La conduttrice di “Otto e mezzo” Lilli Gruber ha replicato non solo con una nota ma anche in tv alle accuse mosse dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. «Qui non si è discusso della biografia di Giorgia Meloni ma della cultura politica che esprime, e che evidentemente esprime anche il poter intimidire i giornalisti», ha detto il volto di La7.
I precedenti
Otto e mezzo, puntata del 20 novembre. È la tragedia di Giulia Cecchettin a calamitare i discorsi degli ospiti della trasmissione. A un certo punto, la conduttrice parla della presidente del Consiglio come «un’espressione della cultura patriarcale». Meloni non ci sta e oggi, 21 novembre, risponde alla giornalista con un post sui social: «Non so come facciano certe persone a trovare il coraggio di strumentalizzare anche le tragedie più orribili pur di attaccare il governo. Ora la nuova bizzarra tesi sostenuta da Gruber è che io sarei espressione di una cultura patriarcale. Davvero senza parole». E pubblica una foto in cui compare insieme ad altre tre donne della sua famiglia, la madre, la nonna e una bambina appena nata, probabilmente la figlia. Passa poco tempo per la controreplica di Gruber. Che non smorza i toni, anzi: «Ritengo che sia sempre pericoloso, per il buon funzionamento democratico, quando una presidente del Consiglio attacca direttamente la stampa e singoli giornalisti. Per fortuna, il diritto al pensiero libero e critico è ancora ben tutelato dalla nostra Costituzione». Introducendo la sua nota, la conduttrice in forza a La7 esorta la leader di Fratelli d’Italia a confrontarsi con i giornalisti: «Ringrazio Meloni per l’attacco che considero una prima dimostrazione della sua volontà di aprire un dialogo costruttivo con la stampa, un esercizio di democrazia al quale lei è poco abituata. Le porte di Otto e mezzo sono sempre aperte».
Lo scontro si sposta a Mollicone (FdI)
«Il solito giornalismo a tesi…mi attaccano ancora una volta in contumacia senza diritto di replica. Una sorta di ‘fucilazione’ mediatica senza ultima sigaretta. La solita storia di Peppa pig…e della ideologia gender a bambini di 4 anni che pensate un po’ non era una mia idea, ma il codice etico e parental control che prevede il codice Rai per la tutela dei minori. Vi aspetto in audizione in Parlamento. Io dialogo, nonostante gli insulti e il vostro razzismo culturale. #pluralismo #libertà». Scrive su X, l’ex Twitter, Federico Mollicone, presidente della Commissione Editoria della Camera e responsabile nazionale cultura e innovazione di Fratelli d’Italia, dopo la puntata di questa sera di Otto e mezzo. A innescare la polemica con Lilli Gruber l’affermazione del deputato che vorrebbe chiamare in audizione l’editore de La7 Urbano Cairo e la stessa Gruber «sulla tutela del pluralismo» per «fare chiarezza su trasmissioni come quella di Otto e mezzo che presentano tre sedicenti opinionisti orientati contro un unico interlocutore di area di centrodestra». Gruber durante la puntata di stasera ha citato Mollicone «che molti di voi forse ricorderanno per la polemica sul cartone animato Peppa Pig», sottolineando che lui «non ha capito bene le sue competenze…». «Sono soddisfatto di Mollicone, passare da guardare Peppa Pig a guardare programmi di informazione importanti come questo è un segnale di emancipazione culturale», ha aggiunto con ironia Massimo Giannini, ospite in studio.
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