venerdì 17 novembre 2023

Papa Luciani, da Patrirca di Venezia scrisse per il Gazzettino 'lettere immaginarie' da Il Messaggero, di Franca Giansoldati)

 «Ho raccontato cento volte qualcuna delle sue battute I miei alunni si eccitavano, quando annunciavo: adesso ve ne racconto un'altra di Mark Twain. Temo, invece, che i miei diocesani si scandalizzino: un vescovo che cita Mark Twain! Forse bisognerebbe prima spiegare loro che, come sono vari i libri, così sono vari i vescovi». È una delle lettere immaginarie che papa Luciani, allora patriarca di Venezia, indirizza allo scrittore statunitense Mark Twain, maestro della battuta arguta e delle sorprese che venne pubblicata per la prima volta sul Gazzettino, il 6 marzo 1971, con il titolo "Tre Giovanni in ogni uomo". E non furono poche le critiche che ricevette per questa inusuale iniziativa presa come Patriarca di Venezia. Perché questa non fu l'unica lettera immaginaria che Albino Luciani scrisse per il Gazzettino.

Ma Dio è uomo o donna? Il politically correct entra in Vaticano: disputa sull'asterisco

A Twain seguì quella allo scrittore britannico Gilbert K. Chesterton, poi allo scrittore francese Charles Péguy e poi ancora al poeta romanesco Trilussa. Riguardo alla collaborazione con il quotidiano del Nordest, l'allora segretario veneziano di Luciani, monsignor Mario Senigaglia, ricorda così nelle sue memorie: «Mi mandò un giorno a sondare l'amico direttore de Il Gazzettino: "Che ne direbbe se il Patriarca durante la Quaresima scrivesse una volta la settimana un pezzo sul giornale? Non ha ancora deciso che cosa o come...". E così cominciò... Ma ben presto arrivarono le critiche delle persone "bene"».

Papa Luciani appena eletto si autodefiniva «un povero cristo» e si raccomandava ai cardinali: «Aiutatemi a regnare»

Critiche o meno proprio queste lettere andarono poi a confluire nella serie per il Messaggero di Sant'Antonio e infine in un testo squisitamente letterario, Illustrissimi. L'unico testo che Giovanni Paolo I volle ridare alle stampe nel corso del suo breve pontificato. Non esortazioni apostoliche né encicliche sono state, infatti, il lascito di Giovanni Paolo I, ma un'opera letteraria, Illustrissimi, appunto, che divenne una fortunata silloge di quaranta lettere immaginarie edita nel 1976 dal patriarca di Venezia, tradotta in dodici lingue, persino in cinese, poi riveduta e corretta e ridata alle stampe proprio nei trentaquattro giorni del suo pontificato. La quarta edizione di Illustrissimi, esce infatti nel 1978 per le edizioni Messaggero di Padova con l'imprimatur papale siglato pochi giorni prima della morte. Sono lettere immaginarie destinate a personaggi storici e biblici, ignoti pittori, santi e persino a un orso, autori reali di epoche e letterature diverse, personaggi del mito classico o fittizi. 

"Illustrissimi - Lettere immaginarie", con la prefazione del cardinale José Tolentino de Mendonça esce ora per la prima volta in edizione critica a cura di Stefania Falasca, vicepresidente della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I e Postulatrice della Causa di canonizzazione di Papa Luciani. Grazie al suo lavoro decennale di studio sulle fonti e di ricerca per il dottorato conseguito sull'opera di Luciani si è dunque reso oggi possibile prendere atto in modo diretto della genesi delle lettere di Illustrissimi, che vengono presentate con l'apparato delle note e delle varianti. La filigrana della lettera a Péguy, sempre per il Gazzettino, incentrata sulla speranza, è tutta intessuta nel venticinquesimo canto del Paradiso di Dante dedicato a questa virtù teologale.

IL DIALOGO

«Le lettere sono l'emblema di una formazione vastissima, di dialogo tra le carte e i libri del suo archivio privato, oggi patrimonio della Fondazione Vaticana, e della sua personale biblioteca che ci porta a far riflettere sulla stretta familiarità con la dimensione letteraria di Giovanni Paolo I spiega Falasca come canone connotativo caratterizzante l'intera sua produzione orale e scritta». «Dagli scritti degli anni Quaranta fino alle ultime udienze pontificie, si resta infatti sorpresi di fronte al disinvolto quanto inusuale piegarsi di citazioni scritturali e patristiche alle voci vive e idiomatiche dei personaggi delle commedie di Goldoni o di Molière, o quelle ancora dei dottori della Chiesa ai personaggi di Rabelais, di Cervantes. Così afferma ancora la vicepresidente della Fondazione la voce di San Tommaso d'Aquino si trova unita al personaggio Lunardo de I rusteghi, oppure di uno dei Padri dell'antica Chiesa d'Oriente, Gregorio di Nissa, al teatrale Arpagone protagonista dell'Avaro, quella di Sant'Agostino a Sancho Panza o quella di San Francesco di Sales a Pinocchio, accanto ad un affollato caleidoscopio di personaggi storici, pittori, scultori, registi, giornalisti, poeti ed autori di ogni epoca, della letteratura classica latina e greca, di quella italiana da Dante a Manzoni, da Trilussa a Pasolini e Buzzati , di quella tedesca, castigliana, francese, russa, con i grandi scrittori da Gogol a Pasternak, di quella angloamericana con Scott, Twain, Shaw, Dickens, Chesterton. Insomma un interattivo mescolarsi di umile e sublime, erudizione e chiarezza, sacro e profano, tanto naturaliter da far sì che il lettore quasi non s'accorga dell'inaspettata teologia a base di code e di schiene di elefante tratte dalle Favole di Tolstoj, come nella lettera a Gioachino Belli».

Beatificazione Papa Luciani, a San Pietro svelato l’arazzo con l’effige del Beato. Le immagini

LA FORMAZIONE TEOLOGICA

Falasca afferma pertanto che «lettere immaginarie di Illustrissimi costituiscono la punta d'iceberg della solida formazione teologica maturata nel solco della Tradizione e del Concilio Vaticano II e di una geniale sintesi di sacro e profano, di nova et vetera, di erudizione e chiarezza che arriva a tutti, perché è magistero piantato nella radicale scelta teologica di un linguaggio semplice affinché il messaggio della salvezza possa giungere a chiunque». Il volume sarà presentato nel corso del Convegno promosso dalla Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I venerdì 24 novembre alla Pontificia Università Gregoriana di Roma che intende illustrare il lavoro di ricostituzione e valorizzazione del Fondo librario appartenuto al beato Albino Luciani e approfondire il suo Magistero alla luce della sua biblioteca, oggi raccolta presso la Biblioteca Diocesana "Benedetto XVI" di Venezia e catalogata nell'ambito di un progetto promosso dalla Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I.

Il cardinale Parolin mette fine al gossip: non sarò trasferito a Venezia a fare il Patriarca

Nessun commento:

Posta un commento