domenica 2 aprile 2023

A Giorgia Meloni preme soprattutto occupare tutto il possibile, un pò meno fare l'utile e necessario

 La premier non vuole perdere tempo e neppure attendere un minuto in più di quanto Lei stessa si è prefissa. Vuole la Rai tutta per sè e per i suoi alleati di Governo. E per farlo invoca un terremoto che rischia di coinvolgere molte situazioni nel paese. A partire dalla televisione pubblica che vuole occupare  in tempo utile prima delle Europee del prossimo anno, e che il suo alleato spaccone, intende esautorare con quegli strani discorsi sul canone. 

 Non c'è tempo da perdere. Meloni questo aprile darà il via, secondo le sue aspirazioni e i suoi piani, alle danze.

Deve andar via Fuortes, senza attendere che scada il suo mandato, nel 2024, d'estate. Troppo tardi. Via lui, procederà a mettere i suoi i quali a loro volta procederanno alle nomine interne.

 E già sui suoi da far entrare, come il direttore del TG 1, è in atto una protesta per il fatto che nel curriculum del candidito in opectore, un esterno, c'è scritto - 'molto vicino a Giorgia Meloni'.  Al che viene da dire : a noi che ci frega che sia vicino o lontano dalla premier, mentre sembra fregare  moltissimo a Lei?

Prima domanda. Fuortes va via ringraziando? Tutt'altro. Fuortes non andrà via se la premier non gli assicura un trasferimento adeguato. 'Adeguato' a cosa? Al suo rango. Dopo la Rai qualcuno pensa che si possa ritirare in campagna come Cincinnato?

 Non c'è campagna, seppur rigogliosa, nei suoi orizzonti. E se la Meloni non gli assicura un trasferimento di riguardo, lui non si dimetterà,  subito dopo aver fatto approvare il bilancio; costringendo il Cda a dimettersi e, solo allora, lui con  il Cda.

 La presidente del 'fare' non dovrebbe temere la permanenza di Fuortes in  Rai, fino alla fine del suo mandato. Dopo di che, ne nominerebbe uno di suo gradimento che potrebbe restare in Rai esattamente per un triennio, fino alla fine di questa legislatura.

 Ma Lei ha 'prescia', ne ha così tanta che ha costretto tutta la Scala - dipendenti e loro rappresentanti sindacali - a reagire duramente.

  Che cosa sono questi ricatti politici, questo velato voto di scambio? per ottenere cosa? La libertà della Scala non può essere toccata.  E anche Sala, stia attento prima di assumere una decisione. E, infatti, il sindaco ha subito comunicato che nessun cambiamento è previsto nella dirigenza scaligera. ed anche nei recenti consigli di amministrazione questo argomento non è mai stato all'ordine del giorno. Gli ha fatto eco anche il sovrintendente: ho rimesso su strada la Ferrari (Scala), vorrei guidarla. Giusta aspirazione.

Siamo curiosi di sapere che cosa accadrà se la Scala non accetta di interrompere anzitempo la collaborazione con Meyer per fare insediare al suo posto Fuortes. Che fa in quel caso la Meloni e cosa fanno  i suoi più stretti alleati, Sangiuliano e Sgarbi, che da mesi vanno dicendo che non può essere che in Italia  alcune delle più grandi istituzioni culturali sono in mane straniere? Dimenticando che quegli stranieri,  sono stati chiamati dopo aver superato una selezione? E, dei quali, va aggiunto, gli stessi Sangiuliano e Sgarbi, in più di una occasione hanno sottolineato le qualità professionali? Devono cambiare aria solo perchè non sono italiani? 

 Noi non siamo preoccupati per il futuro lavorativo di Fuortes, non  ci frega affatto; si arrangerà nella peggiore delle ipotesi e poi gli farebbe bene anche un periodo di riposo; ci preoccupa invece e molto il fatto che Giorgia la donna, l'italiana,  la madre e  la cattolica, ora che è anche la premier tratti il Paese come fosse la stanzetta della sua amatissima figlia, dove può cambiare la posizione dei mobili come e quando vuole e magari sostituire quelli attuali con nuovi.

 A questa Giorgia deve essere impedito! Ci piacerebbe vedere le maestranze scaligere scendere in piazza per protestare contro l'avvicendamento alla sovrintendenza del teatro e difendere l'autonomia della gestione del massimo teatro italiano, emblema del paese nel mondo, dalle mire di una premier di passaggio che forse alle prossime elezioni, se non prima, tornerà a casa, e noi speriamo, senza aver fatto troppi danni, come ci viene da temere e vorremmo fosse impedito.


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