Quando diciamo 'alla fine' non intendiamo naturalmente alla fine del suo mandato, perchè quello da poco è stato rinnovato per altri tre anni ancora, come se i dieci compiuti fossero pochi, e con la benedizione del Ministero che, per bocca della sottosegretaria Borletti Buitoni, ha detto che il Festival di Spoleto è risuscitato, dopo la morte 'apparente', della gestione Francis Menotti. Il che sarebbe in parte vero. Ma la ragione per la quale la sottosegretaria ha lodato la gestione Ferrara ci lascia invece abbastanza indifferenti, anzi contrariati: perché - ha detto - si può venire a Spoleto per la musica , danza, teatro, ed anche per molto altro, riferendosi agli incontri ecc... ecc... insomma il mondo, il piccolo mondo moderno ritratto in miniatura a Spoleto.
Per 'fine', perciò, intendiamo quella della presente edizione del festival. E l'argomento per il quale Ferrara potrebbe sorprenderci è il ricordo di Menotti, il fondatore. Tutti ci eravamo lamentati dell'assenza totale di Menotti a Spoleto, nel decimo anniversario della sua morte.
E, invece, come riferisce la gazzetta interna del festival, La Repubblica, Ferrara con altri partner, Rai compresa, ha chiesto ad un conosciuto regista, Benoit Jacquot, regista di famiglia (Ferrara), ma francese, che aveva lavorato con Adriana Asti recentemente per La voix humaine di Poulenc, di confezionare un documentario sul festival, e, senza possibilità di scampo, anche su Menotti. E un piccolo estratto del film, ancora in lavorazione, verrà presentato proprio a Spoleto.
Già il titolo provvisorio del film: 1958-2017. Il mondo in scena. Festival di Spoleto 60, giusto i proclami ferraresi, seconodo i quali a Spoleto non ci sono più 'soltanto' due mondi, bensì tutto il mondo, ci fa temere un pericolo incombente. E cioè che il regista francese non ne faccia che una celebrazione di Ferrara e della sua gestione, dopo aver liquidato, con maniere spicce la fondazione e gestione di Menotti ( per il cui ritratto sono stati ingaggiati Masolino D'Amico e Jacopo Pellegrini: entrambi grandi conoscitori del maestro - secondo la dizione della gazzetta del festival , La Repubblica).
Il pericolo, insomma, è che anche il documentario per Menotti si risolva in una glorificazione, in vita, di Ferrara. Il pericolo è reale. E la preoccupazione resta.
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