domenica 30 settembre 2018

LA' SINDROME DEL PENSIONATO' DEL GOVERNO GIALLOVERDE

Il Governo gialloverde, ovvero dei giovanotti contrattisti, ci sembra abbia la 'sindrome del pensionato'.  Perché invecchiati precocemente? O aspiranti alla pensione che molti loro coetanei se la sogneranno? Perchè godono già di una pensione, per cui se ne fottono di qualunque altra cosa ed hanno già fatto domanda per trasferirsi in Portogallo dove con la loro pensione dorata - comunque dorata - possono fare la bella vita senza pensieri? Veramente non capiamo molto di questo governo, ma sappiamo bene cosa sia la vita del pensionato, dalla cui sindrome questo governo ci sembra affetto. 

Il pensionato che ha, come noi, una normalissima pensione,  vive non guardando mai avanti e in alto, ma sempre  in basso, dove mette i piedi, perché la sua principale e più forte preoccupazione è quella di non inciampare e farsi male seriamente.  Gli basta andare avanti così. Tanto ha di pensione, tanto spende e tira a campare. Fare progetti per il futuro? Quale futuro? Il pensionato non ha un futuro, come lo hanno i pochissimi che ancor prima di andare in pensione, godendo di responsabilità miste a potere, il futuro se lo sono programmati con la complicità del potere medesimo, e perciò sono pensionati in attività.

 Il pensionato, che va in pensione quando lo stabilisce la legge, senza alcun riferimento alle sue capacità ed alla sua salute generale, impiega il suo tempo al circolo bocciofilo; al bar per leggere, senza acquistarli, i giornali (ammesso che abbia ancora voglia e desiderio di informarsi su quanto avviene, non fidandosi  solo della tv - ma quanti sono?);   nei centri commerciali, d'estate, quando si gode il fresco senza spendere una lira, e godendosi il via vai vociante e variopinto); fra i banchi del mercato, a braccetto della compagna o moglie o badante per  fare la spesa; programma le visite mediche e gli esami clinici, necessari passata una certa età (ma solo quelli che passa la mutua); qualche vacanza ma d'estate magari tornando al paesino d'origine; e il resto del tempo - che non è più tanto - lo passa con i nipoti, se ne ha: li prende a scuola, li porta in piscina, li aiuta a fare i compiti se ci capisce un pò, dando una mano ai figli che lavorando - dovendo lavorare anche controvoglia - non hanno la possibilità di farlo, come forse desidererebbero. 

Per il pensionato esiste solo il presente, l'oggi; il passato, ma solo se buono, nei ricordi, ed il futuro  non fa parte  del suo orizzonte di vita. Il paese, a causa di certa politica, va a rotoli? Il pensionato risponde: chissenefrega, io ho già dato, adesso tocca agli altri, se la sbrighino loro. Manco a dire: io mi godo la vita. che vita si può godere? Lui si tiene stretto, finché gli reggono gambe e testa, il presente. E basta.

 Questa è la bella vita del pensionato, alla quale sembra, nonostante tutto, molti aspirerebbero, se dobbiamo credere a quanti chiedono di andare in pensione il prima possibile.

 Il governo gialloverde, composto in buona parte da aitanti - fisicamente !- giovanotti, curiosamente ma utilitaristicamente, sembra avere la stessa sindrome. La sua politica economica si rivolge ai pensionati i quali, esattamente come loro, non pensano al futuro né il proprio né del paese, ma al presente, all'immediato,  che è l'unico tempo nel quale vogliono raccogliere frutti. I pensionati, con un aumento di pensione, anche se minimo; e il governo nella prospettiva delle  prossime imminenti elezioni nelle quali intendono con tali provvedimenti fare il pieno di voti, specie fra la categoria sempre più ampia ( non vogliono pure riformare la legge Fornero, imbrogliando i giovani per i quali si libererebbero esattamente, secondo i loro falsi calcoli, tutti i posti di coloro che vanno in pensione, per grazia ricevuta del governo gialloverde?) dei pensionati e di chi non ha lavoro, che si sono promessi di lisciare con il cosiddetto 'reddito di cittadinanza', consanguineo della 'pensione di cittadinanza'.

 Ma il futuro del paese? Il futuro è troppo lontano nell'orizzonte del Governo gialloverde che , pur ostendando sicurezza, non sa neppure se riuscirà a durare fino alla fine di ogni  mese che comincia. Il Governo  Di Maio -Salvini ( Conte  è stato inviato a Pietrelcina ad invocare il miracolo di durare) le riforme che potrebbero prospettare un futuro migliore per il Pese le hanno messe in calendario dal terzo anno in avanti della legislatura, che, secondo i proclami sempre più frequenti- perchè neanche loro ci credono! - durerà cinque anni. Intanto fanno il pieno di voti, vanno anche in Europa a fare sfracelli, e poi, dopo che anche loro saranno ubriachi di potere, torneranno a casa. 

E si  potranno giustificare - come già fanno ogni volta che qualcuno muove loro una obiezione - dicendo che avevano contro tutti, i poteri forti, la vecchia nomenclatura, la burocrazia dei ministeri messa lì dai governi precedenti, e perfino il Presidente della Repubblica - che Salvini e Di Maio rassicurano con la loro autorevole lungimiranza - e lo stesso ministro del tesoro, Tria, al quale stanno facendo fare la figura del burattino, più dello stesso Conte, il quale non parla mai, e quando parla, ha ricevuto l'autorizzazione preventiva dei due contrattisti, che gli hanno presentato anche il discorsetto che lui ha memorizzato.  



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