Che cos’era l'Inquisizione? Fondato nel 1542, era uno strumento che la Chiesa cattolica aveva escogitato per perseguire e arginare ogni forma di eresia, ovvero ogni deviazione dalla corretta dottrina (ortodossia). Papa Paolo IV Carafa ne fu uno dei più ferventi sostenitori e promosse persino processi contro cardinali sospettati di essere troppo aperti alle idee della Riforma protestante. Alla sua morte di papa Carafa, nel 1559, il popolo romano infuriato assaltò i simboli del potere papale tra cui proprio i palazzi dell’Inquisizione.
Posta sotto il controllo diretto del papa e di una ristretta cerchia di porporati e teologi, l’Inquisizione Romana (denominata così per distinguerla dagli omonimi tribunali di Spagna e Portogallo) iniziò una lotta senza quartiere contro persone, idee e libri che potevano minacciare il tesoro di fede che la Chiesa affermava di custodire da un più di millennio. L’Inquisizione fu dunque un tribunale che, attraverso una rete ramificata di uffici periferici, istruì processi ed emise sentenze nel dichiarato tentativo di arginare i molti nemici che circondavano la “vigna del Signore”.
Per quasi mezzo secolo la documentazione prodotta contro eretici, streghe, ebrei e ogni altra categoria che fosse ritenuta pericolosa – dai religiosi che abusavano dei sacramenti a chi esercitava con troppa disinvoltura il proprio intelletto – è stata conservata con cura e mai resa accessibile agli studiosi. Finché nel 1998 il cardinale Joseph Ratzinger, allora perfetto della Congregazione della Dottrina della Fede, decise di aprire l'Archivio del Sant'Uffizio, conservate appunto dalla Congregazione, al mondo della ricerca. Attraverso di esse, il panorama che gli storici hanno potuto ricostruire si è grandemente arricchito, offrendo affreschi e ritratti inediti sulla vita sociale, culturale e intellettuale dell’Italia e, per molti aspetti, dell’intera cristianità.
Oggi, mentre si festeggiano i 25 anni da quella apertura, si compie un passo in più. Il Dicastero (non più Congregazione) per la Dottrina della Fede ha colto gli inviti di avvicinamento e apertura di papa Francesco per consentire una nuova fruizione di quei materiali attraverso gli strumenti e le potenzialità del digitale. Grazie alla collaborazione con il Centro di ricerca sulle Digital Humanities dell’Università di Modena e Reggio Emilia, è stata infatti realizzata una digital library ad accesso libero, in cui saranno progressivamente messi online i più antichi documenti dell’Inquisizione Romana. «Si tratta di un progetto in cui si è prodotta una straordinaria collaborazione – precisa il responsabile del progetto, lo storico Matteo Al Kalak –. Oltre al coinvolgimento di ricercatori dell’Università di Ginevra e del Cnr e all’assistenza continua del Dicastero per la Dottrina della Fede, si è creata una promettente collaborazione con altre Università (Teramo, Cagliari e Suor Orsola Benincasa di Napoli) per dare continuità al progetto e arricchirlo con nuovi materiali». Attraverso una piattaforma digitale fornita da Hyperborea, sarà ora possibile vedere i documenti di archivio digitalizzati e navigarli in modo semplificato attraverso chiavi di ricerca (persone, luoghi, eventi e argomenti) che consentono di avvicinare anche un pubblico non esperto. Si tratta di un passaggio importante per la storia di un’istituzione che ha plasmato per secoli il volto della società e, quasi cinquento anni dopo la sua istituzione, apre il proprio archivio attraverso le potenzialità degli strumenti digitali.
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