Le notizie che ora arrivano con maggiore frequenza dei giorni scorsi dal Venezuela, ci dicono di un paese ridotto ad una polveriera sul punto di saltare in aria.
Nei giorni scorsi l'opposizione ha promosso un referendum, sono andati a votare oltre sette milioni di venezuelani; il 98% di essi ha detto no alla riforma costituzionale che il dittatore Maduro sta per far votare, alla fine di questo mese.
Continua intanto la dura repressione dei militari fedeli al presidente; e nelle numerose manifestazioni di piazza anti Maduro degli ultimi giorni ci sono stati altri feriti ed altri morti. E questo in un paese dove mancano da mesi beni di rima necessità oltre a medicine. Insomma nell'Occidente progredito, una situazione da paese tribale dove vige la legge del più forte, e dove anche lo spettro della fame è presente.
In tutto questo caos anche istituzionale e civile, del quale anche la stampa internazionale comincia a parlare, colpisce il silenzio-assenza di una voce autorevole fra le pochissime che all'estero hanno credito, e per la cui attività, negli ultimi anni, anche sotto la dittatura del predecessore di Maduro, Chavez, in Occidente s'è parlato del Venezuela.
Intendiamo 'El Sistema', come lo si chiama con una abbreviazione che non ne dimezza la portata sociale e civile. Quel complesso sistema di alfabetizzazione e pratica musicale che coinvolge almeno mezzo milione o forse più di bambini e ragazzi venezuelani, fondato da Antonio Abreu molti anni fa, finanziato dallo Stato, e del quale alcuni frutti preziosi, come Gustavo Dudamel, sono ben noti in Occidente.
Ad oggi, nel coro di voci che si sono levate contro il dittatore Maduro, manca Abreu, Dudamel ed il 'Sistema'. Come se il grande esercito degli appartenenti al Sistema ed i suoi generali avessero scelto di continuare a cantare e suonare mentre la nave delVenezuela affonda.
Non doveva El Sistema insegnare ai giovani, attraverso la musica, il valore della libertà, il riscatto sociale, la difesa della civiltà? Ha forse mancato del tutto l'obiettivo?
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