ha già la vittoria in tasca, ma questa volta vuole un trionfo, sul quale non sono ammesse sbavature.
Nessun commento:
Posta un commento