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 Redazione

Martedi 11 aprile è stato approvato in Consiglio dei Ministri il Documento di Economia e Finanza per il 2024-2026. All’interno del Def 2023 sono contenute diverse misure delle quali si è discusso in questi mesi, dal taglio del cuneo fiscale alla riforma delle aliquote Irpef alle pensioni. Nel documento sono presenti anche le stime sul prodotto interno lordo e sugli obbiettivi di indebitamento del Governo. Vediamo tutte le misure del Def 2023 nel dettaglio.

Le previsioni su Pil e deficit nel Def 2023

Il Documento di Economia e Finanza 2024-2026 prevede una crescita del Prodotto interno lordo italiano dell’1 per cento nel 2023 e dell’1,5 per cento su base programmatica nel 2024 (rispettivamente 0,9 e 1,4 per cento è invece la crescita tendenziale). Quanto agli obbiettivi di indebitamento netto del Governo, sono confermate le previsioni dello scorso novembre: il deficit sarà del 4,5 per cento nel 2023 (stima tendenziale 4,35 per cento), del 3,7 per cento nel 2024, del 3 per cento nel 2025 e del 2,5 per cento nel 2026. La pressione fiscale dovrebbe passare dal 43,3 per cento del 2023 al 42,7 per cento nel 2026. “Il mantenimento dell'obiettivo del 3,7 per cento del Pil, si legge, - creerà uno spazio di bilancio di circa 0,2 punti di Pil (circa 4 miliardi), che sarà destinato al Fondo per la riduzione della pressione fiscale, al finanziamento delle 'politiche invariate' a partire dal 2024 e alla continuazione del taglio della pressione fiscale nel 2025-2026”.

Il rapporto debito/Pil 2023

Secondo quanto calcolato, nel 2022 il rapporto debito/Pil è risultato pari al 144,4%, 1,3 punti percentuali in meno rispetto alle precedenti previsioni. Secondo le previsioni, tale rapporto dovrebbe scendere nel 2023 al 142,1%, nel 2024 al 141,4, fino a raggiungere il 140,4% nel 2026 ma, si sottolinea, tale previsione deve tenere conto della presenza del superbonus, di cui non si possono ignorare gli effetti sulla riduzione del rapporto Debito/Pil che si sarebbero potuti registrare in sua assenza.

Def 2023, il taglio del cuneo fiscale

Tra le misure del Def 2023 c’è il taglio del cuneo fiscale, in particolare, si legge, “ con un provvedimento di prossima attuazione” si introdurrà “un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi a valere sull’anno in corso” che “sosterrà il potere d’acquisto delle famiglie”e “contribuirà alla moderazione della crescita salariale”per evitare “una pericolosa spirale salari-prezzi”.

Riforma Irpef 2024 nel Def

Novità anche per la riforma del fisco, con il taglio delle aliquote Irpef che scenderanno da quattro a tre a partire dal 2024. Il finanziamento di questa riforma dovrebbe essere reperibile dai tagli di bilancio o dalla riforma stessa.

Def 2023: cosa succede alle pensioni

Per quanto riguarda le pensioni, il Def 2023 rinvierà la cosiddetta Quota 41, ovvero la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi a qualsiasi età anagrafica. La copertura per questa misura è infatti di 4 miliardi per il primo anno fino ad arrivare a 75 miliardi in dieci anni. Probabilmente nel 2024 ci sarà una proroga della Quota 103.

Bollette e misure per la famiglia nel Def 2023

Come aiuti a famiglie e imprese, nel secondo semestre 2023 è previsto un intervento sotto forma di sconti sulle bollette, in attesa dell’auspicato calo dei prezzi dell’energia (e di conseguenza di luce e gas). Intervento di cui comunque non si è discusso nel Cdm dell’11 aprile, mentre si è parlato di misure di contrasto al calo demografico, annunciando “nuove misure” per affrontare con “concretezza” il problema del calo demografico e delle nuove nascite.

Riforma delle Pmi nel Def 2023

Con il Def 2023 la soglia di capitalizzazione per essere definita Pmi salirà, per le imprese, da 500 milioni di euro a un milione, con conseguente semplificazione delle regole sul mercato dei capitali al di sotto di questa soglia per consentire lo sviluppo delle imprese. Inoltre l’educazione finanziaria diventa parte dei programmi scolastici insieme all’educazione civica.

Sanzioni contro il vandalismo

Il vandalismo contro i beni culturali sarà punito con maggiore severità: multe da 20 a 60 mila euro oltre a sanzioni penali per chi danneggia il patrimonio artistico italiano, oltre a sanzioni amministrative da 10 a 40 mila euro per chi imbratta i beni o li utilizza in modo improprio. I proventi delle multe saranno usati dal Ministero della Cultura al ripristino dei beni stessi.