ALBERTO MORAVIA. III di Pietro Acquafredda
APPENDICE
N. 1
Moravia,
Maraini, la Musica
Intervista
a Dacia Maraini
Moravia
ha mai parlato con Lei di musica?
Sì,
tante volte. Amava molto Bach. C'erano molti dischi di Bach, in
casa.
Alberto
amava anche Vivaldi. Ricordo che una volta abbiamo ascoltato
per
giorni e giorni la registrazione di un salmo di Vivaldi, Beatus
Vir,
mentre
correvamo
in macchina per il deserto africano. Era una compagnia
bellissima.
Avete mai frequentato concerti o teatri?
Andavamo
qualche volta all'Opera. Mi ricordo che incontravamo un palestinese
innamorato della musica italiana che poi è stato ucciso non so
perché. Aveva una testa e un sorriso da etrusco. Con lui
commentavamo la bravura dell'orchestra, dei cantanti.
Le ha mai parlato delle ragioni o delle semplici
circostanze che l'avevano indotto a scrivere alcuni dei suoi testi
musicali? Quello su Rossini, ad esempio, per la RCA, abbastanza
originale sulla particolare 'pigrizia' di Rossini, incuriosisce.
Rossini
gli piaceva molto, sia come autore che come persona. Lo divertiva
pensarlo grasso e pigro, ghiotto e ironico. Ne faceva quasi un
personaggio da teatro.
Moravia, a giudicare dai titoli
presenti nella sua biblioteca, deve aver letto molto poco di musica;
le domando, allora, se ascoltasse musica ed anche come si sia formata
la sua discoteca, che sicuramente Lei ha alimentato, e nella quale
v'è anche un disco ( l'Estro
armonico di
Vivaldi) regalatogli per un compleanno da Elsa Morante (con data e
firma).
Io
sono cresciuta con la musica classica. La musica leggera era
considerata roba da balera. Salvo qualche canzone cantata da persone
speciali come Edith Piaf. o Billie Holiday. Mentre studiavo, io
ascoltavo Mozart, Brahms, Beethoven, Chopin, Verdi. Con Alberto
spesso mettevamo un disco mentre pranzavamo a casa, quando eravamo
soli.
Mi può dire, indipendentemente dal resto, se
Moravia, in generale, aveva interesse per la musica? Glielo chiedo
perché è assai raro incontrare un artista che abbia interessi veri
per campi diversi dal suo. Il caso di Arbasino, in questo senso, è
abbastanza raro.
Posso
testimoniare che Alberto era molto affascinato dalla musica,
nonostante le difficoltà di orecchio che da ultimo lo tormentavano.
Come
si spiega la presenza nella sua biblioteca di un testo così
particolare che riguarda John Cage ( Per
gli uccelli);
e, nella discoteca, di alcuni titoli moderni e barocchi ( opere di
Stockhausen; Marteau
sans maitre
di Boulez, Dallapiccola, ma anche Monteverdi ( Orfeo,
Vespri 1610)...
Forse la presenza di alcuni di quei dischi ha storie particolari
all'origine?
Alberto
era curioso di tutte le novità e le sperimentazioni . Ricordo che
abbiamo ascoltato concerti di Nono, di Donatoni, di Bussotti, di
Petrassi. D'altronde erano tutti amici.
È curioso il fatto che Moravia abbia accettato la
richiesta di Menotti di scrivere un testo pubblicato poi sul numero
unico della prima edizione del festival, 1958, e non sia stato mai
invitato a parteciparvi con una delle numerose opere teatrali, andate
in scena in ogni parte, in Italia e nel mondo. Salvo un caso nel
1985. Ne conosce una qualche ragione?
Non
ne conosco la ragione.
Tutti i testi di Moravia sulla
musica, ad eccezione di 'Caro pianoforte', hanno attinenza con il
melodramma ( Rossini, Verdi, Puccini, Piccola storia del melodramma,
Attualità del melodramma); e al melodramma riconducono, per i
titoli, anche tre racconti ( Rigoletta,
La Serva padrona, Serata di don giovanni).
Aveva nei confronti del melodramma un interesse particolare?
Mi
pare che il padre fosse interessato al melodramma e lo portasse da
piccolo all'opera. Comunque penso che chi nasce in Italia, non possa
non essere interessato al melodramma. È la nostra tradizione più
radicata e profonda. La grande musica cantata, comincia proprio da
noi.
In conclusione, é sbagliato
parlare di estraneità o indifferenza di Moravia per la musica?
Credo
proprio che sia sbagliato. Alberto amava la musica, anche se
preferiva la letteratura, nel senso che se aveva un'ora di tempo, la
dedicava alla lettura, e non all'ascolto della musica. Ma ciò non
toglie che spesso si mettesse sul divano, in salotto, ad ascoltare Le
nozze di Figaro di
Mozart, o le Fughe
di Bach.
APPENDICE
N.2
LIBRETTO
VIENI
QUI CARLA
ATTO
UNICO per due cantanti e dieci strumenti
di Gino Negri
Il libretto,
scritto dallo stesso compositore, è stato tratto,
col permesso
dell'autore, dal romanzo di Alberto Moravia
“Gli indifferenti” (edizioni
Mondaodri)
PERSONAGGI
Carla, soprano
Leo, baritono
LIBRETTO
Carla
Mamma sta vestendosi
e verrà giù tra poco
Leo
L'aspetteremo insieme:
Vieni qui Carla, mettiti qui
Carla
Resti a cena con noi?
Leo
Sicuro: forse non mi vuoi?
(Eh, che bella bambina, che bella
bambina...)
Carla
Ti sei accorto quanto fosse nervosa
mamma
oggi al tè? Tutti la guardavano.
Leo
Affari suoi.
Sai che hai delle belle gambe, Carla?
Una sigaretta?
E così, proprio non ne puoi più?
E allora, sai cosa si fa quando non se
ne può più?
Si cambia.
Carla
E' quello che finirò per fare
Leo
Cambia; vieni a stare con me
Carla
Sei pazzo...
Leo
Ma sì!
Daremo il benservito a tua madre,
la manderemo al diavolo, e tu avrai
tutto quel che vorrai,Carla...
Tutto quel che vorrai...
Vestiti, molti vestiti,viaggeremo
insieme;...
è un vero peccato che una bella
bambina come te
sia così sacrificata...
vieni a stare con me, Carla...
Carla
Ma tutto questo è impossibile,
c'è mamma è impossibile
Leo
Le daremo il benservito
la manderemo a quel paese
è ora che la finisca;...
e tu verrai a stare con me,
è vero? Verrai a stare con me
che sono il tuo solo vero amico,
il solo che ti capisca
e sappia quel che vuoi...
Carla, amor mio...
Carla
Lasciami
Leo
(Essere a casa mia...
le farei vedere allora...)
Carla
Restiamo buoni amici, Leo, vuoi?
Buoni amici come prima
Leo
Amicissimi...amicissimi, Carla...
Carla
(E' la fine, la fine della mia vecchia
vita...)
Hai visto? Mamma è gelosa a causa di
Lisa...
E chi sa, chi sa che non sia vero.
Leo
E invece sai di chi dovrebbe essere
gelosa?
Di te...sì, proprio di te...
Verrai da me?
Carla
Lasciami, ecco mamma
(Creare una situazione scandalosa,
impossibile, piena di scene e di
vergogna...
completamente rovinarmi...
Dove va la mia vita? Dove va?
Succederà quel che succederà).
Leo
A proposito, prima che me ne
dimentichi...
dopo pranzo, con un pretesto qualsiasi
scendi in giardino...
dalla parte del boschetto...
io ti raggiungerò subito
siamo intesi?
Carla
Sorreggimi, tutto mi gira intorno...
Leo
Stai meglio?
Carla
No
Leo
Stai meglio cara?
( Calma: ora me la porto nella rimessa
e ne faccio quel che voglio...
un po' di pazienza)
Carla
Perché mi hai fatto bere?
Perché? Perché mi hai fatto bere?
Leo
(Questo è il momento buono)
Vediamo: sii ragionevole,
sei tu che hai bevuto,
di tua spontanea volontà.
E poi che importa?
Tutto passerà...
Carla
Lasciami...
Leo
No cara...non impressionarti... non è
nulla...
lascia fare a me
Leo
( E pensare che se non l'avessi fatta
bere
a quest'ora era già mia...)
...come ti senti?
Carla
Meglio...meglio
Leo
Toh, piove
E' strano, ogni giorno lo stesso tempo:
all'alba è sereno,
nel mattino si guasta, e poi piove
dalle prime ore del pomeriggio
fino alla notte.
Sciocchina...
sciocchina che vuoi bere e poi ti senti
male...
piccola sciocca...sciocchissima...
dammi un bacio e non se ne parli più.
(Che brutta giornata...
che stupida giornata...)
(...tutto... da ricominciare...)
...come stai?
Carla
Bene.
Leo
Allora cosa si fa?
Carla
Si va a ballare...
Ballerai sempre con me:
sempre con me...
mamma la lascerai seduta...
ballerà con gli altri...
magari con Michele...
(E' la fine.)
Leo
Allora stasera vieni da me, non è vero
Carla?
Carla
Come da te?
Leo
In casa mia.
Carla
No...questo è impossibile...
Leo
Come impossibile?...
me l'avevi promesso...
devi venire
Carla
No...no...questo è impossibile...
Leo
Carla, tu devi venire
è assolutamente necessario,
se tu non vieni, allora...
sono sicuro che verrai:
dì... non è vero che verrai?
Carla
Sono solamente due giorni che... che ci
amiamo...
perché non aspettare?
(Dio mio, è questa la nuova vita?...
sarebbe questa?...)
S'intende Leo...questa sera vengo da
te...
...sta attento...
Leo
Siediti qui;
qui sulle mie ginocchia.
Carla
Ma Leo,...Leo... se qualcheduno venisse
Leo
Niente paura...
Carla
No Leo...no...
Questo no...
(...che passino presto queste ore:
che passi presto questa notte...)
...ora basta.
Leo
Via... cosa ti fa?
Un poco soltanto, come prima...
(Ti aspetto fra un'ora, con la
macchina)
Carla
(… tra un'ora... tra un'ora...)
(Come piove!)
(...tra un'ora...)
( Il biglietto... dov'è il
biglietto?...)
(...presto...presto...)
Leo
Aspetta.
Siamo arrivati
Ebbene, mia cara...
Su, animo, dimmi quel che...
Non ti dispiacerà mica d'esser venuta?
Carla
No...no, sono contentissima...
soltanto, mi capisci?
bisogna che mi abitui.
Leo
Abituati...abituati...
(accidenti...che...
Che bel vestitino hai!
Chi te lo ha fatto?...
Che bella bambina sei...
vedrai come si starà bene insieme.
Sarai la mia bambina
la sola bambina della mia vita...
Siediti...
Carla
Che stanza c'è di là?
Leo
La camera da letto.
Ma lascia star tutto questo...
ascoltami...
dimmi...mi ami?
Carla
E tu?
Leo
Io? Cosa c'entro?
Per forza ti amo,
se no non avrei fatto quello che ho
fatto...
sicuro che l'amo...la mia Carlotta,
la mia bambola, la mia Carlottina...
l'amo moltissimo e guai a chi me la
toccherà...
e la desidero... anche, certo... tutta
intera...
desidero queste labbra, queste guance,
queste belle braccia, queste belle
spalle,
questo suo corpo pieno di femminilità,
delizioso, pieno di fascino e di grazia
che...che...che mi farà impazzire...
(no...prenderla qui no...di là
sì...qui è troppo sc...)
E questo cos'è?
Carla
Cosa, questo?
Leo
Quel...pezzo di carta
che tieni così gelosamente in seno...
il posto dove tutte le bambine
Carla
Non ti permetto
Leo
Va bene...ti permetto di non
permettere...
tiralo fuori tu questo tesoro... e poi
leggilo ad alta voce.
Carla
E se io...se io non volessi mostrartela
questa lettera?
Leo
Ah! E' una lettera...
e di chi, se non ti dispiace?...
Senti Carla: io voglio assolutamente
sapere
di chi è questa lettera.
Carla
Indovina.
Leo
Un uomo...
Carla
Già...già, sempre che non sia una
donna.
Leo
Ho capito,ho capito
qualche innamorato...qualche
giovincello...
Carla
Neppure per sogno: un uomo.
Leo
Un uomo...tutti i miei complimenti...
E si può sapere almeno chi sia quel...
Carla
E' un uomo alto...
ha i capelli castani...
una bella fronte calma,
un volto ovale,
non è roso, è piuttosto pallido...
ha delle mani molto lunghe...
Leo
Il nome: si può sapere il nome?
Carla
Il nome no.
Leo
Dammi quella lettera
Carla
Perché Leo?
Leo
La lettera... fuori la lettera.
Fuori questa lettera. La lettera!
Carla
Eccola.
Leo
Ma è il mio biglietto,
il mio biglietto che ti ho dato oggi.
Carla
Già, il tuo biglietto.
Che cosa volevi che fosse?
Leo
Ma allora... allora sono io
quell'uomo...
capelli castani, fronte calma...
sono io che ami...
La mia piccola bugiarda...
la mia piccola bambina bugiarda...
...ti raggiungo subito...
Carla
(Perché Leo non viene?)
(Perché Leo non viene?)
Carla
(Perché dorme?
Perché non si cura di me?)
(...è tardi...è tardi...)
FINE
APPENDICE N.3
Le arti a Spoleto (1958)
GIAN
CARLO MENOTTI alla ricerca di una degna sede per il Festival dei due
mondi ha finito per scegliere Spoleto. Questa iniziativa di Menotti
rientra in una tradizione europea ormai antica; molte infatti in
Italia e in Europa sono le piccole città illustri che hanno il loro
“maggio” o “ giugno”, il loro festival, la loro settimana
teatrale o musicale. Sarebbe molto ingiusto oltre che superficiale
attribuire queste celebrazioni ad un intento soltanto turistico. In
realtà esse nascono da un sentimento più profondo e disinteressato
che chiamerei la nostalgia delle corti. Infatti, nei tempi andati,
era proprio in queste piccole città che le corti più o meno
illuminate giustificavano la loro esistenza con un mecenatismo
misurato e decoroso. Fiori terminali di una lunga e antica vita
comunale e civica, le società locali, dopo le fortificazioni e le
chiese delle prime età feroci e mistiche, avevano costruito palazzi
e case, teatri e sale da concerto; ma la rivoluzione industriale
imprevista e spietata aveva fermato per sempre uno sviluppo che
presupponeva l'eternità della civiltà rustica e artigiana. Con la
seconda metà dell'ottocento, difatti, tutte queste piccole città,
un tempo capitali di regni minuscoli, scadono a prefetture; nasce
così ufficialmente la provincia mai prima esistita, destinata a
diventare una dei luoghi comuni della letteratura naturalista
ottocentesca. Che cos'è essenzialmente la provincia, nel senso ormai
corrente della parola? Un luogo lontano della metropoli, dove la vita
della cultura giunge di riflesso, debolmente e indirettamente e
sempre con grande ritardo. Ma ecco che verso il principio di questo
secolo quella che ho chiamata la nostalgia delle corti, ossia del
mecenatismo illuminato e aristocratico, risveglia le piccole città
con i festival e le altre celebrazioni artistiche. Improvvisamente la
provincia diventa in più e più luoghi altrettanto moderna che la
metropoli, anzi più moderna perché lontana dalle folle, più
rarefatta socialmente e più selezionata artisticamente. Il nuovo
vino dell'arte moderna, talvolta diabolicamente alcoolico, viene
versato senza danni, anzi con evidente vantaggio di tutti, nei vecchi
recipienti delle piccole città storiche; la società della metropoli
si dà convegno in provincia. Così le grandi automobili scintillanti
si arrampicano per le quiete e un po' meste strade di
circonvallazione; e le rampe a gradoni, tra i vecchi palazzi,
risuonano dei tacchi prepotenti di esigenti bellezze del mondo
cosmopolita; negli alberghi tranquilli affacciati su immensi panorami
verdeggianti o su vicoli e piazzette erbose risuonano voci insolite
tra lo sbattere degli usci e il fruscio delle gonne. Un festival
musicale in una città come Spoleto è dunque molto di più che
un'occasione turistica ed estetica. Giocando sul titolo del festival,
si potrebbe dire che è addirittura un incontro tra due mondi.
Meditazioni
trasognate di fronte a meravigliose facciate di calde pietre indorate
dal sole di secoli, passeggiate per la campagna circostante o sui
monti sparsi di ville e di santuari, indugi sui belvederi cittadini
rinfrescati dalle brezze della sera, vagabondaggi notturni per le
viuzze deserte e oscure, tutto questo che forma di solito l'incanto
delle antiche città medievali, Spoleto può offrirlo in
soprammercato agli spettacoli del festival. Giancarlo Menotti
eleggendo la città umbra a sede del suo festival ha senza dubbio
fatto assegnamento su queste attrazioni , per adoperare una parola
falsa e scintillante da luna park. Sono le attrazioni profondamente
intime ed esclusivamente psicologiche dei luoghi lontani dalla vita
moderna, conservati intatti dalla gelosia della storia, i quali
chiedono al viaggiatore soltanto una disposizione d'animo
contemplativa. Spoleto certamente non si spettava di diventare sede
di un festival per opera di Giancarlo Menotti; lo stesso Menotti e
coloro che accoglieranno il suo invito non si aspettavano fino a poco
tempo fa di trovarsi a Spoleto per un festival. Da queste due
situazioni imprevedute e sorprendenti senza dubbio scaturirà il
successo dell'impresa.
Alberto Moravia
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