In queste settimane in modo speciale, ma anche a giugno, in occasione di una mostra dedicatagli dal Teatro alla Scala, e quando si seppe della tappa milanese con la Chicago Symphony Orchestra, fissata per i prossimi giorni, si discute animatamente sul ritorno di Riccardo Muti nel teatro che diresse per una ventina d'anni circa (19, come Abbado prima di lui) e dal quale, nel 2005, uscì sbattendo la porta, e forse anche accompagnato alla porta, non con le buone, dai suoi orchestrali. Una ferita non facile da emarginare.
Ora, dopo oltre dieci anni di assenza dalla Scala, il suo ritorno pur con una orchestra che non è quella del teatro - come era già accaduto all'indomani della sua uscita burrascosa dalla Scala, quando vi diresse i Wiener - ha riacceso le speranza di un suo ritorno a dirigere, in buca, la sua 'ex' orchestra. che , in verità, specie di recente, gli ha scritto una lettera per invitarlo a tornare, richiesta che hanno sottoscritto sia Pereira che Chailly - non sappiamo quanto convinti, ma ragionevolmente.
Certamente con maggiore convinzione di Lissner che dichiarò di lavorare per il suo ritorno, ma di concreto nulla fece mai ; e in più di un caso, dopo le sue dichiarazioni in tal senso, Muti si sentì costretto a sbugiardarlo. Lissner teneva al ritorno di Abbado più che di Muti, ed in questo riuscì.
Ora Muti ha fatto un passo avanti: è arrivato a rispondere ad una domanda precisa sul suo ritorno a Milano: mai dire mai. Ma per ora, ed a breve, sicuramente no. A meno che non ci faccia la rivelazione bomba, che tutti si attendono, nei prossimi giorni, comunicando che Aida, che dirigerà quest'estate a Salisburgo, nella stagione successiva sarà importata dalla Scala - come del resto fece negli anni di sua permanenza a Roma, quando le opere che vi diresse erano tutte - speriamo di non ricordare male - importante da Salisburgo, dove le aveva dirette la stagione precedente.
Nei vari resoconti giornalistici di questi giorni, laddove si racconta degli impegni in teatro nel corso della sua carriera, curiosamente non si dice mai degli anni in cui lavorò , se pure con un incarico senza senso, DIRETTORE ONORARIO A VITA, all'Opera di Roma - come se quegli anni li avesse volutamente cancellati dalla memoria. E, infatti, siamo convinti che è più facile che Muti torni a breve alla Scala, per dirigervi un'opera con i complessi del teatro milanese, che all'Opera di Roma. Fuortes ,del possibile futuro ritorno di Muti, non parla più da tempo, ma continua a mantenere sul sito del teatro l'incarico bislacco con cui il teatro cercò di mettere una toppa dopo il rifiuto di assumere l'incarico di direttore musicale.
Noi, parlando super partes - come non siamo capaci quando si tratta di noi stessi - ambiremmo che Muti tornasse a dirigere in Italia, nei nostri teatri, ma anche all'Accademia di Santa Cecilia - perchè no? - come pure che Pappano, ad esempio, dirigesse una volta l'anno un'opera nel Teatro della Capitale. Ma questi non resteranno che pii desideri, stando le assurde convenzioni del mondo musicale.
In conclusione, Muti tornerà alla Scala? Che domanda è questa ci risponderebbe qualcuno? Muti sta tornando in questi giorni ed è evidente che al suo camerino - se davvero si vuole il suo ritorno - ci dovrebbe essere il pellegrinaggio dei suoi ex orchestrali, ma anche la visita oltre che di Pereira- che è forse l'unico che al suo ritorno tiene moltissimo - anche di Chailly, che - FORSE - non tiene altrettanto.
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