Indignata. Furibonda. Incazzata". Lidia Ravera è a Firenze, kermesse libraria Testo, alla Stazione Leopolda. Sta firmando le copie del suo ultimo romanzo: Un giorno tutto questo sarà tuo in libreria da tre giorni per Bompiani. Parla con le persone, coi lettori, ma non solo di letteratura. Il protagonista del suo ultimo romanzo è un adolescente. E di adolescenti si finisce a parlare.
Meglio, l’autrice, con Marco Lombardo Radice, del celeberrimo Porci con le ali (romanzo cult del 1976 ambientato nel più famoso liceo di Roma, il Mamiani), la portano a parlare di qualcosa che la tormenta in queste ore: i fatti (fattacci) di Pisa e Firenze, le manganellate ai ragazzi che manifestavano per la Palestina: "Non appoggiavano Hamas. Protestavano per le condizioni sempre più pazzesche in cui vivono e muoiono migliaia di palestinesi. Manifestavano per i loro coetanei di laggiù, per i diciassettemila minorenni rimasti orfani, per la popolazione che piange trentamila vittime. Innocenti. No, quello che ha fatto la polizia è indegno di un Paese democratico. O che dice di essere tale".
Poliziotti colpevoli, quindi?
"La colpa è di chi dà gli ordini non di chi li esegue".
Quale clima si respira nel Paese?
"Tossico. Di repressione del dissenso. Sembra di essere tornati a Genova, alla scuola Diaz. Del resto: hanno incominciato col criminalizzare i rave, poi c’è stato il 5 in condotta per gli occupanti nelle scuole. Adesso manganellate ai manifestanti. Un’insegnante mentre le firmavo il libro mi ha detto che ci sono 11 minorenni in ospedale, sarà vero? Vogliamo parlarne?".
Però in questi anni nessuno ha reagito...
"Non è vero. Ci sono stati dei movimenti, dalle Pantere alle Sardine….".
C’è chi sostiene che i manganelli non educano al rispetto delle istituzioni, non sono un esempio di educazione civica...
"Beh, non mi pare una grande scoperta. Comunque sì, è così".
Però il presidente Sergio Mattarella è stato chiaro...
"Mattarella non interviene quasi mai. È sempre misurato. Se è intervenuto mi pare il caso di trarre le debite conseguenze, dev’essere una situazione proprio grave".
Se li aspettava quei manganelli?
"Sì. A pensarci bene sì. È questo il clima politico che subiamo. Un clima manganelli".
E voi intellettuali che cosa potete fare?
"Io non mi definirei un’intellettuale, sono una narratrice. Tutto quello che posso fare è raccontare, magari dando voce a un adolescente".
Ma l’impegno politico dov’è fi nito?
"L’impegno non finisce mai, è un modo di stare al mondo. Quello che diventa sempre più difficile è spostare qualcosa, contare, incidere".
Va bene, ci dica com’è finito.
"La politica nasce come passione, poi diventa una professione… E con i professionisti della politica non è facile relazionarsi, per noi orfani di una passione. Comunque, Elly Schlein ha preso una posizione chiara. Per i palestinesi, per gli Israeliani pacifisti, a fianco degli studenti manganellati. È un buon segno".
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