Quando oltre mezzo secolo fa sorse la Fondazione Rossini ed il Festival omonimo - ma all'inglese : Rossini Opera festival, per i più sofisticati: ROF - si stabilì che la Fondazione dovesse essere il braccio 'scientifico' del festival e pare così sia stato, giungendo a redigere una edizione critica dell'intero corpus operistico del grande musicista, del quale si prepara l'anniversario del 2018, centocinquantesimo dalla morte.
Col tempo i rapporti fra Fondazione e Festival si sono deteriorati, ma sino all'altro ieri l'accordo raggiunto ha prodotto i suoi frutti. Forse anche per la permanenza al vertice del Festival del dott. Gianfranco Mariotti, sovrintendente a vita, scortato dalla famiglia.
A Puccini non è toccata la stessa sorte, ed anche Verdi sta rischiando di finire malamente.
Esiste per Puccini un Comitato per l'Edizione nazionale delle sue opere, dove siede fior di studiosi, che procede alla edizione critica delle opere, epistolario compreso - del musicista. La Scala? La Scala con Chailly non si rivolge a detto comitato per le edizioni critiche, ma direttamente ad una coppia di studiosi che lavorano in America, e da loro ha ottenuto, attraverso Casa Ricordi, le opere, in edizione critica, che va rappresentando.
In tutte queste vicende Casa Ricordi ha un ruolo; ma non va sottovalutato che il suo immenso preziosissimo archivio è ormai da anni proprietà della Bertelsmann che l'acquistò anni fa.
Puccini, dicevamo, vanta anche altri consorzi, più che scientifici, celebrativi, uno per ogni città che può vantarsi di aver dato i natali al musicista, o di averlo ospitato stabilmente o per la villeggiatura.
Nel caso di Puccini - vedremo anche per Verdi - c'è l'ombra dei discendenti che vogliono essere venerati come i loro avi, senza averne nessun merito, se non quello del sangue, e non sempre per via direttissima. però contano e vogliono stracontare. Abbiamo in altra occasione sottolineato come il primo volume dell'epistolario pucciniano, rechi alcuni vuoti - 'per volontà degli eredi' - che è il trionfo dell'idiozia e dell'antiscientificità, in nome della discendenza che tutt'altro atteggiamento dovrebbe far loro assumere. Che problemi potrebbero creare alcune lettere del musicista alla sua Elvira, a quasi cento anni dalla morte di Giacomino? Insomma per Puccini tanti comitati a farsi la guerra.
E Verdi? Ci sembra gli stia per toccare lo stesso infausto destino. Dopo la burla della nuova dirigenza dell'Istituto verdiano, nel cui comitato scientifico siedono persone che poco hanno a che fare con gli studi verdiani, a cominciare dal presidente, mentre molto con altro, nasce ora un Comitato scientifico verdiano che deve supportare, sul modello della Fondazione Rossini, l'attività esecutiva e produttiva del Festival Verdi ( anche qui: Verdi Festival) del quale è stato appena messo a capo Roberto Abbado. Nel Comitato è arrivata la longa manus dell'Istituto, attraverso una fedelissima del presidente dell'Istituto, al suo fianco da sempre, già con la Fondazione Scelsi, donde il presidente proviene, e che ha messo a capo del Comitato scientifico dell'Istituto verdiano. Una verdiana doc? Manco per sogno.
Non era più semplice rivolgersi - magari dotandolo di riconosciuti studiosi verdiani, il Comitato scientifico dell'Istituto? No
Se poi si va a vedere in rete che succede con le fondazioni o istituti verdiani si scopre che esiste anche una Fondazione internazionale 'Giuseppe Verdi', che cerca casa, collaboratori, e studiosi.
Un'opera buffa, in omaggio all'autore di Falstaff.
Nessun commento:
Posta un commento