lunedì 19 febbraio 2024

Milano. Aldo Ceccato festeggia i suoi 90 anni con una messa cantata nella storica Basilica di San Marco, domenica 25 febbraio ( da Vivimilano, di Gian Mario Benzing)

 Difficile crederlo, visto che li porta da cinquantenne, eppure il direttore d’orchestra Aldo Ceccato, che gli appassionati milanesi hanno  applaudito per molte stagioni (dal 1999 al 2005) come guida stabile dei “Pomeriggi Musicali”, oltre che alla Scala e alla “Verdi”, compie  90 anni. Potrebbe spegnere le candeline per conto suo e invece invita tutti a un’originale “festa”, insieme spirituale e musicale,  praticamente il ritratto del suo stile e del suo essere: domenica 25 febbraio alle ore 12, nella basilica di San Marco (la più musicale di Milano, quella che ospitò Mozart fanciullo), Ceccato “si” festeggia con una santa Messa.

Celebra don Luigi Garbini (che è anche un compositore) e, per quel che consente la Quaresima, c’è un fiume di musica stupenda, intonata da un ensemble di pregio, il coro “Ars Cantica” diretto da Marco Berrini. Architrave di tutto, la Missa “Veni, sponsa Christi” di Palestrina, di cui ascoltiamo “Kyrie”, “Sanctus” e “Agnus Dei”. Poi: l’introito è un omaggio a uno dei maestri di Ceccato, e maestro di tutti i più grandi direttori milanesi, l’indimenticabile compositore Bruno Bettinelli, con il suo mottetto “Domine convertere”. Nel mezzo, un salmo dello stesso Berrini, “O esca viatorum” di Orlando Dipiazza, “Sicut cervus”, uno dei capolavori di Palestrina, e “O sacrum convivium” di Luigi Molfino.

Nel congedo, “Heilig, heilig”, ovvero il Sanctus dalla “Deutsche Messe” di Schubert e l'”Ave Maria” di Arcadelt. Un bel ringraziamento per così tanti decenni obiettivamente pieni di doni: la consorte, Eliana, figlia del maestro Victor De Sabata, i figli e la schiera dei nipoti, i mille successi alla Scala (nel ’67 il suo debutto fu un “Egmont” di Beethoven con regia di Luchino Visconti e in scena Romolo Valli, Carlo Giuffrè, Ottavia Piccolo…), la carriera internazionale (direttore stabile alla Sinfonica di Detroit, alla Filarmonica di Amburgo e a quella di Bergen, poi a Hannover, a Brno e a Malaga…), i saggi (il più recente, “I quattro demiurghi della bacchetta”, racconta l’arte di Furtwaengler, Walter, De Sabata e Celibidache); non ultimo l’affetto tenace di tutto il pubblico, che in lui ha sempre ammirato non solo l’arte e la profondità, ma anche le doti umane, dalla comunicativa alla generosità: di recente, il maestro ha donato tutta la sua vasta biblioteca di partiture e un pianoforte Steinway alla Fondazione Polli Stoppani di Bergamo, affinché tutto il suo patrimonio storico possa essere fruibile dai musicisti – di oggi e di domani.

 

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