Dello scandalo alla Biblioteca napoletana dei Girolamini hanno parlato a lungo i giornali, come anche del suo direttore di un tempo, nominato da Galan , su suggerimento di Dell'Utri, e confermato da Ornaghi - il che dimostra le cattive compagnie di tanti ministri ! - reo di spoliazione della celebre biblioteca: quel mascalzone e ladro di Marino Massimo De Caro, condannato a sette anni e fortunatamente, per i tesori dei Girolamini, finito dietro le sbarre (fra breve ci sarà il processo che vede imputato Dell'Utri, bibliofilo conosciutissimo, assai interessato all'incarico di De Caro).
Galan - che di libri non capiva certo quanto di 'Mose' o di consorzi 'Nuova Venezia' - se lo portava in giro, fidandosi ciecamente dei consigli e suggerimenti 'disinteressati' di Dell'Utri (un tempo suo capo in Publitalia,l'azienda dell'ex premier), e gli faceva presiedere convegni nazionale ed internazionali in cui si discuteva di 'CONSERVAZIONE' e 'CUSTODIA' di libri ed archivi. Nessuno più adatto di lui, che di libri era un ladro, a parlare di come sventare i colpi dei ladri, ma solo degli altri.
Nessuno, invece, ha parlato di due autentici eroi, i fratelli Berardi, che in quella biblioteca hanno lavorato per decenni e che hanno portato alla luce lo scandalo dei furti ad opera di De Caro e che, per questa ragione hanno ricevuto da Napolitano l'onorificenza di cavalieri 'al merito'.
I loro nomi, benché venuti fuori nel corso dello scandalo, come degli accusatori di De Caro, oggi sono alla ribalta per un'altra ragione che li riguarda direttamente ma che nulla ha a che fare con il malaffare che hanno denunciato.
I fratelli Berardi stanno per andare in pensione, ci andranno a metà anno, e solo adesso scoprono che i contributi pensionistici a loro nome non sono stati versati per una trentina d'anni, da parte di chi avrebbe dovuto, e cioè da parte dei padri dell'Oratorio di Napoli, cui lo Stato, prima di riprendersela, aveva affidato la gestione e custodia della biblioteca. Con la conseguenza che, da quando andranno via dalla biblioteca, che il loro senso del dovere e il culto della bellezza e della storia del nostro e loro paese hanno contribuito a salvare, GODRANNO - sta qui la beffa - di una pensione di 500 Euro circa. Ecco, viene da dire, come tratta gli eroi il paese che ad essi prima dimostra riconoscenza, con il disinteresse e l' oblio.
E loro, soldati insigniti sul campo della onorificenza della Repubblica, stanno pensando di andare da Mattarella a restituirgli le insegne del cavalierato.
Fra parentesi, della importante ricchezza dei Girolamini sappiamo da molto prima dello scandalo, tanto che molti anni fa avevamo chiesto, per la nostra rivista Music@ ( edita dal Conservatorio dell'Aquila), a Dinko Fabris, noto musicologo ed assiduo frequentatore della biblioteca napoletana per via dei suoi studi - non per lo stesso scopo di De Caro, quindi - di intervistare il padre oratoriano che ne era il custode. L'intervista non ebbe luogo, perchè l'intervistato nicchiava - come ebbe a dirci Fabris. Poi dopo poco scoppiò lo scandalo, per merito dei fratelli Berardi, insospettiti dagli armadi che si svuotavano, per ordine di De Caro il ladro, e dal via vai di camion che con il favore delle tenebre, caricavano quei tesori per andare a venderli a ricettatori ed a bibliofili amici. E meno male che se ne sono accorti ed hanno denunciato, altrimenti oggi ci saremmo trovati una tra le più importanti biblioteche, spogliata dei suoi più preziosi tesori cartacei.
In loro favore si è mosso, giustamente,Tomaso Montanari, per venire fuori dalla complicata vicenda di cui non hanno colpa ma le cui conseguenze ricadono drammaticamente su di loro, suggerendo al Governo di destinare a loro la pensione della cosiddetta 'Legge Bacchelli', istituita per aiutare cittadini che vantano grandi meriti ma che si trovano in condizioni di bisogno.
Chi meglio di loro ha servito lo Stato e continua a servirlo, giacché hanno già confermato che saranno in tribunale a testimoniare nel processo contro Dell'Utri, che si dichiara innocente ed ha già restituito buona part dei volumi che dice di aver 'acquistato' dall'amico De Caro, ad eccezione di una preziosissima edizione dell'Utopia di Tommaso Moro?
Gentiloni si muova e conceda ai soldati Berardi, come riconoscenza, il beneficio della 'Bacchelli'.
P.S. Lo Stato non può mostrarsi avaro nei confronti dei due fratelli Berardi, anche in considerazione del fatto che tante volte, complice il groviglio di leggi e disposizioni, truffa i cittadini, come ha fatto con noi quando, con l'andata in pensione, ci siamo accorti che ci aveva truffato ben 10 anni di indennità di fine rapporto, i cui contributi erano stati regolarmente versati a quel medesimo Stato ladrone!
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