Molti anni fa, ero giovane e più svelto, la sorella di Marco Pannella, Liliana, impegnata nella difesa della musica d'oggi e per la sua diffusione ( ma anche su molte altre cose), mi invitò a partecipare a due dibattiti organizzasti da Radio Radicale proprio sul diritto d'autore. V'è traccia in rete di quei dibattiti molto istruttivi e tuttora efficaci.
Si discuteva della necessità di riformare il diritto d'autore, non tanto nella sua durata, ma anche di quella, piuttosto della mancata incentivazione alla diffusione della musica dell'epoca che, invece, il diritto d'autore, avrebbe dovuto, per sua natura, difendere e diffondere.
In sintesi, si diceva: se il costo per l'esecuzione della musica di Strawinsky, tanto per citarne uno, è più alto di Bach( la cui musica più gradita e richiesta, con i diritti d'autore di fatto inesistenti) è del tutto evidente che la musica di Strawinsky difficilmente avrà la diffusione che si vuole, continuando a costare tanto e non essendo, salvo eccezioni, tanto gradita dagli organizzatori e dal pubblico.
Ma allora come fare con la musica d'oggi? Restava, allora, la riserva indiana delle trasmissioni radiofoniche che costituivano il canale delle maggiori entrate per diritti degli autori. Poi anche la radio ha cambiato la sua politica, per cui anche la radio non fornisce che un minimo introito per diritto d'autore (Ci sono degli aggiustamenti previsti, ma qui non è il caso di parlarne).
Quanto, poi, alla durata della 'protezione' si dimostrò che, in letteratura - non altrettanto nella musica - finito il tempo della 'protezione', l'autore era venduto più di prima. Parliamo naturalmente degli autori più venduti.
Analoga è la situazione dell'suo di immagini, a scopo di cronaca, sui mezzi di informazione, che ha un suo diritto; la Siae, appena qualche giorno fa, ha detto essere sottoposto al diritto d'autore.
La repubblica ha reagito pubblicando un intero numero senza immagini, lasciando in bianco lo spazio dedicato, e reagendo così duramente ed apertamente al diktat della Siae.
La quale oggi risponde, a stretto giro, che le immagini utilizzate per il diritto di cronaca, non più di quattro o cinque per articolo, possono esser usate gratuitamente. Riconoscendo a quella utilizzazione un incentivo alla conoscenza e diffusione dell'arte e di ogni altro bene culturale del nostro paese.
Abbiamo ricordato altre volte che analoga iniziativa assunse, a metà anni Novanta, un ministro della cultura, definito da Montanelli il più bravo ministro della cultura italiano che inventò quella tassa infame: Alberto Ronchey. E quelli non bravi che avrebbero potuto fare?
Comunque è bene quel che finisce bene. La protesta dei giornali è valsa a far tornare sui suoi passi la dirigenza Siae.
Ma chi è oggi a capo della Siae? Una vecchia volpe come Salvo Nastasi, definito da chi per primo lo chiamò al ministero (Urbani) l'enfant prodige del diritto della pubblica amministrazione. Con tale endorsment, Nastasi è rimasto al ministero, consigliere non sempre disinteressato dei ministri che si sono succeduti, di tutti i colori e di tutte le ignoranze; e deve certamente aver imparato qualcosa in tanti anni, anche dai consigli di sua madre, dott. Laterza, che vigila(va), alla Corte dei Conti, proprio sul settore della pubblica amministrazione ed delle relative istituzioni ad esse legate, il medesimo campo per il quale suo figlio faceva il consigliere dei ministri.
Ora, se non sapessi tutto ciò e se Salvio Nastasi non fosse una mia vecchissima conoscenza, almeno ventennale, mi chiederei: ma che mestiere fa questo Nastasi che sbaglia clamorosamente su una materia che pratica da tempo, al punto da essere costretto, dopo ventiquattrore dal clamoroso errore, a fare marcia indietro? E che Paese è questo dove nessuno gli chiede: ma chi ti ha dato la patente per guidare la Siae, se hai bisogno di fare una manovra sbagliata prima di guidare bene, tu che per anni hai fatto il gestore di una autorevole scuola guida - tanto per restare nel paragone?