Prima del lungo servizio di ieri su Repubblica, a firma Sergio Rizzo, sui dirigenti pubblici, nel quale si spiegava che sono, anche dopo il taglio ai loro compensi dovuto al tetto massimo introdotto per legge, ancora fra i meglio pagati e non solo in Europa, un trafiletto con titolo bugiardo era apparso sul medesimo quotidiano, del seguente tenore: dipendenti pubblici meglio pagati ecc...
Letto il titolo, evidentemente falso a prima vista agli occhi di chi, come noi nella scuola, nel pubblico impiego ha lavorato per anni, nel breve trafiletto che anticipava l'articolo successivo , quello di Rizzo ben documentato, si diceva che l'età media degli impiegati pubblici in Italia è abbastanza alto. Alto rispetto a chi e che cosa? Rispetto all'età media dei dipendenti pubblici di paesi europei.
E poi si specificava, correggendo il titolo bugiardo, che in Italia erano ben pagati i dirigenti degli uffici pubblici, non i dipendenti. I quali hanno i loro stipendi al palo da ormai molti anni, e non è che prima fossero ben pagati al punto da giustificare l'arresto temporaneo dei loro compensi.
Già un'altra volta, con nostra grande meraviglia, avevamo letto che negli ultimi anni - evidentemente prima dell'arresto salariale - gli aumenti c'erano stati.
Noi, che negli ultimi trent'anni abbiamo insegnato in un Conservatorio, possiamo testimoniare che ombra di aumenti, neppure le ombre, si sono viste da molti anni a questa parte. E che da tempo immemorabile il nostro stipendio è rimasto identico, fra i più bassi d'Europa anche a fine carriera( in realtà in Italia nel pubblico impiego,scuola compresa, non c'è carriera di nessun genere, neanche salariale) senza parlare del dimezzamento che la conversione in Euro ha prodotto a nostro svantaggio.
Nei giorni scorsi si sono lette anche lamentele da parte di coloro che dicono, pensando alla scuola, che la priorità non può essere lo stipendio degli insegnanti ( c'è stata, a tal proposito, anche la minaccia di protesta eclatante alla prossima sessione di esami nell'università!). Sbagliano . Perchè l'investimento nella scuola parte dalla qualità degli insegnanti ai quali in buona parte va ricondotta la responsabilità sulla qualità ed incisività dell'insegnamento. E se gli insegnanti non svolgono il loro lavoro oltre che con professionalità anche con passione, i risultati si toccano con mano. E, del resto, a cosa attribuire, il mancato accesso all'università di molti giovani dopo le scuole superiori, se non al fatto che gli insegnanti - tralasciando altre difficoltà di natura familiare e sociale - non hanno saputo instillare nei giovani la necessità ed opportunità, per il loro futuro non solo professionale, dell'istruzione? E così il nostro paese è fra quelli d'Europa che ha la percentuale più bassa di laureati.
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