mercoledì 2 giugno 2021

La cultura ci aiuterà a mangiare, dopo la pandemia. Intanto c'è fame di cultura ( da Il Sole 24 ore, di Marilena Pirrelli)

 Con la cultura ci si nutre, eccome, e si muove anche l’economia. Soprattutto dopo la lunga e dura esperienza della pandemia. Le Gallerie degli Uffizi sono le prime a uscire allo scoperto: nel primo mese di riapertura si è sfondato il muro dei 100mila visitatori, 102mila per l’esattezza, con un +40% di presenze tra la prima e la quarta settimana di maggio, tra Uffizi, Palazzo Pitti e Giardino di Boboli, con un trend crescente nell’ultima domenica del 30 maggio con 8.418 visitatori, con elevata qualità e sicurezza della visita, assicurano dal museo. Hanno incentivato la visita anche le diverse formule dei biglietti come il Passepartout 5 days acquistato ben 3.625 volte (biglietto cumulativo al circuito museale).

 

«Si riconferma il ruolo sociale del museo: agli Uffizi oltre agli italiani da tutta la Penisola, sono arrivati anche i primi visitatori stranieri - commenta il direttore Eike Schmidt - con un benefico effetto-traino per l’economia non solo di Firenze, ma dell’intera Toscana. È un segno concreto che fa tirare un sospiro di sollievo alla città e agli operatori del settore turistico, dopo quasi un anno e mezzo di fermo».

Il museo, nei momenti di necessità trasformato anche in hub vaccinale - da Capodimonte a Napoli al Castello di Rivoli passando per il Museo della Scienza di Milano, sempre accanto alla comunità, - torna ora a svolgere il suo ruolo di agorà culturale, finestra sui mondi e luogo d’incontri. Grazie anche alla forza degli interventi di sostegno 502 milioni di euro dal Ministero della Cultura per piccoli e grandi musei, statali, partecipati e privati, per i servizi educativi e le mostre e, soprattutto, per la digitalizzazione, insomma per non lasciare indietro la cultura.

 

Anche il Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza finanzierà progetti e investimenti per cultura e turismo per un valore totale di 6,68 miliardi di euro, pari al 3,5% sul totale di 191,5 miliardi, contro l’1,5% del Portogallo, il 2% della Francia, l’1,2% della Spagna e 0 della Germania, secondo lo studio comparato tra i recovery plan condotto da Civita su cinque paesi europei. E se ci vorrà tempo per tornare a recuperare quel 77% di visitatori persi dai musei statali, pari a 40 milioni tra appassionati e turisti e circa 200 milioni di incassi, la luce si comincia a vedere in fondo al tunnel.

Dalla Pinacoteca di Brera di Milano i dati sono confortanti dalla riapertura il 4 maggio il totale visitatori è di 7.243 paganti - pari al 58% dei posti disponibili -, la maggior parte giovani. Naturalmente qualsiasi confronto pre pandemia è ingeneroso: nel 2019 erano 30mila (comprese anche le domeniche gratuite), mentre nel maggio 2020 il museo era chiuso, come tutti. Ma nel frattempo la Pinacoteca ha lanciato Brera Plus, la piattaforma della Pinacoteca dove è possibile vedere contenuti Extra che oggi supera i 30mila utenti. I visitatori sono restati agganciati ai musei grazie proprio al digitale in moltissimi casi. Bene anche il Museo Egizio di Torino che, a circa un mese dalla riapertura, ha accolto 31.983 visitatori. Tutto esaurito nei fine settimana.

 

A Roma anche nei Musei Vaticani, che hanno perso il 92% dei visitatori dal 2019, anno record da 6,8 milioni di presenze, il pubblico sale lentamente sempre contingentato sino a un massimo di 5mila al giorno e gli idiomi cominciano ad essere anche stranieri. Stesso discorso a Venezia, prenotazioni per settembre dagli Stati Uniti e dall’Asia. La Fondazione Musei Civici Venezia con aperture contingentate a partire da Palazzo Ducale e dal Museo Correr giorno dopo giorno apre gli altri musei del suo circuito.

«Su maggio 2019 abbiamo perso l’80% dei visitatori, ma quel 20% rimasto è importante - spiega il presidente della Fondazione MuVe Mariacristina Gribaudi - abbiamo riaperto il 26 aprile a oggi contiamo oltre 56mila presenze, tra italiani, tedeschi e francesi, mentre nelle prime settimane di maggio l’affluenza era composta da veneti e da visitatori dalle regioni limitrofe. Questa pandemia ci ha insegnato a essere viaggiatori più consapevoli e ci ha spinto alla relazione digitale che non ci abbandonerà più e accrescerà quella fisica nel futuro». Alla Pilotta di Parma ritroveremo un museo completamento nuovo, riallestisto, rivisate le collezioni - come per molti altri musei - e con nuovi spazi dedicati al Museo Bodoniano e alla biblioteca,

 

Buone notizie anche dai parchi archeologici: dal Colosseo la direttrice Alfonsina Russo registra un trend crescente di visitatori, molte le famiglie e le presenze anche straniere e annuncia il lancio a fine giugno della membership card e il gemellaggio con il Museo archeologico di Napoli sulla mostra sui Gladiatori. «Tante le iniziative cui stiamo lavorando dalle visite serali a reading su Dante, dalla possibilità di aprire il parco allo jogging all’educazione ambientale».

Mentre il Parco Archeologico di Pompei che ha riaperto il 27 aprile, già dai primi giorni ha registrato visitatori stranieri. «Nelle ultime settimane il flusso è via via aumentato - spiega il direttore Gabriel Zuchtriegel - fino a superare i 5mila ingressi nell’ultimo weekend. In totale a maggio sono entrati a Pompei oltre 26mila persone. Dati in ripresa con sempre più forza da tutti i musei anche piccoli e in attesa di estendere orari e giorni di apertura. I musei durante il lockdown hanno lavorato e ora sono pronti ad accoglierci.

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