Il Baroque rock di Margherita Vicario risuona alla Berlinale nel giorno del secondo film italiano in gara. Gloria! (arriverà in sala il 21 aprile). È l’opera debutto dell’attrice e cantautrice, 36 anni. La incontriamo al Palast, emozionata e determinata “sono proprio su di giri, mi devo placare – confessa - Però è una bellissima novità per me. Sono felice che tutto questo lavoro abbia già trovato una una casa così bella”. Il titolo squillante del film “nasce proprio da Dal Gloria di Vivaldi, è stato una delle prime ricerche che ho fatto quando ho iniziato a scrivere. E poi, come succede spesso nella musica, a volte delle parole ti attraversano e dici ‘questa parola mi piace’ e poi piano piano ti rendi conto che in quella parola c'è tutto il senso del di quello che stai facendo e quindi non l'ho più abbandonata. Gloria vuol dire tante cose, etimologicamente vuol dire farsi ascoltare. Quindi era una parola perfetta per il film”.
La storia racconta di alcune giovani musiciste che faticano a far sentire la propria voce come performer, ma soprattutto dal punto di vista autoriale, in questa Italia così statica e così non così lontana da quella di oggi.
“Sì, è un film in costume d’epoca, che parla anche un po’ di oggi. Io le protagoniste le ho sempre pensate come le nostre cugine di tre secoli fa. Si parla di queste eccellenze, di queste musiciste che venivano educate alla musica, erano orfane accolte in istituti di accoglienza dove suonavano per la gloria di Dio. Sicuramente molte di loro avevano delle capacità compositive che non sono mai passate alla storia, non si potevano esprimere. A fine ‘700 si poteva suonare nei salotti dei nobili, ma non era certo un mestiere. E quindi lo prendo come pretesto per parlare di queste ragazze che fanno una specie di ribellione. hanno voglia di esprimersi”...
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