Era un giorno di fine febbraio quando Roberta Iannetti, 30 anni, dottoranda in Paleografia dell’ateneo di Ferrara, ha notato il singolare testo proprio sulla prima carta di un manoscritto che arrivava dell’ex convento di Santa Croce a Firenze...
"Quel codice contiene opere di Cassiano, monaco e scrittore ecclesiastico, ma mi sono accorta subito che quelle parole non erano la classica nota a margine, un commento o un’integrazione: avevo davanti proprio un altro testo, con la forma e i caratteri di una preghiera. Grazie ad alcune ricerche, confronti e verifiche, insieme al gruppo di lavoro, ci siamo resi conto che si trattava dell’Exhortatio, ma in una versione più lunga e soprattutto più antica rispetto a quelle che già conoscevamo".
Una versione più vicina a San Francesco...
"Sì. Infatti il testo dell’Exhortatio è stato tramandato attraverso due fonti più tarde, di secoli successivi. In questo caso, invece, siamo di fronte a un testo copiato già alla fine del Duecento, quindi pochi decenni dopo la sua composizione e dopo la morte di San Francesco. Questo dà anche il senso della diffusione e dell’importanza di quella preghiera già nella Firenze dell’età di Dante".
In cosa consiste la novità? "Nella versione riscoperta sono presenti cinque versetti in più, e due di essi sembrano riferirsi proprio al gruppo di Francesco: per esempio, in un verso si rivolge a ‘Tutti i frati con cappucci’, ricordando l’abito che il Santo aveva voluto per sé e i per i suoi compagni. In un altro verso esorta a lodare Dio ‘tutti coloro che guardano questa tavola’: sembra infatti che San Francesco avesse scritto l’Exhortatio su una tavola dipinta, pare per una cappella dell’eremo di Cesi (Terni), e questo confermerebbe l’ipotesi"...
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