lunedì 26 febbraio 2024

Le sette ultime parole di Gesù sulla Croce, visitate da Haydn. Ora ci ha provato anche Marcello Filotei. Roma, IUC martedì 27 febbraio

                                               Istituzione Universitaria dei Concerti

I CONCERTI DELL’AULA MAGNA

79aStagione 2023-2024

Martedì 27 febbraio ore 20.30 
Ars Ludi Ensemble
Gianluca Ruggeri maestro concertatore
Patrizio La Placa baritono 

Marcello Filotei  
“7”
Meditazione su Septem verba Christi in cruce di Joseph Haydn per percussioni, baritono ed elettronica (2023)
Opera commissionata e trasmessa in prima mondiale radiofonica da Radio Vaticana 
Prima esecuzione assoluta in concerto

Il concerto sarà preceduto da un incontro con il compositore Marcello Filotei
Intervengono
Marco Di Battista, Giornalista e producer dei programmi musicali della Radio Vaticana
Giovanni D’Alò, Direttore artistico della IUC

Riflessione tra passato e presente, tradizione e sperimentazione è “7” – Meditazione su Septem verba Christi in cruce di Joseph Haydn per percussioni, baritono ed elettronica (2023) del compositore romano Marcello Filotei. Commissionato e trasmesso in prima mondiale radiofonica da Radio Vaticana lo scorso aprile, il pezzo è atteso in prima assoluta in concerto all’Istituzione Universitaria dei Concerti, martedì 27 febbraio alle 20.30 in Aula Magna, nell’esecuzione dell’Ars Ludi Ensemble con Gianluca Ruggeri maestro concertatore e la partecipazione del baritono Patrizio La Placa, cantore della Cappella Musicale Pontificia Sistina.

Le ultime sette parole di Cristo sulla Croce sono state messe in musica continuamente, - ci racconta Marcello Filotei - in tutte le epoche. Evidentemente in ogni tempo gli artisti si sono sentiti chiamati in causa. Si tratta quindi di capire cosa significano per noi oggi. Nella mia meditazione personale sono partito dal capolavoro di Haydn, dal quale ho preso la struttura: un'introduzione, sette movimenti e un terremoto finale. Ovviamente non era possibile né utile una trascrizione. In primo luogo perché Haydn usa milioni di note, e io quasi solo rumori. Poi perché anche quando le percussioni sono intonate, spesso risultano imprecise. Non a caso si dice “stonato come una campana”. Ma soprattutto in un mondo “stonato” e confusionario che senso avrebbe avuto descrivere l'ordine. Poi c'era l'esigenza di parlare a tutti, ovunque. Per questo il brano si chiama 7 (scritto a numero), in modo che ognuno possa leggerlo nella propria lingua. E per questo il baritono canta in latino, il linguaggio verbale più universale che conosco. Ma resta aperta la questione centrale: che significa ogni parola che Cristo pronuncia per me oggi. Facciamo un esempio: Sitio (“ho sete”). Io l'ho interpretata come un'emergenza del corpo, e per questo in quel movimento ho utilizzato soprattutto colpi delle mani sulle pelli, ma anche un crotalo che viene a tratti immerso in una vasca, per cercare di capire che differenza c'è tra avere l'acqua e non averla. Lo stesso ragionamento si può fare per ogni momento del brano, ma in particolare ce ne è uno in cui ho avuto bisogno dell'elettronica: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Forse non in questo modo, ma tutti ci siamo sentiti abbandonati in qualche momento, a qualsiasi latitudine. E allora ho chiesto ai colleghi di Radio Vaticana di pronunciare nelle loro lingue madri questa frase. Uomini e donne che chiedono aiuto, o, con un certo cipiglio, vogliono proprio capire “perché” sono rimasti soli. Mentre le loro voci si diffondono grazie agli altoparlanti, le percussioni improvvisano su alcune idee ricorrenti. A volte soffocano le richieste d'aiuto, altre le fanno emergere. Come succede nel mondo, dove sembrano esserci sofferenze di serie A e dolori di serie B. 

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