Il caso Navalny (e le velate minacce di Putin all’Italia) spingono il governo a indurire la linea nei rapporti con il regime russo. A sera, il ministro degli Esteri Antonio Tajani fa sapere di aver convocato l’ambasciatore di Mosca, che oggi dovrà presentarsi alla Farnesina. Ma in tutta Europa le relazioni diplomatiche col satrapo di Mosca si inaspriscono: l’incaricato d’affari russo presso la Ue viene convocato a Bruxelles per registrare «l’indignazione» per un assassinio «la cui responsabilità ricade su Putin».
Intanto l’altro vicepremier, Matteo Salvini, torna nella bufera per eccesso di garantismo verso il regime putiniano: «Difficilmente riesco a sapere cosa succede in Italia, come posso giudicare cosa è successo dall’altra parte del mondo? - dice - Capisco la posizione della moglie di Navalny, è giusto fare chiarezza. Ma la fanno i medici, i giudici, non noi».
Una replica piuttosto secca arriva dallo stesso Tajani: «La Russia non tollera alcun elemento di democrazia: Navalny è stato ucciso da un sistema che è pericoloso anche per l’Europa. É indubbio che sia stato fatto morire dal Cremlino». Ironizza, dal centrodestra, anche Maurizio Lupi: «Sull’indipendenza della magistratura russa, e di tutte quelle che operano in regimi autoritari, è lecito nutrire più di qualche dubbio. Credo che ne sia conscio anche Salvini».
E al vicepremier della Lega arriva una tirata d’orecchi da Bruxelles: «La dichiarazione a 27, che è stata concordata anche dall’Italia, dice che la responsabilità ultima della morte di Navalny ricade sulle autorità russe», ricorda il portavoce agli Affari esteri della Commissione europea, Peter Stano. «Non serve un’indagine penale, è molto chiaro» chi sia il colpevole. «La raccomandazione ai membri di governo è di leggersi quello che i loro governi approvano».
Va subito al contrattacco, dal centrosinistra italiano, Carlo Calenda: «Se la Lega e Salvini non smentiranno pubblicamente il rinnovo dell'accordo con il partito di Putin Russia Unita, Azione presenterà una mozione di sfiducia contro il vicepremier. Un ministro della Repubblica non può essere partner politico di un dittatore assassino e imperialista che vuole disgregare l’Ue», annuncia.
«C’è un serio problema di sicurezza nazionale: la Lega deve produrre la lettera in cui ha disdetto l'accordo con Russia Unita». Il Pd di Elly Schlein (che ha il problema dei filo-russi di Giuseppe Conte) per ora non raccoglie. Intanto il leghista Borghi prova a smorzare la polemica: l’accordo sottoscritto nel 2017 (dopo quindi l’invasione della Crimea) tra la Lega e il partito di Putin «prevedeva che dopo cinque anni dalla firma si sarebbe tacitamente rinnovato. Ma cinque anni dopo (ossia nel 2022, anno dell’invasione dell’Ucraina, ndr) nessuno se ne ricordava più», è la sua giustificazione.
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