"Nel 1993 sono usciti i nostri primi tre libri: e pensare che nessuno di noi aveva esperienza nell’editoria, eccetto il professor Giorgio Agamben". Ricorda quell’inizio Stefano Verdicchio, direttore della casa editrice maceratese Quodlibet che festeggia trent’anni di attività. "Eravamo – spiega – tutti studenti di Agamben (docente di estetica). Lui ci faceva lavorare molto sui testi, ci ha iniziato all’attività di traduzione, aveva esperienza nell’editoria e ci ha indirizzato su questa strada. A ciò aggiungiamoci il nostro entusiasmo di fare qualcosa".
Verdicchio, chi sono stati i fondatori della Quodlibet?
"Io, Gino Giometti (che ne è stato il co-direttore fino al 2013 quando si è messo in proprio con l’omonima casa editrice Giometti&Antonello), Elettra Stimilli, Alejandro Marcaccio, Daniele Garbuglia, Elisabetta Baiocco e Giorgio Agamben. Poi si sono inseriti i maceratesi Fabio Ferretti, che dirige la collana musicale, e Manuel Orazi che ha portato nella casa editrice l’architettura, ora siamo una bella realtà anche in questo campo".
Ricorda i titoli di primi libri pubblicati nel 1993?
"“Bartleby, la formula della creazione“ di Giorgio Agamben e Gilles Deleuze tuttora richiesto; poi le raccolte di racconti “Una cena elegante“ di Robert Walser e “L’uomo che camminava per le strade“ di Silvio D’Arzo"...
Nessun commento:
Posta un commento