giovedì 13 settembre 2018

IUC Roma. Come passare dalla critica musicale 'in ginocchio' alla direzione artistica, in men che non si immagini. Il neo direttore artistico spiega come fare

Non ce ne eravamo accorti fino ad oggi, nonostante che a decisione della quale stiamo per riferirvi risalga agli ultimi giorni di giugno, e riguardi la IUC, a poca distanza da un lutto inatteso che aveva colpito la ben nota Istituzione Universitaria dei Concerti romana, con la scomparsa improvvisa del suo direttore generale Francesca Fortuna.

Passato il lutto da qualche giorno, la IUC, presieduta a da moltissimi anni dalla sig.ra Stanzani, rispettabilissima, ha deciso di dotarsi di un direttore artistico, nonostante che fino a giugno scorso,   si era affidata ciecamente ad un manipolo di  musicisti e musicologi gelosi del loro potere e saldamente attaccati da decenni e decenni alle rispettive poltrone.

Ed ha scelto un critico musicale,  che alla IUC aveva lavorato in anni passati,  e da non molti anni attivo sulle pagine romane di un noto quotidiano.
 Un direttore artistico con le carte in regola, nel senso che è diplomato in Violino e laureato in Storia della Musica ma che ora ci viene il sospetto avesse scelto di fare il critico, ritenendolo, con tecnica sopraffina e genuflessa  ai piedi di tutti i responsabili delle istituzioni musicali, un trampolino di lancio efficace per successivi traguardi.

 Un tempo si diceva che se uno non riusciva a imporsi come musicista, nonostante i suoi studi regolari in materia, ripiegava, sempre che qualche giornale gli avesse aperto le porte, cosa sempre più difficile oggi, sulla critica musicale. Ma si pensava che avendo raggiunto tale traguardo, non ambisse, capriolando, ad uno successivo, diverso. Ed invece la fulminante carriera del nostro ormai ex critico dimostra il contrario.

Si dirà che gli esempi di critici che poi hanno avuto una responsabilità artistica  sono abbastanza numerosi. Sì, vero,  ha riguardato anche noi, ma solo come esperimento e dopo aver esercitato per molti anni il nostro lavoro di critico, in maniera che nulla ha da spartire con il nostro,  del quale mai una volta abbiamo letto un qualche appunto ai vertici di qualunque istituzione, delle quali era megafono dichiarato e gratuito.

 Ora è evidente che il neo direttore artistico viene tenuto ostaggio del comitato di saggi che è il vero reggente dell'istituzione e che programma da tempo immemorabile una stagione varia ma che è in massima parte indicata da loro e suggerita dalla agenzie.  Siamo sicuri che il neo direttore artistico mai si porrà contro  e neppure si discosterà da quanto gli verrà suggerito dalle cariatidi del comitato artistico. Cariatidi, non tanto per l'età anagrafica, quanto per gli anni  da quando vi fanno parte.

 Ciò non toglie che la sua programmazione possa riservare qualche novità. Una ce la propone anche in questa stagione, facendo venire a Roma l'Orchestra Sinfonica Siciliana, che ha attraversato  mille traversie negli ultimi anni e che ora è diretta a Marcello Panni che la guiderà fino a Roma in un programma comprendente Mahler e Stockhausen. Uno potrebbe commentare: ammazza che colpo, a proposito di Marcello Panni direttore di Mahler. E il neo direttore artistico, dalla risposta pronta, potrebbe ribattere. sono i sessant'anni della Orchestra siciliana che ha avuto  anche stagioni gloriose.

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