giovedì 13 settembre 2018

I nuovi cantori di tragedie, secondo il critico musicale del Corriere che dimostra di non essere aggiornato sulla materia

Ieri il critico musicale del Corriere riferiva della prima assoluta di un nuovo lavoro di teatro musicale, andato in scena a Spoleto (non per il festival, ma per lo Sperimentale guidato da decenni e decenni da Michelangelo Zurletti), a firma Perocco, dal titolo 'Lontano da qui' e che aveva per argomento il terremoto nel centro Italia. Girardi argomentava la sua convinzione che Perocco sia diventato il cantore di grandi sciagure, mettendo in fila lo spettacolo spoletino e quello dello stesso Perocco, andato in scena l'anno scorso a Venezia, alla Fenice, intitolato 'Aquagranda'  e che si riferiva ad una famosa alluvione di Venezia mezzo secolo fa.

E' vero che Perocco si è già cimentato con due grandi tragedie, ma l'elenco dei musicisti specializzati in tali sciagure è più lungo. Quanto alla musica potremmo citare i casi di Silvia Colasanti - anche lei  ha lavorato sul terremoto in centro Italia, e di Roberta Vacca, per il terremoto aquilano del 2009.

Ma se vogliamo davvero indicare lo specialista di sciagure  per eccellenza, 'cantore' non 'profeta' di sciagure, non può sfuggire il nome di  Guido Barbieri che già a vari musicisti, in operazioni di diverso segno, ha offerto la sua competente sensibilità librettistica in fatto di tragedie. A cominciare da Portopalo ( musica di Antonio Nava) sul tragico naufragio di migranti; al terremoto dell'Aquila (per Lucia Ronchetti, 'Naufragio di terra' appunto); al primo disastro atomico, generato dall'esplosione di una centrale negli USA ( musica di Andrea Molino); al campo di Terezin (opera radiofonica dal titolo 'La corda spezzata'); e sempre sullo stesso tema della Shoah, 'Il viaggio di Roberto', musica di Paolo Marzocchi; fino alle recenti 'digiunatrici medievali, con 'Inedia prodigiosa', ancora per al musica corale Lucia Ronchetti ecc...

Barbieri aveva cominciato in coppia con Cappelletto, cantando il caso del celebre evirato Farinelli ed anche Gesualdo da Venosa; poi le loro strade di moderni 'drammaturghi' si sono separate: Barbieri ha preso la specializzazione 'disastri' e tragedie', il canto 'del dolore'; mentre Cappelletto ha ripiegato sul più comodo sfruttamento di musiche celebri  ( a differenza di Barbieri  che  rischia ogni volta  fornendo libretti a musicisti di oggi) nel confezionare ogni anno qualche spettacolo del quale egli stesso è protagonista, prestando la sua voce impostata, inascoltabile. Lo ha fatto con Beethoven, poi con Schubert, poi con Mozart ed ora ancora con Mozart, riprendendolo dal famoso 'Mozart in viaggio verso Praga', con il quale anche quest'anno s'è presentato a Città di Castello, dove è di casa, quasi residente, alternandosi con Barbieri: un anno l'uno un anno l'altro, chiamati dal sempiterno direttore artistico 'resiliente', Aldo Sisillo - capace di adattarsi a tutto e tutti pur di restare.

Conosciamo bene quel festival, dove noi restammo un anno solo, riuscendo a fatica ad arginare le mire di quattro notabili del luogo, troppo invadenti e parimenti ignoranti. Sisillo, evidentemente, fa quel gli dicono per  restare lì; accade da quindici anni ormai. 

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