Cattivo sangue non mente. La passione smodata per la regia nel teatro d'opera, Nicola Sani l'aveva dimostrata già alla sua prima esperienza di direttore artistico all'Opera di Roma, chiamatovi da Ernani, su indicazione dello stesso partito che governa Bologna. In quei mesi dell'Opera di Roma si parlava quasi esclusivamente per le regie 'trasgressive' che facevano la gioia di Sani, il quale in tale ambito era forse più competente che nel melodramma - come ebbe a malignare un compositore suo sodale (Battistelli), del quale pure s'era malignato altrettanto( Bruno Cagli, all'epoca candidato assieme a Battistelli alla carica di Sovrintendente di Santa Cecilia).
Del resto, ancora quando era a capo della fabbrica 'Scelsi' (la cui conduzione 'manageriale' era stata la sua fortuna) Nicola Sani s'era pavoneggiato per una regia sull'amato musicista al Festival di Salisburgo, affidata a Christoph Marthaler, che anche noi vedemmo in occasione della prima. Si trattava di uno spettacolo ORIGINALE sul musicista osannato nel mondo, di cui Sani per anni è stato il predicatore più accanito ed efficiente, ricevendone benefici anche per se stesso. Lapalissiano!
Marthaler aveva costruito da zero, INVENTANDOLO, uno spettacolo sull'enigmatico musicista, ed andava bene così.
Altra cosa è affidare ad un regista come Marthaler o altri - di cui Sani va pazzo - la regia di un melodramma, metti come 'Il ratto dal serraglio di Mozart, che sta per inaugurare la stagione a Bologna, con la direzione di Znajder - violinista passato alla direzione che debutta in buca - e con la regia 'trasgressiva', per la gioia di Sani -ma non si sa se anche del pubblico - di Martin Kusej, in parte ( ma solo in parte, perché anche in un festival di tradizioni 'avanguardiste', gli hanno detto di non strafare) battezzata all'ultima edizione di Aix-en-Provence, che l'ha prodotta con il Teatro di Brema, e che ora, per effetto dell'importazione italiana, risulta coprodotta anche da Bologna.
Dove in tutta evidenza a Kusej gli hanno detto: dagli giù senza pietà. E lui, invitato a nozze, l'ha fatto.
Di tale insensata accelerazione, noi non ne avremmo saputo, se una candidata a sindaco di Bologna, bocciata dagli elettori, non avesse ' RUBATO' - tutta una finta !- una foto nel corso delle prove. Una foto che ritrae in scena un gruppo di personaggi che sembrano prelevati dai crudelissimi paesaggi ISIS ed impiantati sul palcoscenico bolognese.
Senza questo trucco e l'altro del convegno tenutosi ieri, intitolato 'Islam fra Oriente ed Occidente', dell'inaugurazione di stagione al Comunale di Bologna, dove un attento e munifico mecenate ha rifatto le poltrone di platea, nessuno avrebbe parlato in positivo.
Negli ultimi mesi il Teatro bolognese e la sua gestione sono finiti spessissimo sui giornali, è vero, ma a causa delle finanze disastrate e del possibile fallimento, e della 'ristrutturazione', cosiddetta, con il licenziamento di 30 dipendenti, per il quale la 'prima' potrebbe saltare, causa sciopero solidale.
Dunque la favola della bella Costanza, tenuta segregata da un Pascià nel suo harem, alla fine liberata dallo stesso Pascià ' clemente' - e misericordioso, aggiungiamo noi - viene rivista attraverso la lente deformante delle atrocità che l'Islam commette anche sulle donne.
A questo punto, capita l'antifona, occorre riconoscere a Kusej che qualcosa ci ha risparmiato, nel racconto del rapimento della bella fanciulla ad opera di pirati, e cioè la tentatrice allusione ai nostri due marinai che avendo sparato all'indirizzo di pirati, sono stati tenuti prigionieri in India ed attendono ancora il verdetto definitivo dei vari tribunali.
A margine di tutta questa vicenda è da registrare la crepa creatasi nella schiera dei giornalisti sostenitori del teatro di regia, nel quale un altro sovrintendente, quello di Roma, Fuortes, è il portabandiera riconosciuto, assieme a Sani.
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