Nel Si&No del Riformista spazio al dibattito sul mondo della politica e delle riforme, in particolare abbiamo chiesto se è Giusto abolire i senatori a vita? Favorevole Manlio Messina, deputato di Fratelli d’Italia, partito per il quale il quesito rappresenta una battaglia storica, che sostiene sia doveroso attuare questa riforma “Per ridurre la distanza tra gli elettori e il palazzo”. Contrario l’ex senatore Vincenzo Palumbo, secondo il quale sarebbe un errore perché “le voci libere dell’Italia migliore rendono più forte anche la politica”.
Qui il commento di Manlio Messina:
Quella dell’abolizione dei senatori a vita è una storica battaglia di Fratelli d’Italia. Negli anni scorsi, dai banchi dell’opposizione, abbiamo dimostrato con i fatti di essere a favore del taglio del numero di deputati e senatori e proprio i voti di Fratelli d’Italia sono risultati decisivi nel corso dell’iter parlamentare che ha portato a questa riduzione. Però, mentre l’allora governo Conte I si fermò al taglio dei parlamentari, noi abbiamo sempre proposto un’ulteriore riduzione attraverso la cancellazione dell’istituto dei senatori a vita che rappresenta un unicum tutto italiano, e il cui numero, rimasto inalterato anche all’indomani della riforma costituzionale del taglio degli eletti, rischia di risultare sproporzionato rispetto all’attuale contingente politico del Senato, appunto assai dimagrito. Non solo: si tratta di un istituto ottocentesco che getta sulla nostra Nazione un’immagine passatista, quella di un’Italia ostaggio di una piccola casta privilegiata; per questo la sua rimozione ha come obiettivo quello di ridurre la distanza tra i cittadini e il palazzo. Con l’eventuale riforma, in ogni caso verrebbe preservato l’automatismo che prevede un seggio da senatore a vita per gli ex presidenti della Repubblica che hanno terminato il proprio mandato.
I senatori a vita alterano il rapporto tra Italia reale e Italia legale
Crediamo che la Nazione abbia bisogno di un forte ammodernamento istituzionale e siamo convinti che questa volta la maggioranza di centrodestra riuscirà ad andare fino in fondo per realizzare una delle proposte avanzate agli italiani in campagna elettorale. Nell’ottica di un’Italia più stabile a livello politico e con una maggiore credibilità sul piano internazionale, con l’obiettivo di scongiurare i ribaltoni politici, e di rispettare fino in fondo il mandato elettorale che i cittadini italiani affidano col proprio voto sovrano ai partiti e al loro candidato premier direttamente eletto, sia pur nel rispetto della grammatica costituzionale che ci vuole, per fortuna, una repubblica parlamentare, diventa fondamentale l’abolizione di una figura istituzionale ormai sorpassata, come quella di senatori che rimangono parlamentari fino alla fine dei loro giorni, senza essere stati mai eletti dal popolo, ma nominati dal Capo dello Stato, neanche lui – sia detto con rispetto, ma è tautologico – legittimato dalla volontà popolare perché eletto dal Parlamento. I senatori a vita, di cui nessuno discute la dignità personale ci mancherebbe, sono però figure che spesso nella recente storia politica italiana si sono rivelate decisive per la tenuta di esecutivi che altrimenti non sarebbero rimasti in piedi, alterando cosi il rapporto, la corrispondenza, e dunque la rappresentanza tra Italia reale e Italia legale, e il principio di corrispondenza tra voto popolare e sua rappresentanza politica, che rischia di esser compromessa.
P.S.
Non è una assoluta novità la proposta della riforma costituzionale proposta dal Governo Meloni, su indicazione della ministra Casellati, relativa all'abolizione dei 'senatori a vita'.
E le ragioni sono diverse. Casellati e Meloni, ognuna a suo modo, hanno più volte espresso perplessità su tale istituto.
L'allora capo dell'opposizione Giorgia Meloni, ha più volte detto, senza peli sulla lingua che i senatori a vita avevano salvato infinte volte i governi 'tecnici' non eletti dai cittadini, sebbene nominati dal presidente della repubblica. Alla base di questa sua considerazione stava la constatazione che i senatori a vita erano 'di sinistra'. Le ragioni importanti per cui il Presidente della repubblica, li aveva nominati senatori a vita - si trattava di personalità che avevano dato lustro al Paese nei vari campi, dalla cultura alla scienza soprattutto, come del resto recita la Costituzione per la loro scelta - erano per lei indifferenti.
Peggio e di molto la posizione della Casellati, graziata da Berlusconi - per questo aveva manifestato in suo favore davanti al Tribunale di Milano, una vergogna per la parlamentare che era stata poi eletta presidente del Senato - finita troppe volte sulle cronache del 'malaffare' politico con l'assunzione di sua figlia, 'biciclettista', da ministro, e con l'appoggio reiterato alla carriera di suo figlio direttore d'orchestra, oltre che con certe anomalie nella gestione del suo potere (uso di aerei di stato, grandi cene a Palazzo Madama, sostituzioni uno dopo l'altro di suoi 'portavoce' da Presidente del Senato, reclamo di compensi per il periodo in cui era stata al CSM)); la quale si era espresso così alla nomina di alcuni senatori a vita quali Rubbia, Cattaneo, Piano, Abbado: chi sono costoro per meritare una simile riconoscimento? Povera Casellati, chissà quale risposta verrebbe fuori se la stessa domanda si ponesse per Lei, in riferimento alla sua carriera politica. Non serve neppure ricordare che, da Presidente del Senato, si trovò fra i banchi dell'Aula di Palazzo Madama proprio quei senatori, glorie nazionali, come LEI NON E'.
Ci si poteva attendere da Lei, meschina vendetta, che non azzerasse la loro presenza in Senato, limitandone l'istituto ai soli ex presidenti della repubblica, almeno quelli, sperando - inutilmente - che un giorno tocchi anche a Lei?
E, terzo, esiste una ragione che vale in ogni caso, sia per Meloni che per Casellati, e forse anche per l'intera destra. E cioè che non hanno personalità di grande spessore da nominare, e dunque non vogliono lasciare agli altri tale esclusivo privilegio.
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