Inutile scomodare aforismi più o meno volgari che spopolano nei meme sui social, ma di certo quella di Corrado Augias non è stata esattamente una bella figura, per utilizzare un eufemismo. Vi ricordate l'intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera non più tardi di dieci giorni fa? Lo storico conduttore televisivo aveva dichiarato in quella circostanza che avrebbe lasciato definitivamente la Rai dopo "appena" 63 anni consecutivi perché non si riconosceva più in una televisione pubblica basata su "troppa improvvisazione, oltre a troppi favoritismi". E, per questo motivo, a quasi 89 anni di età, aveva deciso di proseguire il proprio lavoro esclusivamente su La7 con la sua "Torre di Babele" in prima serata. Bene, che cosa è cambiato dal 7 novembre 2023 (e non 1973)? Che Corrado Augias presenterà altre 20 puntate di una trasmissione ancora per la Rai.
Sembrerebbe una barzelletta o una notizia apparsa su Lercio: e invece è proprio così. Per carità, nulla di strano in linea generale: non è sicuramente la prima volta che volti noti televisivi ritornino sui propri passi dopo averne dette di cotte e di crude sull'azienda che avevano deciso di lasciare professionalmente. A memoria d'uomo, tuttavia, non si ricorda un dietrofront così repentino e - in più - senza la manifestazione di pubbliche scuse dell'interessato (o quantomeno di una minima spiegazione a riguardo) nei confronti di un mondo televisivo che gli ha sempre giustamente concesso massima libertà in oltre sei decenni di carriera. Augias fischietta e, a ufficializzare questa clamorosa retromarcia innestata alla velocità della luce, è un comunicato ufficiale di viale Mazzini: "L'amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, ha ricevuto Corrado Augias chiedendogli - si legge nella nota - di assicurare la terza edizione del fortunato programma la 'Gioia della musica', nonostante il suo passaggio ad altra emittente". Il giornalista ha accettato di buon grado la cortese richiesta dell'ad e così si accingerà a "condurre 20 puntate del programma considerando anche il lavoro già svolto dagli autori e gli impegni presi con l'Orchestra Nazionale Sinfonica della Rai".
Tutto è bene quel che finisce bene, quindi, si potrebbe esclamare. Nel giro di due settimane l'"epurato" Corrado Augias è così passato dal rischio atroce di restare mestamente disoccupato alla soglia dei 90 anni a ottenere ben due programmi televisivi per due aziende diverse. Uno strappo alla regola che è sostanzialmente un unicum nella storia della televisione italiana. E dire che lui aveva espresso chiaramente il desiderio di "lavorare in posti e con persone che mi piacciono, e questa Rai non mi piace". E non parlava della Rai di secoli fa, ma di quella palesemente illiberale e antidemocratica di questa pessima destra che ha voluto talmente disprezzo per lui tanto da richiamare il "figliol prodigo" nel giro di dieci giorni effettivi di tempo. E tutto questo è avvenuto nella stessa giornata in cui è stata lanciata una petizione di Change.org per chiedere di non pagare più il canone Rai dopo "l'uscita dalla Rai di Fazio, Saviano, Annunziata, e ora anche Augias" (naturalmente nessuno di questi è stato cacciato dagli attuali dirigenti Rai). Ora, dopo questo surreale gesto dell'ex conduttore di "Quante storie", sarà interessante ascoltare il primo che torni a sproloquiare di "Tele-Meloni" - o altre sciocchezze del genere - per ricordagli in tre secondi di orologio la figura barbina del suo illustre idolo intellettuale. L'espressione "sputare nel piatto dove si mangia" è forse fin troppo riduttiva per poterla applicare a Corrado Augias.
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