martedì 6 febbraio 2024

Sgarbi via dal MART di Rovereto alla scadenza del suo mandato fra un mese circa? Lo propone la consigliera Lucia Coppola ( Verdi e Sinistra). Nostro commento

 La consigliera di Verdi e Sinistra, Lucia Coppola, ha presentato una interrogazione al presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti. L'interrogazione arriva dopo che, una recente intervista di un giornalista di Report al critico d'arte e presidente del Mart di Rovereto, Vittorio Sgarbi, si è conclusa tra urla e insulti.

Coppola ha chiesto a Fugatti se ritenga opportuno, per il decoro del Museo e della Provincia e tenuto conto del sentire di tanti cittadini, riconfermare il critico d'arte alla guida del Mart di Rovereto. Fugatti - sottolinea una nota del Consiglio provinciale di Trento - ha spiegato che l'attuale presidente del Mart rientra tra gli enti i cui organi vanno rinnovati entro metà marzo. Sono state raccolte le candidature degli interessati, ha affermato Fugatti in Consiglio provinciale, ricordando l'iter che si seguirà. Ferma restando la valutazione delle candidature pervenute, ha aggiunto il presidente, è necessaria per il Mart una persona di autorevolezza e competenza, come il critico ha dimostrato di essere, ed è innegabile che il Mart sia cresciuto sotto la presidenza Sgarbi.

Coppola ha risposto di non aver nulla da dire sulla competenza del critico, ha posto invece dei dubbi sull'autorevolezza

Ha citato la presa di posizione dell'Antitrust che ha indicato incompatibile il ruolo di sottosegretario con le 16 cariche istituzionali che ricopre il critico, per non parlare delle conferenze a pagamento per cui ha già incassato 300.000 euro. In riferimento a un articolo nel quale il critico esprimeva la propria disponibilità a rimanere alla guida del Mart, la consigliera si è augurata che «si valuti la competenza, ma anche che la figura istituzionale sia adeguata a ricoprire questo genere di ruolo». 


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Vittorio Sgarbi come Chiara Ferragni? 

Ma Sgarbi non è Ferragni.

Sembra  si voglia ripetere il copione Ferragni nel caso di Sgarbi. E cioè che al primo scivolone, tutti a dichiarare di non conoscere lo 'scivolato' ed anzi a non volerlo più frequentare. E' l'operazione inversa dell'altrettanto noto e consueto 'salto sul carro del vincitore'.

 Ora, è del tutto evidente quanto i due casi, che si vogliono appaiare  nel dopo incidente, siano imparagonabili. 

Innanzitutto perchè Chiara Ferragni, come molte della categoria delle influencer hanno fortuna ma  non sanno far nulla, in pratica. Toglietele (specie alle influencer donna) quel dannato palcoscenico elettronico e quel pò di bellezza  (finchè dura) ostentata  e troppo spesso mostrata senza veli, e  tutto finisce per loro. Si metteranno forse a fare altro, ma prima devono inventarsi, anzi imparare un mestiere.

Sgarbi, diventato per la seconda volta sottosegretario, e per la seconda volta 'costretto' alle dimissioni, è stato assunto perchè è Sgarbi, perchè nel suo campo è un'autorità. 

 Nel caso della Ferragni, poi, c'è il grave sospetto dell'inganno: campagne con soli fini commerciali, a suo vantaggio, ammantati di  inesistenti scopi benefici, che però in alcuni casi si sono avuti.

 Sgarbi non ha ingannato nessuno. La ragione delle sue dimissioni ( che presenterà alla Meloni personalmente, nelle prossime ore) sta nel fatto che la sua attività di critico d'arte, retribuito, confliggerebbe con quella di sottosegretario, svolto negli stessi tempi del suo mandato nel Governo.

 Lui si è difeso dicendo che è Sgarbi prima di essere sottosegretario, e che è diventato sottosegretario perchè è Sgarbi; e che tiene molto al suo ruolo nel governo o nelle varie amministrazioni dove pure è presente ( come sindaco od assessore) perchè gli permette di mettere in pratica ciò  di cui è convinto e va dichiarando a parole.

 Ora sta accadendo, o  sta per accadere, senza che le due situazioni possano essere  raffrontate, che come con Ferragni sono stati disdetti numerosi redditizi contratti di sponsorizzazione, così a Sgarbi si vogliono togliere ruoli che si è guadagnato con i suoi studi nel campo dell'arte.

Ciò è demenziale, anche se per non apparire tale, si tira in ballo il caso dell'ultima  sua mintervista un po' (anzi troppo) sopra le righe, per affermare la sua 'indegnità' a ricoprire cariche pubbliche.

Noi conosciamo da molto tempo Sgarbi, e per un triennio, negli anni Novanta,  lo avemmo come collaboratore di una nostra rivista di musica, Applausi, per la quale curava la rubrica 'Musica per gli occhi'; argomento: la musica nell'arte. In quegli anni, e pure prima e dopo, lo abbiamo frequentato anche privatamente. Dunque abbiamo avuto l'opportunità di conoscere abbastanza bene anche il suo carattere. Che dire?

 Che quelle sue uscite sono parte integrante dello Sgarbi, e che se lo si vuole occorre prenderlo com'è?

 Ciò che, comunque, vogliamo qui denunciare è che non si può ignorare  anche ciò per cui é Sgarbi. Ma forse l'accaduto potrebbe servire anche a lui come una piccola lezione. (Pietro Acquafredda)

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