Per capire l'essenza del problema - nel caso non fosse sufficientemente chiaro dall'articolo precedente, uscito su Il Fatto Quotidiano, a firma Vittorio Emiliani - vi raccontiamo un episodio occorso proprio a noi.
Quando Enrico Mentana traslocò dalla Rai a Mediaset, per aprirvi e dirigere il primo Tg di quell'azienda, noi gli telefonammo e chiedemmo di incontrarlo. Avevamo lavorato con lui nell'estate del 1986, in una lunga diretta da Villa Medici, per la Festa della Musica nel solstizio d'estate (che conducemmo in coppia) e successivamente in un programma per Rai 3 che abortì prima ancora di essere messo in onda di sabato pomeriggio, dal titolo provvisorio 'Domani Domenica', nel quale fummo chiamati dalla Rai ad occuparci di musica, e Mentana doveva essere il conduttore, che finì a tarallucci e vino dopo alcune settimane di prove ed aggiustamenti. inutili, perchè non c'era 'un'idea' di programma.
Appena varato da Mentana il Tg5 lo incontrammo per sottoporgli la nostra candidatura per seguire la musica 'classica'- usiamo un termine che oggi sembra essere stato sostituito da altri più efficaci, come 'forte', proposto da Quirino Principe e adottato sempre più frequentemente, specie nei consessi intellettuali.
Mentana apprezzò la nostra offerta ma ci disse molto sinceramente che lui aveva semmai bisogno di altri cronisti - che non sono mai troppi! - non di critici musicali, dando per scontato che la musica sarebbe potuta entrare forse semel in anno nel suo Tg, e dunque non c'era bisogno che vi fosse un critico musicale nella sua redazione. Nel tempo abbiamo spesso ascoltato qualche raro servizio del Tg5 firmato da una rampolla di casa Chailly, meglio che niente.
Torniamo alla Rai, oggetto della lunga reprimenda di Emiliani. Negli organici Rai - che non è la BBC- che ammontano a 13.000 unità circa, vi sono quasi 1800 giornalisti. Si consideri che in Rai ci sono parecchie reti, parecchi Tg, e ci sono le sedi regionali, tutte con una propria redazione per i Tg regionali.
Fra questi 1800 giornalisti circa, non ve ne è uno solo che capisca, ad esempio, di musica e se ne occupi in tutte le occasioni che, per quanto non frequenti, sono certamente più presenti che nei Tg di Mediaset o de La 7.
Se Mediaset, che ha ormai più di un telegiornale, dovrebbe avere qualche giornalista che capisca e si occupi di musica, di bellezze italiane (che non sono solo quelle di Miss Italia) e di altri argomenti più legati alla cultura ed allo spettacolo; a maggior ragione dovrebbe averlo la Rai (che dovrebbe essere lo specchio del nostro paese, ricco di storia e bellezza) che svolge servizio pubblico ed è finanziata dal canone. E invece no.
Nella foga del discorso, Emiliani, elencando vecchie glorie dei tempi che furono, quando, si potrebbe dire con il poeta.' beltà splendea...' sugli schermi televisivi pubblici, cita nomi che per quanta buona volontà avessero nello svolgere alcuni compiti, apparivano - o appaiono, i sopravvissuti - del tutto inadeguati. E fa il nome anche di Gregorio Zappi, nostro amico scomparso prematuramente, che si occupava di musica per il Tg1. I suoi servizi, costruiti tutti con una formuletta, sempre la stessa, che evidentemente soddisfacevano i direttori dell'epoca, erano banali, Emiliani. Si può dire.
Di conseguenza ciò che Emiliani evidentemente vuole difendere è il principio che nei Tg Rai un GIORNALISTA che capisca, anche MOLTO poco, di musica (come Zappi), come degli altri settori che rappresentano le eccellenze del nostro paese, ci debba comunque essere. E su questo siamo d'accordo con lui.
Solo che temiamo che la sua invettiva resterà inascoltata anche dalla Rai 'del Cambiamento' che presto vedremo attivata dal Governo 'del cambiamento', il quale la parola cultura non l'ha nemmeno citata nel contratto di governo, anche perchè la coppia Spaccone- Di Maio / Bullo-Salvini che guida tale cambiamento, non sa neppure dove sia di casa.
E perciò,si metta l'anima in pace Vittorio Emiliani, anche per un altro motivo: perchè nei giornali, i maggiori, che hanno tutti uno o più critici musicali, gli articoli di critica musicale, sono ridotti al lumicino per presenza ed estensione; e troppo spesso non sono molto lontani dalla formuletta superficiale che utilizzava Gregorio Zappi, nei suoi servizi musicali per il Tg1: striminziti, generici, superficiali, deferenti, in una parola INUTILI!
(E vediamo se questa volta l'Associazione Critici Musicali si rivolta nella tomba, nella quale sembra essersi rinchiusa, benchè all'anagrafe vi sia registrata ancora fra i vivi!)
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