mercoledì 12 luglio 2017

Dopo le nuove finte rovine sul Palatino urgono SPIEGAZIONI

Ha ragione Sergio Rizzo - passato da poco a 'Repubblica' - quando dalle colonne del suo nuovo giornale invoca spiegazioni urgenti  sulla lunga catena di inefficienze, leggerezze,colpe che hanno condotto. messe assieme, a quello sgorbio di metallo eretto sul Palatino ed alla  figuraccia internazionale della quale nessuno sembra preoccuparsi. Passi per la sindaca Raggi, per la quale una figuraccia in più non la farà cadere dal cavallo di Mar' Aurelio, sul quale continua a destreggiarsi tenendosi  aggrappata alle redini imperiali, ma neppure Franceschini si dà pena,  e neanche Zingaretti, governatore e Prosperetti, sovrintendente. Tutti implicati in questa afaire vergognoso che ancora una volta stigmatizza  in quali mani siamo finiti noi e a chi AFFIDIAMO LA CUSTODIA E SALVARGUARDIA DELLA NOSTRA MEMORIA STORICA, QUEL PETROLIO CHE DOVREBBE ARRICCHIRCI E CHE E' GESTITO DA INCAPACI  ANALFABETI.

In cima alla piramide di inefficienze ed incapacità gestionali siede Franceschini, il quale quando gli hanno presentato il progetto sulla carta ha dato immediatamente il suo benestare. Entusiasta.

Anche il sovrintendente Prosperetti non si è potuto sottrarre. Non ci ha neppure provato a vigiliare,  ma forse neanche lui avrebbe trovato nulla da ridire, perchè 'ubi major...,. dopo che Franceschini aveva detto sì, poteva lui, povero, dire no, oppure ni? Ha parlato invece dopo che ha visto il mostro di metallo obbrobriare il Palatino. Ma il sovrintendente , a differenze del ministro 'mezzodisastro' è un tecnico. E se anche lui che è un tecnico non ci capisce, potrebbe chiedere lumi a qualcuno più bravo e competente di lui 8 (sebbene il competente dovrebbe essere lui... che è poi quello implicato nello scandalo delle statue coperte per la visita in Campidoglio  del  Presidente iraniano. Poi però a cose fatte, ha dichiarato a Repubblica, che lui non se lo aspettava fosse così gigantesco il mostro di tubi sul Palatino. Una figura di merda, si dice a Roma , in Italia e dovunque. Eppure resta al suo posto, dimostrando che dopo la figura di merda, ha anche una faccia di culo.

Poi c'è Zingaretti, che sicuramente sarà stato informato della cosa, dato il lauto finanziamento attraverso una società della Regione. Oppure occorre alla fine constatare che anche lì c'è una mancia di coglioni che non capiscono nulla del mestiere che sono incaricati a svolgere?


 Uno potrebbe obiettare che se ci sono cascati Ferretti e Lo Schiavo, forse coinvolti dal regista Landi, allora è possibile che ci siano cascati, come loro, anche chi avrebbe dovuto vigilare sul progetto prima di dare il via  libera, E vigilare sia dal punto di vista tecnico che artistico.

Di questo secondo aspetto, quello artistico, non parliamo neppure, perché grida vendetta più dello scandalo tecnico. Nessuno si è preso la briga di vedere, leggere, sentire la materia di cui si  componeva la cosiddetta 'opera rock' che andava a rappresentarsi sul colle più famoso per la storia di Roma, incuranti della figura che si faceva  agli occhi del mondo intero.

Poi naturalmente ci sarebbe da capire le ragioni per cui il Comune ha dato il patrocinio allo schifo sul Palatino. ma forse sia Raggi che il suo vice Bergamo , assessore 'alla ricrescita culturale', avrammo, a loro volta pensato: hanno detto sì Francechini, Prosperetti, Zingaretti... per una volta diamogli in contentino di non metterci di traverso.

IN questa vicenda ci sono molti lati oscuri che  i diretti interessati, che non sono la produzione e gli autori - che andrebbero cassati dalla SIAE e dalla Camera di Commercio - che hanno pensato di fottere con un progetto ignobile le pubbliche istituzioni che hanno avallato e finanziato l'oscenità neroniana, ma proprio quelle pubbliche istituzioni che avrebbero dovuto vigilare e non hanno vigilato, facendosi mettere nel sacco da affaristi senza scrupoli.

Se le domande non possono restare inevase, le risposte devono essere immediate e precise; e ad  esse deve seguire che  qualche testa cada.

Precisazione: abbiamo una volta usato un linguaggio da  caserma... quando ci vuole  ci vuole, e la caserma sta qui per la galera.  E se non proprio la galera, almeno le dimissioni e la interdizione dai pubblici uffici.

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